Palermo “snobba” Borsellino: poche persone al corteo

di Redazione

 PALERMO. Forse per la temperatura tropicale e per la voglia di andare in spiaggia. O semplicemente per disinteresse. Sta di fatto chemeno di cento persone hanno partecipato domenica mattina al corteo in memoria della strage di via D’Amelio.

Un esiguo corteo composto, tra l’altro, da molte persone non siciliane e pochissime di Palermo. Alcuni presenti avevano in mano un’agenda rossa (quella di Borsellino, sparita a mai più ritrovata dopo l’esplosione) cantando “Bella Ciao”, che hanno chiesto che si arrivi alla verità sulla strage che il 19 luglio 1992 uccise Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. Il corteo, partito dal luogo dell’esplosione dell’autobomba, è giunto al castello Utveggio che, secondo una tesi investigativa, avrebbe ospitato la sede del Sisde e da cui sarebbe partito l’ordine di far esplodere l’autobomba.

Intanto, Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato, annuncia: “Siamo prossimi a una svolta nelle indagini sulla strage di via D’Amelio e ora, più che mai, dobbiamo stare attenti che le porte blindate che ancora ci separano dalla verità non ci vengano chiuse in faccia per l’ennesima volta”. “In un momento così delicato – ha aggiunto – non c’è solo il rischio, ma la certezza che ci siano tentativi di depistaggio, anche istituzionali. Mi riferisco alla protezione negata al pentito Gaspare Spatuzza. Dannosa per le indagini che tentano di fare chiarezza sui tanti misteri legati alla morte di mio fratello, sarebbe anche la legge sulle intercettazioni, un provvedimento iniquo da bocciare in toto”. Il fratello di Borsellino ha poicriticato “il silenzio di quegli esponenti delle istituzioni che solo a 18 anni dalla strage hanno ricordato particolari che, se fossero stati conosciuti prima, avrebbero potuto dare un input diverso alle inchieste”.

Sabato si era tenuta la commemorazione organizzata dall’Anmnell’aula magna del Palazzo di Giustizia di Palermo. Una giornata caratterizzata anche da un increscioso episodio: due statue in gesso, raffiguranti Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, sono state danneggiate nella notte tra venerdì e sabato a Palermo. Realizzate dallo scultore palermitano Tommaso Domina, le statue erano state posizionate venerdì pomeriggio, alla vigilia della strage di via D’Amelio,nella centrale via Libertà, a pochi passi da piazza Politeama, con la scritta “Giovanni e Paolo, due uomini liberi con le loro idee, nel sole, nell’allegria, nell’amicizia, fra la loro gente”. Si indaga per identificare i responsabili.

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