Cosentino, la Camera nega uso intercettazioni

di Redazione

Nicola CosentinoROMA. L’Aula della Camera ha negato, con 308 voti contro 285, l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni a carico dell’ex sottosegretario Nicola Cosentino (Pdl), approvando la relazione di maggioranza della Giunta.

Il voto, su richiesta del Pdl, è stato segreto. Nessun parlamntare si è astenuto. Alla votazione hanno partecipato, tra gli altri, il leader del Pd Pier Luigi Bersani e i ministri Bossi, Tremonti e Alfano.

Cosentino: “Non c’è dubbio che si è trattato di un voto politico. C’è stato un ampio consenso nonostante il voto contrario dei finiani. Questo significa che il governo Berlusconi gode di un’ampia maggioranza anche senza i finiani. Siamo andati al di là di quelle che erano le previsioni. – dice il parlamentare Pdl ai cronisti – Fli ha detto che avrebbe votato a favore dell’uso delle intercettazioni, e contro questa scelta ci sono stati 308 voti. Se contiamo i 9 in missione e gli 11 della maggioranza che erano assenti giustificati, arriviamo a 328 voti senza i finiani. C’è un’ampia maggioranza a favore del governo Berlusconi che esce rafforzato dal voto. Penso si possa essere molto contenti”.

La Giunta delle Autorizzazioni, a maggioranza, aveva proposto di negare l’utilizzo delle intercettazioni. Il gruppo dei finiani, dopo aver sciolto le riserve dopo le divisioni, che erano emerse nei giorni scorsi, aveva annunciato che avrebbe votato sì alla richiesta di utilizzarle. Due sarebbero stati i deputati che hanno mostrato perplessità, ma “si vota compatti” ha detto Fabio Granata che ha aggiunto: “Evidentemente ieri non parlavo a titolo personale”.

“Non c’è nessun motivo per respingere la richiesta di utilizzo delle intercettazioni a carico di Nicola Cosentino. – aveva detto il vicecapogruppo di Futuro e libertà, Benedetto della Vedova, concludendo la dichiarazione di voto alla Camera – Il gruppo di Fli voterà perchè sia concessa. Il voto di oggi non è né può essere ricondotto ad un vincolo di maggioranza. Votiamo a favore dell’uso delle intercettazioni, non votiamo e non voteremo contro il governo Il voto del Parlamento non può essere motivato da ragioni di solidarietà o ostlità politica nei confronti di un collega. Non c’è alcun elemento che possa far pensare al ‘fumus persecutionis’. Del collega Cosentino non possiamo che presupporre la buona fede e l’innocenza e contiamo che questa possa emergere al di là di ogni dubbio anche in sede processuale, ma abbiamo il dovere di riconoscere la medesima buona fede anche a quei magistrati, i cui risultati nell’azione di contrasto alla criminalità organizzata tutti quotidianamente celebriamo, anche ascrivendola, giustamente, al merito dell’azione del governo”.

CAMORRA E P3. Cosentino, politicodi Casal di Principe, il 7 novembre dello scorso anno è stato indagato dalla Procura di Napoli con l’accusa di concorso esterno in associazione camorristica per presunti rapporti con la camorra del clan dei Casalesi. La Cassazione, il 28 gennaio scorso,ha rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza. Il deputato Pdl ha comunque evitato l’arresto perché la Camera ha negato l’autorizzazione a procedere. Il 18 febbraio si è poi dimesso dalla carica disottosegretario. A luglio, nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta “P3”, Cosentino è stato iscritto nel registro degli indagati, insieme al senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, per associazione a delinquere e violazione della legge Anselmi sulle società segrete. Per gli stessi reati sono indagati anche il coordinatore del Pdl Denis Verdini ed Ernesto Sica, ex assessore all’avvocatura della Regione Campania. In carceresono finiti in carcere l’imprenditore sardo Flavio Carboni, il geometra Pasquale Lombardi e il costruttore Arcangelo Martino. Cosentino è coinvolto per l’episodio legato al dossier che puntava a screditare Stefano Caldoro (leggi), quale candidato alla presidenza della Regione Campania, promuovendo, allo stesso tempo, quelladi Cosentino, la cui corsa alla poltrona di presidente della regione era venuta meno a seguito dell’indagine a suo carico sul reato di associazione camorristica; e per le pressioni esercitate sulla Cassazione per una rapida fissazione dell’udienza in cui si doveva discutere della legittimità della misura cautelare emessa nei suoi confronti dalla magistratura napoletana.

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