Rientrano le salme dei militari uccisi: funerali a Roma

di Redazione

le salme all'aeroporto di CiampinoROMA. Sono rientrate venerdì mattina le salme del primo maresciallo Mauro Gigli e del caporal maggiore Pierdavide De Cillis, morti mercoledì in Afghanistan, nell’esplosione di un ordigno vicino a Herat.

UnC-130 è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino intorno alle 9. I feretri avvolti nella bandiera tricolore, che nel viaggio sono stati accompagnati dal generale di corpo d’Armata Giorgio Cornacchione, comandante del Comando operativo di vertice interforze, sono stati trasportati a terra dai commilitoni, dove hanno ricevuto l’omaggio di un commosso presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Gigli, 42 anni, di Sassari, apparteneva al 32° reggimento Genio Guastatori di Torino. e De Cillis, 33 anni, originario di Bisceglie (Bari), viveva a San Marco Evangelista (Caserta), di stanza al 21° reggimento Genio Guastatori di Caserta. Mercoledì mattina un ordigno è esploso dopo i due militarine avevano appena neutralizzato un altro, la cui presenza in un villaggio a pochi chilometri da Herat era stata segnalata dalla polizia afghana. Nell’esplosione restavano feriti anche un poliziotto afghano e un capitano italiano, Federica Luciani, le cui condizioni non destano preoccupazione e che ha chiesto espressamente di non fare rientro in Italia.

FUNERALI. Nel pomeriggio sarà allestita al Celio la camera ardente, dalle 15 alle 16.30, e poi, alle 18, si svolgeranno le esequie solenni nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. De Cillisriceverà l’estremo saluto anche a Bisceglie sabato mattina e aSan Marco Evangelista domenica pomeriggio, alle 17.30,con una santa messa officiata presso la parrocchia dello Spirito Santo. De Cillis lascia la moglie Catia De Lucia, un figlio piccolo e un’altro in arrivo. Anche Gigli, originario della Sardegna ma viveva da anni in Piemonte, a Villar Perosa, lascia moglie e due figli piccoli.

L’arrivo delle salme a Ciampino – VIDEO

LA RUSSA: “GIGLI HA SALVATO ALTRE VITE”.

Il ministro Ignazio La Russa ha confermato in un’informativa al Senato l’impegno dell’Italia nella missione in Afghanistan. “Ce lo chiede la nostra coscienza di italiani”, ha affermato La Russa. “Il nostro contingente è destinato a raggiungere quasi 4 mila unità entro la fine dell’anno. Resta fermo l’obiettivo di operare affinché la missione di controllo del territorio possa passare, a partire dal 2013, sotto la responsabilità delle forze afghane in modo da disimpegnare i nostri militari”. La Russa ha confermato che da agosto è previsto l’impiego dei primi 17 veicoli blindati Freccia, più potenti e sicuri dei Lince. “In base alle prime informazioni raccolte”, ha spiegato La Russa, “sembra che il maresciallo Gigli ha capito che c’era un secondo ordigno. Ha alzato le braccia, si è girato e con sprezzo della propria vita ha fatto allontare gli altri, rimanendo sul posto per intervenire insieme all’altro specialista, il caporal maggiore De Cillis”. Dai primi accertamenti sembra dunque che “è stato proprio il maresciallo, con il suo corpo, a evitare conseguenze più gravi per il capitano Luciani, che è rimasto ferito”.

TRAPPOLA PER GLI ITALIANI. Intanto, si apprendono nuovi particolari sulla dinamica dell’esplosione che appare sempre più come l’effetto di una vera e propria trappola tesa ai soldati del nostro contingente. Uomini della polizia afghana avevano notato una bomba ai margini della strada. Hanno avvertito il comando italiano che ha subito messo in moto le operazioni per neutralizzare l’ordigno. Sono partiti una ventina di militari a bordo di mezzi blindati. Hanno raggiunto l’area in cui era presente la minaccia. Con le armi spianate, si sono schierati a cerchio per proteggere i due artificieri impegnati nel disinnesco della bomba. Dopo aver concluso l’operazione, i due sminatori hanno cominciato a guardarsi intorno, controllavano il terreno per accertarsi che non ci fossero altri ordigni nascosti. In quel momento, il disastro. Una terribile esplosione li ha investiti uccidendoli sul colpo. Una troupe televisiva che aveva seguito i militari ha ripreso tutta la scena. L’episodio ha fatto pensare a una trappola preparata dai talebani. La prima bomba, lasciata in vista, sarebbe quindi servita per attirare gli artificieri, con l’intenzione di colpirli poi con un secondo ordigno camuffato ai margini della carreggiata.

La moglie di De Cillis parla ai giornalisti

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