Pensioni, un “errore”: nessun innalzamento dei 40 anni di contributi

di Redazione

Maurizio SacconiROMA. Il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, annuncia nella nuova versione dell’emendamento in cui non c’è nessun riferimento all’innalzamento, dal 2016,dei 40 anni di contributi come sufficienti per andare in pensione.

L’allarme era scattato dopo la novità introdotta nel testo della manovra dal relatore Antonio Azzolini, che aveva scatenato feroci critiche di sindacati e opposizione. Ma Sacconi parla di “refuso da correggere”. Quindi, non cambia nulla: chi matura 40 anni contributivi può andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica e senza ulteriori attese. Resta però l’adeguamento, ogni tre anni, dell’età di pensionamento all’aumento della speranza di vità, che farà si che nel 2050 si andrà mediamente in pensione tre anni e mezzo più tardi rispetto ad adesso.

“Non c’è problema, è tutto risolto. – ha detto Sacconi a margine dell’assemblea di Coldiretti – Parliamo solo della norma relativa ai 40 anni di contributi, solo di questo segmento piccolo, purtroppo. È già risolto. Il testo è stato pulito”. A chi gli chiedeva come fosse stato possibile un errore di questo tipo, il ministro ha ripetuto: “Mi spiace, è tutto risolto. Basta, la negatività è stata risolta. Risolto, risolto, non c’è più”.

Per Piero Fassino, responsabile Economia e lavoro del Pd, “non c’è stato nessun refuso. L’emendamento, infatti, è stato scritto direttamente dal ministero dell’Economia. La retromarcia di Sacconi è dovuta, quindi, alle contraddizioni del governo, alla superficialità e all’approssimazione con cui intervengono sui diritti dei lavoratori”. Ancora più duro l’ex ministro Cesare Damiano: “L’armata brancher-leone ha colpito ancora: un altro scivolone del governo, questa volta sulle pensioni di anzianità. Deve intervenire il ministro Maurizio Sacconi che declassa un grave incidente a semplice refuso. L’importante è che il governo faccia marcia indietro sul tentativo di allungare la permanenza al lavoro per coloro che hanno maturato i 40 anni di contributi. Nessuna delle riforme precedenti, Maroni e Damiano, aveva toccato questo diritto pensionistico. Il Partito democratico si batterà anche per impedire che questi lavoratori siano coinvolti nelle nuove finestre mobili”. “Mai una volta che si sbaglino a vantaggio dei cittadini. – commenta il capogruppo dell’Idv in commissione Finanze al Senato, Elio Lannutti – Il governo ogni tanto prova a far passare qualche porcheria nelle more di un emendamento, poi vede la reazione sdegnata e fa finta che sia stato un errore”. Sacconi, fa notare il senatore, “poco prima aveva detto che quella controriforma non avrebbe interessato una grande platea di cittadini, poi ha fatto marcia indietro parlando di refuso”.

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