P3, Verdini interrogato per 9 ore. Si dimette dalla presidenza del Ccf

di Redazione

Denis Verdini FIRENZE. Denis Verdini ha rassegnato le sue dimissioni irrevocabili da presidente del Credito Cooperativo Fiorentino e da componente del consiglio di amministrazione.

Lo ha annunciato lo stesso coordinatore nazionale del Pdl, coinvolto nell’inchiesta P3,in una lettera inviata il 23 luglio ai vertici dell’istituto e resa nota lunedì mattina.

“In questi mesi si è abbattuta sulla mia persona e, indirettamente, sul Credito cooperativo fiorentino, una tempesta mediatica e giudiziaria di ampie proporzioni rese certamente più eclatanti dal ruolo politico che rivesto”, scrive Verdini. “Sono assolutamente certo di poter dimostrare, e lo farò nelle sedi opportune, la mia estraneità da ogni illecito che mi viene in questa fase addebitato. Tuttavia devo prendere atto che la rilevanza assunta dai fatti che mi vengono imputati – rilevanza che va bene al di là del merito stesso dei problemi – rischia di gettare un’ombra sulla banca”.

INTERROGATO DAI PM. Intanto, proprio lunedì mattina, a Roma, il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo ed il pm Rodolfo Sabelli hanno sentito il coordinatoredel Pdl, mentre martedìsarà il turno del senatore Marcello dell’Utri. Verdini e Dell’Utri sono indagati insieme aFlavio Carboni e Pasquale Lombardi per violazione della legge sulla costituzione di società segrete. Il coordinatore del Pdl è indagato anche nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti per l’eolico. “Voglio usare bene questo momento”, ha detto Verdini prima di entrare a colloquio con il magistrato. Entrato negli uffici della Procura di Roma pochi minuti prima delle ore 15 del pomeriggio, l’esponente del Pdl – assistito dagli avvocati Marco Rocchi e Franco Coppi – è uscito pochi minuti prima di mezzanotte, dopo ben 9 ore di interrogatorio.

NUOVA ACCUSA DI MENDACIO BANCARIO.Si è poiappreso che Verdini è indagato anche in un filone dell’inchiesta della Procura fiorentina sui grandi eventi. L’iscrizione di Verdini sul registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di mendacio bancario, risalirebbe ad alcuni mesi fa, e sarebbe in relazione ai rapporti economico-finanziari tra il Credito Cooperativo Fiorentino e la ditta di costruzioni Baldassini-Tognozzi-Pontello (Btp), presieduta fino ad alcuni mesi fa da Riccardo Fusi, dimessosi dopo l’iscrizione sul registro degli indagati per corruzione, nell’ambito dell’inchiesta sull’appalto per la scuola marescialli dei carabinieri di Firenze. Secondo gli inquirenti, le ragioni di credito presentate dalla Btp al Credito cooperativo, si sarebbero basate su documenti non veritieri. Da qui l’ipotesi di reato di mendacio bancario.

URSO: “SI DIMETTA ANCHE DAL PARTITO”. “Verdini mi ha dato la sua parola d’onore di non avere mai svolto in coscienza attività contro la legge”, ha assicurato a Sky Tg24 il ministro della Difesa Ignazio La Russa, insieme a Verdini coordinatore del Pdl. Ma nel partito c’è anche chi è un po’ meno garantista. Il viceministro allo sviluppo economico, Adolfo Urso, prende atto delle dimissioni e rilancia: “Credo che la stessa sensibilità Verdini debba manifestarla anche nei confronti del partito, e per le stesse motivazioni che lo hanno spinto a dimettersi da presidente della Banca del Credito Cooperativo Fiorentino”. E anche Gianfranco Fini in serata ha parlato, seppure riferendosi a Cosentino, alla necessità di un passo indietro da parte di chi ricopre ruoli politici rilevanti: “E’ inopportuno che chi è indagato conservi i propri incarichi”.

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