Mafia extracomunitaria, Scalzone scrive a Maroni

di Redazione

Antonio ScalzoneCASTEL VOLTURNO. Il sindaco di Castel Volturno, Antonio Scalzone, scrive al ministro degli Interni, Roberto Maroni, per sottolineare come la criminalità degli extracomunitari, di cui è vittima la città litoranea, sia alla pari della camorra.

“Stimatissimo Sig. Ministro, ho avuto il piacere di conoscerLa personalmente presso la Prefettura di Caserta durante la Sua penultima visita. Ho avuto precisa la sensazione e la certezza che Lei sta realizzando per la prima volta la liberazione dei nostri territori dal cancro della camorra, la Sua tenacia, la Sua fermezza, la Sua determinazione e la Sua capace ed intelligente azione sul territorio trasparivano dalla Sua figura nell’incontro anche seppur breve avuto a Caserta.

A nome mio personale e di tutta l’Amministrazione comunale, Le rinnovo il ringraziamento più sentito per la grande opera di “bonifica” e di lotta alla camorra fin qui svolta, sperando fortemente che tale attenzione non sarà mai più ridimensionata per vincere la guerra e non la battaglia. Tutto ciò ha ridato fiducia ai cittadini che sempre più numerosi collaborano nel denunciare estorsori e taglieggiatori, oggi c’è la certezza che lo Stato è presente e che protegge le persone perbene, una inversione di tendenza come mai prima, oggi sanno di non dover diventare eroi per fare ciò che in un qualsiasi paese civile è normalità.

Signor Ministro, qualche anno fa scrivevo al Suo predecessore, on.le Amato, per richiedergli di liberare Castel Volturno e la Campania dalla camorra, investire come in Afghanistan, Iraq o Israele per esportare la democrazia anche qui dove si ammazzava in pieno giorno con i kalashnikov tra la folla, come in guerra, tra la indifferenza generale dei politici e delle Istituzioni: centinaia erano i morti ammazzati ogni anno. Cartine geografiche con indicazioni precise dei confini, strada per strada, di famiglie ed organizzazioni criminali che gestivano il territorio oltre lo Stato, più dello Stato, il terrore e la violenza era la loro forza di penetrazione e di gestione di fronte ad uno Stato che voleva essere debole. Grazie a Lei spero non si torni mai più indietro, anche se la guerra non è ancora vinta.

Castel Volturno è stata sempre una realtà precursore di ciò che poi è capitato nel resto d’Italia, negli anni ’80 arrivavano i primi extracomunitari accompagnati dalle prime organizzazioni criminali nigeriane ed extracomunitarie quasi tutti clandestini, le manifestazioni civili e democratiche di questa comunità contro l’invasione massiccia di extracomunitari è stata da sempre ostacolata e contrastata dalla sinistra, dai professionisti del volontariato, da una parte della Chiesa e dalle organizzazioni dell’estrema sinistra, nell’anno 2003 i padri comboniani si incatenarono alle finestre della Prefettura di Caserta per protestare contro l’operazione ‘Alto Impatto’, ogni qualvolta lo Stato ha mostrato attenzione verso questo fenomeno, immediatamente vi sono state proteste e manifestazioni per bloccare la legge, come fanno in certi quartieri di Napoli dove la polizia non può entrare.

Castel Volturno è assediata da gruppi criminali extracomunitari verso i quali si deve necessariamente prestare molta attenzione, il rischio concreto che fra qualche anno il territorio sarà completamente assoggettato alla mafia nigeriana. Sono molte le organizzazioni che già taglieggiano i loro connazionali e che controllano il traffico della prostituzione e lo sfruttamento, il traffico di droga internazionale che parte proprio da Castel Volturno. Parlare di integrazione in questo contesto si rischia di integrare vere e proprie organizzazioni che nulla hanno a che fare con il lavoro e con la voglia di integrarsi. Il rispetto delle leggi italiane è l’unico sistema possibile per l’integrazione, per evitare che Castel Volturno tra qualche generazione diventi un altro esempio in Europa di come si perdano territori è necessario prestare la massima attenzione prima che sia troppo tardi.

Signor Ministro, per approfondire le indagini su queste organizzazioni le procure hanno bisogno di mezzi che purtroppo oggi non hanno, sicuramente Lei sa che tra queste popolazioni vi sono diversi dialetti e forme sempre più organizzate per sfuggire alle leggi italiane, pensare di costituire una struttura a livello nazionale contro le mafie straniere è di attualissima importanza e significherebbe anticipare un fenomeno che ormai in Italia sta per esplodere con tutte le conseguenze immaginabili. Direzione Contro le Mafie Straniere (Dicomas) potrebbe essere il nome della struttura che ramificandola sul territorio nazionale avrebbe la capacità e la conoscenza necessaria per collaborare con tutte le procure d’Italia ed all’estero, potrebbe per Lei essere un altro successo internazionale”.

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