Berlusconi non vuole “governo di sconfitti” e stila i 4 punti: o fiducia o voto

di Redazione

Berlusconi-FiniROMA. Giustizia, federalismo, Mezzogiorno e fisco. Questi i quattro punti che, discussi durante il vertice del Pdl di venerdì, sono il cuore dell’agenda del governo.

Punti che saranno sottoposti anche ai finiani, allo scopo di recuperare i rapporti deterioratisi in questi ultimi mesi. Altrimenti prenderà sempre più corpo l’ipotesi ditornare alle urne. Il capogruppo dei berlusconiani alla Camera, Fabrizio Cicchitto, è chiaro: “Noi crediamo che richiedere il voto, se non c’è una maggioranza parlamentare in proposito, sia giusto. O fiducia o voto”. Cicchitto ritiene che, in mancanza di un accordo su questi punti fondamentali, il voto sia “un dovere nei confronti del popolo sovrano che ci ha conferito il mandato di rappresentare le proprie istanze”.

IL VERTICE. A Palazzo Grazioli, oltre al premier Silvio Berlusconi, sono intervenuti i tre coordinatori nazionali, Sandro Bondi, Ignazio La Russa e Denis Verdini, i sottosegretari alla Presidenza, Gianni Letta e Paolo Bonaiuti, i ministri dell’Economia Giulio Tremonti, delle Infrastrutture Altero Matteoli, della Giustizia Angelino Alfano, i due capigruppo di Camera e Senato, Cicchitto e Maurizio Gasparri (quest’ultimo affiancato dal suo vice, Gaetano Quagliariello), il sindaco di Roma Gianni Alemanno,il commissario europeo Antonio Tajani e il parlamentare Pdl e avvocato del premier Niccolò Ghedini.

IL DOCUMENTO. Un documento di dieci pagine al termine di un vertice di quasi sei ore. A illustrarlo è il presidente del Consiglio in conferenza stampa. La premessa di Berlusconi riguarda però la crisi della maggioranza: “Non è giustificabile un governo di sconfitti”. Federalismo fiscale. E’ questo il primo punto affrontata da Silvio Berlusconi nella conferenza stampa dopo il vertice del Pdl. Il governo, ha spiegato il premier, intende procedere nel solco della legge delega approvata dal Parlamento. Un federalismo, precisato il presidente del Consiglio che non prevede aggravi fiscali. Fisco. “Ridurre la giungla di un sistema fiscale rimasto invariato dagli anni ’70”. E’ questo l’impegno prioritario del governo in materia tributaria. Sud. Porteremo un Parlamento un piano per il Sud, ha detto il premier. Un rilancio che passa, ha spiegato il presidente del Consiglio dallo “sradicamento della criminalità organizzata”. Giustizia. Il governo, ha spiegato Berlusconi, intende attuare una riforma complessiva della giustizia sia civile sia penale. Un processo non breve, ma “con tempi ragionevoli”. Separazione delle carriere per i magistrati, un piano per le carceri e la legge sulle intercettazioni: questi gli altri punti che dovrà affrontare il governo. Il premier ha anche rilanciato sul lodo Alfano: “occorre approvare

una tutela per le alte cariche dello Stato”.

FINIANI PRENDONO LE DISTANZE DA EDITORIALE FF. La vigilia del vertice è stata infuocata giovedì dall’editoriale del direttore della rivista della Fondazione finiana FareFuturo, Filippo Rossi, anche se in serata c’è stata la precisazione dei capigruppo di Fli. Una posizione che, secondo alcuni esponenti del Pdl, suona come un vero e proprio requiem sulla possibilità di un riavvicinamento delle posizioni tra il partito del premier e Fli. Lo stesso Berlusconi avrebbe preso malissimo l’editoriale della rivista e la lettera “irridente” di Fabio Granata, ma questo, spiega una fonte, non sarebbe altro che l’ennesima prova, se ce ne fosse ancora bisogno, della totale e definitiva impossibilità di recuperare un rapporto con l’ex leader di An. “Noi non vogliamo il voto”, è la linea filtrata, “ma è sempre più evidente che sono i finiani a voler mettere in crisi il governo”. Inoltre,fonti vicine al presidente della Camera smorzano: Fini non era a conoscenza del durissimo editoriale di Rossi. E lo stesso leader di Montecitorio avrebbe avuto un colloquio telefonico con il direttore del magazine. E in serata infatti è giunta la precisazione dei capigruppo Bocchino e Viespoli: “FareFuturo non ci detta la linea, ma questo non sia un pretesto per motivare l’unilaterale volontà di rottura”.

GASPARRI: “SERVE COERENZA”.Entrando a Palazzo Grazioli, MaurizioGasparri ha sottolineato che “dobbiamo agire per far proseguire l’azione di governo e per farlo servono coerenza e concretezza”. “Noi – ha aggiunto – vogliamo attuare il programma di governo e mi auguro che tutti siano coerenti con il programma e il mandato elettorale”. Sull’esito del vertice Gasparri si è detto ottimista: “Non sono qui a fare previsioni del tempo – ha detto – ma lo vedo bene, perché nessunoè impegnato a titolo personale ma dobbiamo rispettare il programma di governo e il mandato degli elettori”.

ROTONDI: “NON VEDO FUTURO ENLLA LEGISLATURA”. “Sarò lieto se Silvio riesce nel miracolo, ma sono onesto: non credo che ci sia un futuro per questa legislatura”. Lo dichiara il ministro per l’Attuazione del Programma di governo, Gianfranco Rotondi. “Naturalmente – prosegue -è un peccato perché Berlusconi stava restituendo all’Italia un’immagine internazionale e un prestigio senza precedenti”.

BERLUSCONI TENTA TRATTATIVA CON FINIANI “MODERATI”.Ilpremier continuerebbe a ritenere possibile l’uscita di una parte di “moderati” di Futuro e Libertàe un ritorno alla casa madre del Pdl, soprattutto dopo l’ennesimo attacco: il lavoro fatto finora dall’esecutivo e il rilancio dell’azione del governo nella seconda parte della legislatura non potrà che convincere alcuni dei parlamentari usciti dal partito a rientrare.

BOCCHINO: “BERLUSCONI VUOLE I VOTI SENZA TRATTARE”. “L’impressioneè che Berlusconi voglia solo verificare la possibilità di andare avanti con la garanzia del nostro sostegno senza doversi confrontare preventivamente. Un metodo che si discosta dal sistema parlamentare italiano”. E’ quanto afferma il capogruppo alla Camera del Fli, Italo Bocchino, in una intervista a Repubblica, bollando poi come “una liturgia inutile” il vertice a Palazzo Grazioli che ha un unico obiettivo, secondo lui, quello di “mettere all’angolo i finiani”. Berlusconi e Bossi insomma “si aspettano il no per andare al voto”. Ma se vuole la crisi, mette in chiaro Bocchino, “il Cavaliere dovrà dimettersi e il Pdl poi negargli la fiducia. C’è un precedente, l’astensione della Dc su un governo Fanfani”. Il premier, prosegue, “poteva scegliere di andare in Parlamento con 4 o 5 punti e chiedere la fiducia. Noi gliela daremo perche’ impegnati con gli elettori. Poi, certo, dovremo discutere in commissione di riforma del fisco”. Sul duro attacco a Berlusconi di FareFuturo, Bocchino chiarisce che “nonè quella la nostra linea”, mentre sul ritorno all’ovile ‘ad uno ad uno’ dei finiani nel Pdl, Bocchino sottolinea: “Ho un elenco di deputati che verranno con noi, alla spicciolata. Il Pdl ha poco futuro, dopo quello cheè successo”.

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