‘Ndrangheta, imponente operazione in tutta Italia: 300 arresti

di Redazione

 MILANO. Maxi blitz di carabinieri e polizia contro la ‘ndrangheta: oltre 300 le persone arrestate in diverse parti d’Italia per vari reati.

Nell’operazione, coordinata dalle Direzioni distrettuali antimafia di Milano e Reggio Calabria, con i pm Ilda Boccassini,Alessandra Dolci, Paolo Storariono e Giuseppe Pignatone, sono statiimpegnati tremila uomini dei carabinieri e della polizia di Stato. Le ordinanze di custodia cautelare, eseguite in Calabria e in diverse località dell’Italia settentrionale, riguardano reati che vanno dall’associazione di tipo mafioso al traffico di armi e stupefacenti, dall’omicidio all’estorsione, dall’usura ad altri gravi reati. Oltre agli arresti, il blitz delle forze dell’ordine ha portato anche a sequestri per oltre 50 milioni di euro, tra cui attività commerciali nella disponibilità delle cosche. Al Nord sono interessate le provincie di Genova, Torino, Cuneo, Asti e, nella sola Lombardia, gli uomini dell’Arma di Monza e del Ros si sono mossi tra Monza, Lecco, Como, Pavia e Milano.

Gli inquirenti calabresi e lombardi, al lavoro da tempo su questa inchiesta, hanno indagato in particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel nord Italia, sia nelle attività produttive e commerciali, sia nel mondo politico e amministrativo locale.

Si tratta della più imponente operazione di questo tipo degli ultimi anni, al centro della quale vi sono gli appartenenti alla ‘ndrina dei Commisso di Siderno, inserito secondo gli inquirenti a pieno titolo nell’imprenditoria e nel settore della finanza attraverso prestanome. Di fatto sono state “destrutturate” le cosche egemoni nel capoluogo reggino, nella fascia ionica ed in quella tirrenica, tra cui i Pelle di San Luca, i Commisso di Siderno, gli Acquino-Coluccio ed i Mazzaferro di Gioiosa Ionica, i Pesce-Bellocco e gli Oppedisano di Rosarno, gli Alvaro di Sinopoli, i Longo di Polistena, gli Iamonte di Melito Porto Salvo. Le cosche, secondo le nuove intercettazioni e le nuove indagini svolte dagli uomini dell’Arma, sono organizzate a livello verticistico un po’ come la mafia siciliana. C’è quindi un capo assoluto di questa “commissione” che è stato arrestato dai carabinieri di Reggio Calabria e sotto di lui ci sono i capi mandamento ed i capi locali. Ma quello che emerge ancora una volta è che la ’ndrangheta cosidetta di periferia, quindi quella che non vive in provincia di Reggio Calabria, ma a Milano, Torino, in Canada o in Australia, dipende in tutto e per tutto dalla commissione provinciale reggina. Per capire meglio basti guardare a Carmelo Novella, ucciso il 14 luglio del 2008 in un bar di San Vittore Olona; la sua condanna a morte l’avrebbe firmata da solo, andava dicendo in giro che: “la Lombardia”, e cioè tutti i gruppi di ‘ndrangheta trapiantati al Nord, avrebbero potuto fare da soli, senza la casa madre calabrese. La commissione ha deciso di farlo fuori senza problemi, nominando anche il suo successore alla guida dei traffici illeciti lombardi.

Nei fascicoli dei procuratorisono entrati anche due filmati senza precedenti. Il più clamoroso è stato registrato a Paderno Dugnano (Milano), in un centro intitolato – incredibilmente – ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Per alzata di mano, e all’unanimità, è stato scelto, dai vertici dei clan calabresi del Nord tutti riuniti, il “mastro generale”, e cioè Pasquale Zappia.

Tra gli arrestati Domenico Oppedisano, 80 anni, considerato l’attuale numero uno delle cosche calabresi. La sua nomina a “capo crimine” sarebbe stata decisa il 19 agosto del 2009 nel corso del matrimonio tra Elisa Pelle e Giuseppe Barbaro, entrambi figli di boss. Secondo gli investigatori, Oppedisano è punto di riferimento dell’intera organizzazione e fautore di una politica pacifista al suo interno.

Tra le altre figure di spicco finite in manette, molti dei capimafia della cupola reggina, tra cui Cosimo Filomeni, detto il Brigante. In carcere anche Pino Neri, considerato dell’ndrangheta in Lombardia, il direttore dell’Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco, Francesco Bertucca, imprenditore edile del pavese, e Rocco Coluccio, biologo e imprenditore residente a Novara. Indagati l’assessore comunale di Pavia Pietro Trivi (per corruzione elettorale) e l’ex assessore provinciale milanese Antonio Oliviero (per corruzione e bancarotta). Tra gli indagati anche quattro carabinieri di Rho (Milano), uno dei quali per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dalla ricostruzione degli inquirenti è emersa una direzione strategica nella città di Reggio Calabria, cui farebbero capo i “mandamenti” della ‘ndrangheta della provincia e quelli del nord Italia e dell’estero, dalle Americhe all’Australia.Uno schema organizzativo mutuato dalla mafia siciliana.

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