Intercettazioni, il governo propone “udienza-filtro”. I finiani esultano

di Redazione

 ROMA. Il governo ha presentato il suo atteso emendamento al ddl intercettazioni. Il termine per la presentazione dei subemendamenti è stato fissato per mercoledì mattina alle 9.

Lunedì sera il premier Silvio Berlusconi, ritirando il premio “Grande Milano”, aveva ribadito la convinzione per un possibile accordo all’interno della maggioranza. Con questo emendamento la possibilità di un’intesa sembra essersi concretizzata. Intanto, dal Pdl si fa sapere che non ci sarà alcun rinvio a settembre: la maggioranza sarà pronta a portare in Aula alla Camera il provvedimento sulle intercettazioni, come previsto, per il 29 luglio. “L’emendamento del governo – ha spiegato Emilio Costa, capogruppo del Pdl in commissione – è un emendamento di sintesi ed è un tassello che completa il percorso. Mercoledì mattina scadono i termini per i subemendamenti e poi si comincerà a votare in commissione per essere pronti per il 29 luglio. Non ci sarà alcun rinvio”.

Nell’emendamento presentato dal governo si afferma il principio secondo il quale, nel corso delle indagini, l’obbligo del segreto per le intercettazioni “cade” ogni qual volta ne sia stata valutata la rilevanza. In questo senso viene inserita la previsione secondo la quale la documentazione e gli atti relativi alle intercettazioni sono coperti da segreto fino al momento della cosiddetta “udienza-filtro”. In questo momento del processo, infatti, si selezionano le intercettazioni depositate dal Pm e si escludono quelle relative a fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Stabilito questo principio, il governo propone quindi di sopprimere tutta quella parte del testo nel quale si prevede il divieto di pubblicazione delle intercettazioni sino alla conclusione delle indagini. Ma si sopprime anche la norma che specificava il regime delle intercettazioni allegate all’ordinanza cautelare. Le intercettazioni, comunque, secondo quanto si legge nel testo messo a punto dal governo, sono sempre coperte dal segreto fino a quando le parti non ne vengano a conoscenza.

Nella proposta di modifica che porta la firma del sottosegretario Giacomo Caliendo, si disciplinano anche i casi in cui il giudice e il Pm, prima che ci sia l’udienza-filtro, utilizzino le intercettazioni per emettere, ad esempio, dei provvedimenti cautelari oppure per atti che riguardano la ricerca della prova (ad esempio, un’ordinanza di custodia cautelare oppure un decreto di perquisizione). In questi casi, saranno il Pm e il giudice a dover selezionare quali conversazioni dovranno essere trascritte, in quanto rilevanti, per adottare la misura cautelare o l’atto d’indagine. Il meccanismo previsto implica la necessità di restituire al Pm la facoltà di operare uno stralcio per tutelare la segretezza delle indagini. Nell’emendamento sono poi indicate tutte le modalità tecniche per selezionare le intercettazioni rilevanti e si stabilisce il divieto di trascrivere parti di conversazioni che riguardano fatti, circostanze o persone estranee alle indagini. Giudice e Pm potranno poi disporre, con decreto motivato, l’obbligo del segreto, quando il contenuto delle conversazioni trascritte potrà ledere la riservatezza delle persone coinvolte. I difensori potranno estrarre copia delle trascrizioni e potranno trasferire le registrazioni su un supporto informatico. Si stabilisce, infine, che, dopo la conclusione delle indagini preliminari, nell’udienza preliminare e nel dibattimento, il giudice potrà sempre disporre su richiesta delle parti o anche d’ufficio l’esame dei verbali e l’ascolto delle registrazioni custodite nell’archivio riservato e potrà acquisire con ordinanza le intercettazioni in precedenza ritenute prive di rilevanza.

I finiani cantano vittoria per lemendamento presentato: “Cade così il bavaglio per la stampa – si è affrettata a commentare Annamaria Siliquini – è una vittoria del Parlamento”. “Oggi è una bella giornata per il parlamento e per il Paese”, ha poi aggiunto. “È successa una cosa normale”, ha sottolineato, “c’è stato dialogo, confronto, anche acceso, ma avevamo chiesto al governo di venire lavorare in parlamento e abbiamo vinto noi. Noi finiani lavoriamo perchè il parlamento abbia questa rilevanza”.

Intanto il Pd, per bocca di Donatella Ferranti, giudica “inopporutuno” che a seguire l’iter per conto del governo sia Caliendo, dopo il suo coinvolgimento nelle inchieste sulla cosiddetta “P3”. L’Italia dei Valori ha invece chiesto al presidente del Senato Renato Schifani di calendarizzare la mozione di sfiducia per il sottosegretario. “Abbiamo chiesto con forza la calendarizzazione di questa mozione, il presidente del Senato Schifani si è riservato di decidere, ci farà sapere. – ha spiegato Felice Belisario, presidente dei senatori dell’Idv, al termine della conferenza dei capigruppo di palazzo Madama – Il sottosegretario non è in condizione di svolgere serenamente il suo lavoro. Tra i suoi compiti specifici c’è la delega a seguire il ddl intercettazioni, io al posto suo avrei già fatto le valigie e abbandonato l’incarico”. Ancora poco chiaro, invece, il ruolo che ricoprirà il Pd e il resto dell’opposizione nella mozione: “Noi ci auguriamo che ci sia una convergenza come è accaduto per il caso di Cosentino. L’obiettivo non è spuntarla ma risolvere un problema”.

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