Alluvioni in India, tra le vittime un italiano

di Redazione

 Un italiano morto e almeno altri otto bloccati dal fango del Kashmir indiano, tra le valli himalayane. E’il bilancio parziale che emerge dalle informazioni diffuse dalla Farnesina e dalle autorità indiane, …

… dopo le alluvioni che hanno travolto il Ladakh, una delle zone più turistiche dell’India, famosa per i monasteri tibetani e per il trekking. Il corpo della vittima italiana, Riccardo Pitton, non sarebbe stato ancora recuperato anche se i familiari sono già stati contattati. Esistono però testimonianze concordanti secondo cui il ragazzo che faceva parte di una comitiva in una zona lontana da Leh sarebbe stato portato via da un torrente d’acqua o da un fiume di fango. Nella zona sono in corso affannose ricerche. “Alcuni cadaveri sono stati recuperati, – ha detto una fonte all’Ansa – altri sono ricercati”. “Il corpo di questo italiano comunque – ha assicurato la stessa fonte – non è stato ancora rinvenuto”. Complessivamente le vittime per le alluvioni nella zona sono 166 di cui 23 straniere, mentre i dispersi sarebbero oltre 400.

200 ITALIANI ATTENDONO I SOCCORSI. Secondo i dati forniti dagli uffici governativi del Kashmir, 5 uomini e tre donne di nazionalità italiana, tra i 26 e i 43 anni, sono bloccati a Pang, a circa 4.400 metri di altezza, mentre un’altra connazionale si trova invece a Biamah. Mettersi in comunicazione con loro risulta alquanto difficile. Starebbero tutti bene, invece, i circa 200 turisti italiani contattati dall’Unità di Crisi della Farnesina e dall’Ambasciata italiana a New Delhi, anche se alcuni di loro sono ancora bloccati e aspettano l’arrivo dei soccorritori. Molti, comunque, i connazionali che sono già riusciti a rientrare nella capitale indiana autonomamente. Alcuni gruppi si stanno spostando invece a Leh, da dove saranno poi trasferiti a New Delhi.

VILLAGGI DISTRUTTI.

Al di là degli stranieri, continua il dramma per le popolazioni locali. Il bilancio delle vittime delle alluvioni causate da forti piogge cadute nella notte tra giovedì e venerdì è salito ulteriormente lunedì con il ritrovamento di altri corpi sotto la spessa coltre di fango e detriti che ha ricoperto parte della vallata di Leh e spazzato via alcuni villaggi come quello di Choglomsar e aumenta di ora in ora il numero degli sfollati.

SOCCORSI. In totale, l’esercito e l’aeronautica militare hanno portato in salvo lunedì circa 420 escursionisti indiani e stranieri da diverse vallate. Sono stati impiegati sei elicotteri Cheetah (particolarmente adatti al terreno) che hanno effettuato circa 60 voli dalla valle di Zanskar e dalla base di Skyu alla città di Leh. I soccorsi sono resi più difficili dal fatto che gli elicotteri rischiano di rimanere impantanati nel fango. E i recuperi devono spesso essere effettuati in volo.

IN CAMPO MEDICI SENZA FRONTIERE. Sul posto operano i Medici Senza Frontiere (MSF): l’organizzazione sta fornendo assistenza umanitaria e medica d’emergenza agli abitanti dei villaggi più colpiti a Leh e dintorni. Msf sta distribuendo tende, cucine da campo e kit igienici a 2mila famiglie tra le più vulnerabili. I kit contengono coperte, sapone, taniche, alcuni indumenti, utensili da cucina e teli di plastica.

CINA E PAKISTAN. Di ben più vaste proporzioni resta invece l’emergenza che da due settimane ha messo in ginocchio la Cina e soprattutto il Pakistan. Secondo l’Onu, per numero di persone disastrate, le inondazioni sono state più devastanti del terremoto di Haiti e dello tsunami.

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