Melfi, i tre operai Fiat ringraziano Napolitano

di Redazione

i tre operati FiatMELFI. I tre lavoratori della Fiat di Melfi, licenziati e poi reintegrati, ma “sgraditi” all’azienda,ringraziano il presidente Giorgio Napolitano che ha invitato il “Lingotto” a superare la questione.

E intanto tornano in fabbrica. Anche se la situazione non varia. “Non entreremo neanche oggi in fabbrica – spiegano Giovanni Barozzino, Antonio Lamorte e Marco Pignatelli – ma saremo qui ogni giorno, al turno delle ore 14: ci aspettiamo novità positive”. Nel frattempo, i legali della Fiom-Cgil hanno depositato al Tribunale di Melfi l’istanza per chiedere che il giudice “definisca le modalità di attuazione del decreto di reintegro emanato dal Giudice del lavoro del 9 agosto scorso” per i tre lavoratori della Fiat-Sata. Lo ha reso noto l’avvocato della Fiom-Cgil Lina Grosso, specificando che “adesso attendiamo una risposta dalla magistratura”.

Ad apprezzare l’intervento di Napolitano anche monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Arcivescovo di Campobasso-Boiano e Presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. “L’intervento del presidente Napolitano è stato nobilissimo, rapido, incisivo e lucido. L’azienda ha dei compiti e degli obblighi non solo di natura economica ma anche di natura personale”. Per questo non basta, ha spiegato l’arcivescovo, che la Fiat dica ‘gli continuo a dare lo stipendio'”. L’azienda, ha detto l’esponente della Cei, ha diversi compiti: “C’è l’aspetto del mantenimento – ha osservato Bregantini – e questo è dato dalla paga. Poi c’è la funzione sociale, cioè la responsabilità verso la persona e l’ambiente, quindi la dignità di fronte a Dio”. Alla luce dunque della dottrina sociale della Chiesa, si può dire “che l’azienda stia compiendo un errore etico e nega i diritti della persona”.

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