Napoli, addetti della sanità privata si incatenano sotto la Regione

di Redazione

 NAPOLI. Si sono incatenati sotto Palazzo Santa Lucia, sede della Regione, con la fascia nera al braccio in segno di lutto per la morte della sanità in Campania.

La protesta è stata organizzata dai titolari dei centri privati accreditati per protestare contro i mancati pagamenti delle Asl.

“Questa mattina manifestiamo senza i nostri dipendenti – spiega Pier Paolo Polizzi, presidente Aspat (Associazione sanità privata accreditata territoriale) – contro la situazione che si è venuta a verificare a partire dai primi di settembre allorquando il decreto del presidente Caldoro, in qualità di commissario ad acta della sanità, ha cominciato a produrre i suoi effetti. Si tratta di un decreto che blocca tutte le assegnazioni che le aziende devono ricevere da parte dell’ente regionale per poter adempiere ai pagamenti di fornitori di beni e servizi. C’è una priorità solo per la parte del comparto pubblico come se i dipendenti del comparto privato non avessero gli stessi diritti”. “Ci rendiamo conto della situazione gravissima – prosegue Polizzi – ci rendiamo conto di tutte le criticità perché partecipiamo a tutti i tavoli regionali. Noi non sappiamo più come gestire e portare avanti le nostre attività”.

Il ritardo medio dei pagamenti per le aziende ‘virtuose’ oscilla tra le 17 mensilità, mentre le meno virtuose arrivano anche ad un ritardo di 32 stipendi. “I privati sono diventati le banche della Regione Campania”, dice Carmine Petrone, presidente Anpric, l’associazione che riunisce i 36 centri di riabilitazione accreditati che da soli erogano il 40% delle prestazioni. “La persona con un handicap non può essere lasciata senza assistenza – dice Petrone – ma gli imprenditori della sanità prima o poi saranno costretti a chiudere. La Regione deve pensare che la sanità non è solo gli ospedali, specialmente nel settore della riabilitazione dove il cento per cento è nelle mani dei privati”.

“La gestione della spesa sanitaria degli anni precedenti ha provocato un credito enorme, la dialisi ad esempio vanta circa 150milioni di debiti – dice Giulianna Fusco dell’Arcade, l’associazione che riunisce i centri di dialisi – i crediti vantati dalle aziende sono a macchia di leopardo, alcune Asl infatti sono virtuose e questo vuol dire che si può gestire la sanità in maniera sana. Ci sono Asl come la Na 1 e l’Asl Na 3 Sud, soprattutto l’ex Na 5 in particolare e Salerno che da sole hanno la maggior parte del debito”.

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