Disdetta metalmeccanici, Marcegaglia: “Ci sono contratto ed aumenti”

di Redazione

Emma MarcegagliaROMA.Il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, intervienea proposito della disdetta del contratto del 2008 da parte di Federmeccanica.

“La disdetta è solo una questione tecnica, è un atto di chiarezza”, dice il capo degli industriali. “Sembrava che i lavoratori non avessero più un contratto. Il contratto ce l’hanno e stanno avendo gli aumenti. Abbiamo firmato il nuovo contratto nell’ottobre 2009 con decorrenza 1 gennaio 2010, quindi per noi è questo quello valido, che è migliore rispetto al precedente”, ha aggiunto.

Marcegaglia poi sottolinea: “Abbiamo firmato tutti i contratti di tutti i settori anche con la Cgil, come quello del tessile, dell’alimentare e altri: quindi il problema vero è la Fiom (il sindacato dei metalmeccanici aderente alla Cgil, ndr)che non accetta nessun cambiamento che renda le aziende più competitive”. La numero uno di viale dell’Astronomiaha quindi ribadito la posizione di martedì della Federmeccanica, cioè che sulla decisione della disdetta del contratto del 2008 non ha influito la Fiat. “Abbiamo fatto la riforma degli assetti contrattuali – dice – che prevede deroghe e sanzioni nel 2009. È un’accelerazione rispetto a quanto già previsto allora. È ovvio che Fiat lo richiedesse per poter fare in modo che l’accordo di Pomigliano rientrasse nel nuovo contratto dei metalmeccanici, ma è un’operazione tecnica”.

LA DISDETTA. L’accordo siglato il 20 gennaio 2008 prevedeva un aumento salariale di 127 euro al mese su 30 mesi. Ieri il direttivo di Federmeccanica ha dato mandato al presidente, Pierluigi Ceccardi, di comunicare il recesso dal contratto nazionale siglato il 20 gennaio 2008. La disdetta dell’accordo, come ha spiegato lo stesso Ceccardi, è avvenuta “a fronte delle minacciate azioni giudiziarie della Fiom relative all’applicazione di tale accordo” ed è comunicata “in via meramente tecnica e cautelativa allo scopo di garantire la migliore tutela delle aziende”. La disdetta entrerà in vigore dal 1 gennaio 2012.

“NESSUNA SPINTA DA FIAT”. Ceccardi ha chiarito che “la Fiat non ha spinto per niente, l’accelerazione che abbiamo imposto è per tutelare le esigenze delle aziende metalmeccaniche e di un milione di lavoratori che dipendono da esse. Il consiglio direttivo ha preso in esame l’evoluzione dei rapporti sindacali nel settore dopo il rinnovo del contratto nazionale del 15 ottobre 2009 e la vicenda relativa allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco”, dal quale è emerso che “è necessario proseguire con determinazione nell’adeguamento delle relazioni industriali, sindacali e contrattuali alla domanda di maggior affidabilità e flessibilità che proviene dalle imprese per consentire loro una migliore tenuta rispetto all’urto della competizione globale”.

FIOM: “SCONTRO SOCIALE”.La decisione della Federmeccanica “è la dimostrazione della malafede e, nello stesso tempo, della volontà di scontro frontale degli industriali”, ha dichiarato Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom. “Disdettando il contratto ora, a molti mesi dalla sottoscrizione dell’accordo separato con Fim e Uilm che avrebbe dovuto rinnovare il contratto nazionale – prosegue – la Federmeccanica dimostra che aveva ragione la Fiom quando sosteneva che il contratto del 2008 era ancora in vigore. Non si può disdettare una cosa che non esiste più. Come hanno mostrato queste settimane, da Pomigliano è partito l’attacco al contratto nazionale, allo Statuto dei lavoratori, alla stessa Costituzione. Quella della Federmeccanica è una scelta eversiva senza precedenti a cui si dovrà rispondere sia sul piano legale, sia sul piano del più diffuso conflitto sociale”. “Una decisione grave e irresponsabile”, ha aggiunto il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.

PER ALTRI SINDACATI NON CAMBIA NULLA.Per gli altri sindacati, che hanno firmato un nuovo accordo con Federmeccanica il 15 ottobre 2009, non sottoscritto dalla Fiom,invece non cambia nulla. “Abbiamo il nostro contratto rinnovato un anno fa”, ha detto Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. “La decisione è ininfluente, non modifica nessun tipo di orientamento e di percorso per quanto riguarda la mia organizzazione”. Per Giuseppe Farina, segretario generale della Fim Cisl, “il contratto del 2008 era già decaduto dal punto di vista formale e sostanziale e quindi non si tratta di alcuna novità”. “Mi sembra che Federmeccanica abbia fatto solo il passaggio obbligato, anche in rispetto degli accordi interconfederali”, ha affermato Roberto Di Maulo, segretario generale della Fismic.

COMMENTIDAL MONDO POLITICO.Secondo il ministro del Welfare Maurizio Sacconi “la disdetta del contratto non ha alcuna valenza sostanziale per i lavoratori, che sono protetti dal ben più conveniente contratto dell’ottobre 2009 sottoscritto da Cisl, Uil, Ugl e Fismic. Si tratta ora di auspicare l’ulteriore evoluzione delle relazioni industriali anche nell’ultima ridotta del vecchio impianto ideologico che voleva il necessario conflitto tra capitale e lavoro”. “Nelle relazioni industriali gli atti unilaterali non portano da nessuna parte”, ha commentato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, intervistato da Sky Tg24. “Non è un tabù voler discutere di una riorganizzazione del comparto della metalmeccanica dal punto di vista contrattuale, ma questa non è una decisione che aiuta la discussione. Va fatto ogni sforzo per ricostituire un tavolo unitario, tornare a produrre in modo competitivo in Italia e accettare fino in fondo la sfida lanciata da Marchionne”. Per il governatore della Puglia, Nichi Vendola, quello della Federmeccanica è “un errore che non aiuterà le imprese, non aiuterà la Fiat e non aiuterà Marchionne. C’è un governo che invece di fare l’arbitro è sceso in campo e ha preso a calci negli stinchi i lavoratori”.”La disdetta del contratto nazionale del 2008 complica inutilmente lo scenario. Si apre la deriva alla concorrenza al ribasso, ancora una volta sui diritti dei lavoratori”, dice Stefano Fassina, responsabile economico della segreteria nazionale del Pd. “È la strategia del governo, prevista nel collegato sul lavoro del ministro Sacconi, attraverso il cavallo di troia dei sindacati esclusivamente territoriali. Ma è un danno anche per le imprese”.

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