Verdini: “Non so nulla della P3”. “Fini non mi ha tutelato”

di Redazione

Denis VerdiniROMA.Inuna conferenza stampa il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, coinvolto nell’inchiesta P3, commenta le accuse a suo carico.

“Non ho mai saputo nulla di associazioni segrete, né conosco le attività e le finalità, né sono mai stato contattato da qualcuno”, dice Verdini.

Indagato per la violazione della legge Anselmi dalla Procura di Roma, ha sottolineato di trovarsi in una situazione “paradossale” in quanto indagato nonostante, ha ribadito, “non ho mai saputo nulla” dell’associazione. “Non conoscevo Miller né i partecipanti a quel pranzo del settembre 2009”. “Non capisco perché dovrei dimettermi da coordinatore del Pdl”.

L’associazione segreta denominata P3? “È inesistente”. Ma le indagini rischiano di essere “pericolosissime per la democrazia”. “La P3 è inesistente ma pericolosissima per la democrazia. – ribadisce – Non per il senso che si sta dando in questi giorni all’inchiesta ma per quello che il Paese ha già visto con la P2”. Secondo Verdini, il rischio è che possa accadere quanto già visto con l’associazione guidata da Licio Gelli, “con tanta gente finita dentro le indagini e poi assolta dalle sentenze della magistratura”.

Nelle conversazioni tra Verdini e gli altri appartenenti alla presunta P3 “parlo solo delle candidature, specificamente della Campania, e non del lodo Alfano”, ha aggiunto, sottolineando che “è il mio lavoro avere contatti e fare istruttorie su possibili candidati. La selezione dei candidati – ribadisce – è il mio lavoro”. Dopo gli incontri sulle candidature, “mai più sono stato interpellato sul lodo Alfano: nessuno mi ha mai detto niente, nessuno mi cita. Con me nessuno parla di questo argomento”. E dunque “è strano che io sia ricondotto alla P3 per queste cose”. In ogni caso, conclude, “il lodo Alfano era l’argomento di tutti i giornali e di tutti i salotti”.

Quanto ai soldi, “parlo in modo semplice: ho una sola tasca da dove li tolgo e li metto ed ora in questa mia tasca ci sono i debiti che ho fatto per il ‘Giornale di Toscana’, soldi di gran lunga superiori rispetto a quelli di cui si pensa”. “Mi fa specie – prosegue – quando si parla di un imprenditore che fa soldi investendo in un giornale. Vi invito – dice rivolto ai giornalisti – a chiedere ai vostri editori quali sono i guadagni”.

“Mi è stata rivolta una richiesta di dimissioni per una questione di legalità. Ma non accetto dall’onorevole Bocchino nulla di quello che dice”, ha aggiunto nel corso di una conferenza stampa. Verdini ha inoltre ricordato che il Pdl “si è stretto intorno a lui in un’analoga situazione” quando c’era una richiesta di arresto nei confronti di Italo Bocchino. “Mi spiace che Fini non abbia tutelato un membro, come me, della Camera. È brutto che il presidente della Camera, il tutore della Camera chieda, direttamente o indirettamente, le dimissioni di un parlamentare”.

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