La fattoria sociale Aria Nuova rischia la chiusura

di Redazione

 PIGNATARO. La riabilitazione dopo l’esperienza manicomiale è possibile, ma una delle più belle realtà del territorio rischia di scomparire per le mancanze delle aziende sanitarie locali.

La cooperativa sociale Aria Nuova, nata su un bene confiscato alla camorra a Pignataro Maggiore, ospita da anni ex utenti dell’Opg di Aversa con risultati riabilitativi straordinari. Attualmente, all’interno della fattoria sociale vivono 4 ex reclusi manicomiali, ormai perfettamente integrati con il resto della comunità composta da disabili, malati psichici, ex tossicodipendenti, che hanno imparato un mestiere, quello agricolo, e conquistato un totale livello di autosufficienza. Per due di loro l’esperienza detentiva è addirittura terminata e sarà possibile a breve una regolare vita in società, avendo, in un caso, già iniziato un’attività lavorativa all’esterno. Con la collaborazione di queste persone sono stati realizzati importanti progetti, come quello relativo al Museo delle Tradizioni Contadine, alla Vigna don Peppe, in onore del prete anticamorra, e al succo di frutta della legalità, realizzato da un pescheto confiscato.

Tuttavia, nonostante l’innegabile ruolo sociale svolto dalla cooperativa, associata al Consorzio Icaro, nella duplice funzione di struttura riabilitativa e di bene confiscato alla camorra riutilizzato per finalità assistenziali, i ritardi dei pagamenti delle aziende sanitarie locali stanno rendendo tutto vano. Le Asl, infatti, hanno un debito nei confronti della fattoria sociale, proprio per l’assistenza a queste persone, di circa 150mila euro, non avendo pagato le rette per gran parte del 2009 e per tutto il 2010. La situazione debitoria delle aziende sanitarie incide, ovviamente, sul bilancio della coop., ridotta ormai allo stremo. Per questo, qualora a breve non dovessero esserci delle risposte concrete dalle Asl, la fattoria sociale sarà costretta a chiudere e gli utenti saranno, come previsto dalla legge, nuovamente rinchiusi nell’Opg di Aversa. Tale circostanza costituirebbe un grave danno per coloro che dopo anni di manicomio hanno iniziato una vita normale, come in una vera famiglia, ma rappresenterebbe anche una sconfitta nell’affermazione dei principi di legalità e lotta alla criminalità organizzata sul territorio attraverso il riutilizzo dei beni confiscati.

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