Edoardo Bennato la star dell’estate gricignanese

di Redazione

Edoardo Bennato GRICIGNANO. Edoardo Bennato sarà la star dei festeggiamenti in onore del patrono Sant’Andrea Apostolo. Il cantautore napoletano, che ha scritto pagine di storia della musica italiana, si esibirà martedì 31 agosto nel parco pubblico di corso Umberto.

Per “Edo” sarà un ritorno sul palco di Gricignano dopo circa trent’anni: erano i primi ’80 quando entusiasmò il pubblico di piazza Municipio per i festeggiamenti patronali. Ne è passato di tempo, ma Bennato, a 61 anni, ha ancora tanto da dire e da insegnare.

Ecco solo un “breve estratto” della sua ultraquarantennale carriera:

GLI ESORDI. Chitarrista, armonicista e cantante, dopo un’esperienza londinese cominciò a proporsi come one man band suonando contemporaneamente oltre alla chitarra e all’armonica anche dei tamburelli, il kazoo e altre percussioni. L’influenza di grandi del rock e della musica pop (Bob Dylan su tutti) caratterizzò subito il suo personaggio e la sua musica, nella quale però non potevano mancare influenze mediterranee e partenopee.I suoi testi — specie quelli degli anni ’70 — sono spesso ironici e dissacranti e rivolti in modo graffiante contro il potere, a qualsiasi livello e in qualsiasi forma si manifesti. Fratello di Eugenio e di Giorgio si accosta sin da piccolo alla musica, da un lato spinto dalla mamma, che invoglia i figli a suonare, dall’altro dal rock’n’roll, che lo appassiona sin dal suo arrivo in Italia, anche grazie ai soldati americani di stanza a Napoli (in particolare il giovane Edoardo è colpito da Paul Anka, Chuck Berry e Neil Sedaka; altri influssi su Bennato provengono da cantanti napoletani come Renato Carosone, Aurelio Fierro e, soprattutto per il modo di cantare, Peppino Di Capri).

È proprio la mamma, comunque, che lo accompagna spesso a Roma per fare ascoltare le sue canzoni, e Vincenzo Micocci, discografico della Parade (fondata dallo stesso Micocci insieme a Carlo Rossi e Ennio Morricone), rimane colpito in particolare da una canzone, Era solo un sogno: cerca di proporla a Bobby Solo ma, fallendo l’operazione, decide di farla incidere allo stesso Bennato. Sul retro viene inserita la canzone Le ombre, dove Edoardo suona l’armonica, diventando così il primo cantante italiano in assoluto a suonare questo strumento; entrambe le canzoni vengono scritte per quel che riguarda il testo insieme a Alessandro Portelli, professore di letteratura angloamericana all’Università La Sapienza di Roma ed esperto musicologo. Il disco, pubblicato nel 1966, non riscuote il successo sperato. Nel frattempo Bennato si diploma, e decide di trasferirsi a Milano per frequentare la facoltà di architettura: qui ritrova un giovane cantautore che ha già avuto modo di incontrare nei suoi soggiorni romani, Herbert Pagani, che si interessa alle sue musiche, scrivendogli dei testi da abbinare: è così che nascono i successi di Cin cin con gli occhiali (1968), Ahi le Hawai (1969) e Fuoco bianco (1970), cantati da Pagani. Il buon esito commerciale di questi dischi fa sì che la Numero Uno, la nuova casa discografica fondata da Mogol e Lucio Battisti, lo metta sotto contratto.

“In prigione in prigione”

IL SUCCESSO NEGLI ANNI ’70.

Bennato, dopo aver trascorso qualche mese a Londra esibendosi suonando contemporaneamente oltre alla chitarra e all’armonica anche dei tamburelli, il kazoo e altre percussioni, torna a Milano dove incide il primo Lp, Non farti cadere le braccia: si tratta di un lavoro sperimentale, dove tra canzoni ispirate (come il brano omonimo, Rinnegato e Campi Flegrei) vi sono alcune tracce che esulano dalla forma-canzone (Ma quando arrivi treno, MM o Tempo sprecato); oltre alla canzone scritta con Lauzi, Lei non è qui… non è là, eseguita in versione acustica. Dal sodalizio con Patrizio Trampetti, componente della Nuova Compagnia di Canto Popolare, nasce Un giorno credi, tra le sue canzoni più amate. Il disco non riscuote un gran successo di vendita: l’edizione originale, apribile con un fiammifero in rilievo, ultimo di una ipotetica scatola di Minerva, diventa una rarità di valore nel mondo dei collezionisti. Per Bennato arrivano i primi passaggi radiotelevisivi, a Per voi giovani e ad Alto gradimento, e i primi concerti.

La Ricordi, spinta dalle buone recensioni del disco, nel 1974 pubblica il secondo lavoro: si tratta di un concept album intitolato I buoni e i cattivi, sulla difficoltà di distinguere il bene dal male, dove “buono” è spesso di facciata e decide cosa sia “cattivo”. Uno buono è dedicata al concittadino Giovanni Leone, presidente della Repubblica in carica. Anche la scuola è presa di mira come istituzione apportatrice di una cultura dominatrice (In fila per tre); non mancano le critiche alle amministrazioni pubbliche (Ma che bella città), alle autorità (Bravi ragazzi) e alle classi dirigenti del dopoguerra (Arrivano i buoni). Viene riproposta Un giorno credi, già pubblicata nell’album d’esordio. In copertina compaiono due carabinieri (lo stesso Bennato e Raffaele Cascone) ammanettati tra loro. Il disco riscuote un buon successo di vendite, entrando anche nelle classifiche. Sempre nel 1974 esce un 45 giri contenente due nuove canzoni: Meno male che adesso non c’è Nerone e Parli di preghiere, di discreto successo; la prima sarà inserita nell’album successivo, Io che non sono l’imperatore, pubblicato dalla Ricordi agli inizi del 1975, mentre la seconda resterà inedita su LP (e non verrà nemmeno inserita nelle varie antologie successive). Anche Io che non sono l’imperatore vende discretamente: tra le canzoni più trasmesse dalle numerose trasmissioni radiofoniche ci sono Signor censore, Feste di piazza (con un testo scritto nuovamente da Patrizio Trampetti) e il “divertissement” di Io per te Margherita, dove Bennato si diverte a cantare ironicamente una triste storia d’amore. La canzone Affacciati affacciati è registrata dal vivo durante un concerto all’Università Bocconi di Milano, e prende di mira il Papa. La copertina raffigura sia all’esterno che all’interno la tesi di laurea di Bennato, e cioè un progetto per la realizzazione di una rete capillare della metropolitana di Napoli.

La torre di Babele esce nel 1976 e prosegue sulla strada dell’impegno sociale dei testi, ma con venature musicali più vicine al rock e al blues, sempre in chiave acustica, grazie anche alla presenza del chitarrista Roberto Ciotti. Il disco contiene tutti i temi cari a Bennato, che si schiera contro la guerra, l’arrivismo, l’arroganza e il divismo della sua categoria (in Cantautore). Nel 1977 esce Burattino senza fili, un disco che, sulla falsariga della storia del burattino di Collodi, analizza, critica e sentenzia su alcuni importanti aspetti sociali e filosofici che interessano la vita: il conflitto tra la sincerità dei piccoli e l’ipocrisia dei “grandi” (in Quando sarai grande); l’arroganza dei potenti e dei privilegiati (in In prigione, in prigione); la strumentalizzazione ipocrita della femminilità (in La fata); lo stato di isolamento in cui si trova chi cerca di dire qualcosa di semplice e sensato, senza secondi fini né interessi personali (in Tu grillo parlante). Questi temi torneranno anche nei dischi successivi e sono già abbozzati in quelli precedenti. Ma qui trovano una organicità notevolissima, grazie anche alle scelte musicali che spaziano dal rock alla musica da camera in un impasto variegato di stili che riesce a cogliere da ognuno di essi le caratteristiche e le espressioni che più si adattano al messaggio di ciascun brano.

“E’ stata tua la colpa”

I tre anni di silenzio successivi (escluse le versioni in inglese de La torre di Babele e Cantautore) preludono al momento più fortunato della carriera di Bennato, che produce un altro disco ispirato a una favola, quella di Peter Pan, che affianca Burattino senza fili. L’album è Sono solo canzonette, titolo che riassume il pensiero dell’autore. Ma, con qualche giorno di anticipo, senza aver comunicato la cosa né ai giornalisti né al pubblico, e tantomeno ai media, esce Uffà! Uffà!, disco irriverente anche per i contenuti folli e dissacratori di cui è ricco. La favola di Peter Pan è il pretesto per sottolineare ancora una volta che il modo di pensare e di agire delle cosiddette persone serie, rispettate, consapevoli, equilibrate, colte, istruite, spesso sconfina nell’arroganza e nella presunzione e non riesce a soddisfare l’istinto di libertà e fantasia che è dentro ogni persona. Il brano L’isola che non c’è è quello maggiormente ispirato. Bennato diventa uno dei cantautori più acclamati in Italia, le parole delle sue canzoni vengono lette nelle scuole e lui sembra quasi trovarsi nella posizione di profeta-santone che aveva tanto esorcizzato nelle sue stesse canzoni; come nelle parole di Cantautore, ma anche di Sono solo canzonette, particolarmente in versi come “Io di risposte non ne ho, io faccio solo rock and roll […] Io più di tanto non posso fare”, Il Gatto e la Volpe (“Un divo da hit parade”), ecc. Il momento è perfetto per riprendere un brano di Ry Cooder, cambiandone le parole, per pubblicarlo in un 45 giri, dal titolo E invece no, nel quale ancora una volta Edoardo prende in giro sé stesso come cantautore di successo.

GLI ANNI ’80. All’apice del successo Bennato torna in sala di registrazione con l’idea di registrare un grande musical sulla trama della fiaba del pifferaio magico rivisitata in chiave moderna. Il risultato è il disco È arrivato un bastimento, che riscuote meno successo dei precedenti, per cui la realizzazione del musical viene accantonata. Nel 1984 viene pubblicato il primo disco dal vivo, il cui titolo È goal è preso dall’inedito che ha fatto anche da sigla per quella stagione al rotocalco televisivo La domenica sportiva. Nel 1985 esce il parzialmente deludente Kaiwanna, il disco di rottura con la propria tradizione musicale, ricco di suggestioni elettroniche, le cui scarse vendite causano la rottura del contratto con la Dischi Ricordi, e Bennato passa alla Virgin Dischi. OK Italia esce nel 1987 e prosegue nella proposizione di un suono assolutamente slegato dalla genuinità elettro-acustica del passato; il lavoro gode di un buon successo commerciale, trainato dal brano che dà il nome all’album e dal relativo video, dove protagonista è la Miss Italia 1984 Susanna Huckstep. Fa seguito nello stesso autunno un doppio disco dal vivo intitolato semplicemente Edoardo, cui segue un mini LP pubblicato nell’estate seguente, Il gioco continua, realizzato con l’amico Tony Esposito. Un buon successo commerciale è ottenuto anche nel 1989 da Abbi dubbi, che, grazie al brano Viva la mamma, può essere considerato l’ultimo successo discografico di Edoardo Bennato.

“Sotto ‘o viale Augusto che ce sta?”

GLI ANNI ’90, JOE SARNATARO E LA PAUSA.

Negli anni successivi, non mancano tuttavia produzioni di rilievo dal punto di vista dei contenuti musicali e artistici. È il caso di Edo rinnegato, che esce nel 1990 e che consiste nella registrazione di brani composti a partire dal 1973, in chiave rigorosamente acustica.

Memorabile l’episodio del 1992 intitolato È asciuto pazzo ‘o padrone, uscito sotto lo pseudonimo di “Joe Sarnataro”. L’album propone una serie di brani blues-elettrici in pieno Stile Chicago, con testi cantati in dialetto napoletano, in un tono di ironica denuncia dei difetti (e dei pregi) della città di Napoli e della napoletanità. In questo, Edoardo è aiutato da un gruppo di musicisti, i Blue Stuff, che, dal vivo, nella seguente turné rivisitano anche la precedente produzione discografica di Bennato. In una veste decisamente diversa rispetto al passato, Edoardo Bennato sfodera la sua grande abilità vocale per riproporre gli stilemi classici del blues in modo estremamente efficace.

Nel successivo album Il paese dei balocchi, la canzone Attento Joe, riferita all’alter ego Sarnataro, denuncia il potere della Rai e dei suoi dirigenti che, per consentire un passaggio nelle trasmissioni della rete nazionali, impongono la scelta di alcune località in cui tenere i concerti. In particolare Bennato in questo testo fa riferimento al giornalista Gianni Raviele e alla sua Rassegna di Spettacolo e Cultura San Martino Arte, nel suo paese natale, San Martino Valle Caudina. Per questa vicenda Bennato non venne invitato alla trasmissione Prisma. Per il resto, tra il 1992 e il 2003 escono alcune raccolte antologiche e diversi album di inediti che non riescono a trovare il successo commerciale e che vedono il progressivo affievolimento del fenomeno Bennato che tanto aveva entusiasmato il pubblico negli anni passati. Contribuisce a sminuire la bontà di alcune intuizioni l’atteggiamento schivo dell’autore, che, forse sorretto da una direzione poco aggressiva, non sembra teso alla promozione commerciale del proprio lavoro, come invece l’industria dello spettacolo richiede ogni giorno sempre più.

IL RITORNO. Nel 2003 Edoardo torna al pubblico con il disco L’uomo occidentale, prodotto in gran parte sull’onda degli avvenimenti sociali e politici che sconvolgono il quadro internazionale. Aspra, come sempre, e soprattutto agli inizi della carriera, è la critica all’arroganza del mondo occidentale e alla violenza di chi cerca di porvi rimedio. La conclusione del disco è affidata a una riproposizione in chiave “gucciniana” del carme di Alessandro Manzoni intitolato Marzo 1821. Edoardo si diverte a cantare alla maniera di Francesco Guccini il testo manzoniano, rispolverando la voglia di divertire sé stesso e il pubblico in modo un po’ demenziale e paradossale. Nel 2005 viene pubblicato l’album La fantastica storia del Pifferaio Magico. È un rifacimento di È arrivato un bastimento condito da qualche inedito e altre cover, e coinvolge cantanti italiani aventi grande successo commerciale (Jovanotti, Raf, Negrita, Piero Pelù, Irene Grandi, Max Pezzali) nel tentativo di incrementare le vendite.

“Il rock del Capitan Uncino”

CON ALEX BRITTI.

Rimane aperto il canale che collega Edoardo ad Alex Britti, in coppia col quale Edoardo pubblica, nel 2006, un singolo dal titolo Notte di mezza estate che va ad aggiungersi al panorama dei tormentoni estivi che annualmente invadono le radio e gli spazi pubblici. L’effimero successo commerciale non si confà tuttavia allo spirito dell’artista partenopeo e dopo una turné con Britti, Edoardo torna a ingaggiare gli Hillside per proseguire l’attività dal vivo e proporre una sessione in studio, prodotta dall’etichetta napoletana Cheyenne Records (fondata dallo stesso Bennato insieme ai suoi fratelli Eugenio e Giorgio), ancora una volta con la collaborazione artistica di Massimo Tassi. Il disco sprigiona una freschezza e un’energia che sembrano però destinate a non lasciare il segno, diversamente da come avveniva trent’anni prima. Ancora una volta, la riproposizione del brano recentemente inciso, Notte di mezza estate, si rivela estremamente più convincente rispetto alla versione originale, pur mancando l’apporto di Britti.

BRANI SU MYSPACE. Alla fine del 2007 Bennato torna in studio di registrazione e incide una serie di canzoni che fino all’inizio del 2008 non riescono a trovare uno sbocco discografico adeguato. Nell’attesa, egli propone alcuni brani al suo pubblico attraverso il proprio sito Internet e una pagina appositamente creata su MySpace. Nel giugno del 2008 decide di pubblicare un ulteriore disco dal vivo, però anche in questo caso parzialmente suonato in studio di registrazione, dal titolo Canzoni Tour 2008, che contiene tre brani inediti e le versioni dal vivo dei brani eseguiti nei concerti. Il disco viene pubblicato ancora con l’etichetta Cheyenne Records.

IL 2010. Il 22 gennaio 2010 esce il singolo È lei con etichetta Universal Music Italia, che prelude all’uscita dell’attesissimo album di inediti con la produzione di Fabrizio Barbacci, già produttore di Ligabue e Negrita. Il 18 febbraio viene invitato come ospite alla terza serata di Sanremo 2010, dove si esibisce cantando alcuni suoi pezzi storici. Il 5 marzo 2010 esce, dopo 7 anni dall’ultimo, l’album di inediti Le vie del Rock sono infinite. Il 4 aprile 2010 esce il secondo singolo dall’ultimo album intitolato In Amore che va subito in rotazione nelle radio. Si rivede finalmente la grinta e il successo del Bennato dei vecchi tempi.Suona al concerto del Primo maggio; al termine della sua esibizione, durante la canzone In prigione, in prigione, si fa portare via a forza da due attori travestiti da carabinieri, dopo aver recitato alcuni versi tratti da Il giuramento di Pontida di Giovanni Berchet. Il 4 giugno 2010 ha ricevuto il Premio Mogol per il testo della canzone È lei.

“Un aereo per l’Afghanistan”

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