Germania, tragedia alla Love Parade: 19 morti, tra cui ragazza italiana

di Redazione

la calca a Duisburg e la vittima italiana Giulia MinolaDUISBURG.19 morti, tra cui una ragazza italiana, e 350 feriti. E’ il bilancio della tragedia avvenuta a Duisburg, in Germania, nel corso dell’edizione 2010 della “Love Parade”.

Circa un milione e mezzo di persone si sono date appuntamento nella cittadina per una giornata tutta all’insegna del ballo e della musica ad alto volume. L’iniziativa, un maxi rave che ha debuttato nel 1989 a Berlino, è promossa dalla comunità omosessuale per richiamare l’attenzione sulle discriminazioni e la mancanza di parità nei diritti, ma è aperta a chiunque e sono decine di migliaia i giovani provenienti da tutta l’Europa che ogni anno si radunano per questo festival estivo.

LA DINAMICA. Questa volta però la festa si è trasformata in tragedia. I morti sono la conseguenza di una calca improvvisa scatenata da momento di panico non si sa bene da cosa provocato. L’incidente, secondo quanto ha spiegato la polizia ai media locali, è avvenuto all’interno del tunnel della Karl Lehr strasse. Il resto dei partecipanti, ignaro della tragedia, ha continuato a ballare e a festeggiare fino a tarda sera: gli agenti, per evitare ulteriori scene di panico, hanno infatti preferito evitare un’evacuazione totale e immediata. Un’agenzia di stampa tedesca ha riferito che l’incidente sarebbe avvenuto a seguito di una carica degli stessi agenti che avrebbero cercato di fermare un gruppo di alcune centinaia di persone che cercava di introdursi nell’area del concerto nonostante il divieto dovuto al tentativo delle forze dell’ordine di contingentare gli ingressi per motivi di sicurezza. La tragedia ricorda quella dello stadio Heysel di Bruxelles del 1985, dove prima dell’inizio della finale di Coppa dei Campioni tra Juventus e Liverpool, morirono 39 persone schiacciate nella calca dopo un tentativo di assalto da parte degli hooligans britannici alla tifoseria italiana.

TESTIMONIANZE. Alcuni testimoni citati dalle agenzie di stampa dicono invece che il problema era proprio il tunnel, che con le sue ridotte dimensioni ha fatto da imbuto: “Sempre più gente cercava di entrare. – ha detto un giovane 21enne di nome Fabio all’agenzia stampa Dpa – Eravamo quasi arrivati all’uscita, ma la folla non riusciva ad avanzare. Con la mia fidanzata siamo tornati indietro, riuscivamo a malapena a respirare. Abbiamo dovuto farci largo a gomitate. Abbiamo avvertito la polizia che si poteva scatenare un panico di massa. Questo circa 45 minuti prima dell’incidente”. Ma a quanto pare l’allarme è rimasto inascoltato. Sembra tra l’altro che inizialmente si fosse pensato di limitare a 500mila persone l’accesso all’area principale dello spettacolo, ovvero un terzo del numero di persone confluito nella zona. Lo spazio era stato circondato da una recinzione metallica proprio per limitare il numero degli accessi. Dopo l’incidente sono state aperte tutte le uscite di sicurezza.

DIFFICOLTA’ NEI SOCCORSI. Le squadre di soccorso hanno incontrato enormi difficoltà ad arrivare sul luogo del dramma, proprio a causa dell’enorme assembramento di partecipanti. Un ospedale da campo è stato improvvisato sulla strada che circonda l’area della kermesse dove si sono subito allineate decine di ambulanze. La polizia, mediante alcuni altoparlanti, ha cercato di liberare alcuni settori dell’area invitando le persone a sfollare in direzione della stazione centrale. Ma il deflusso di una così ingente massa di persone è apparso subito problematico e così si è preferito lasciare che la festa continuasse. L’evento è stato organizzato nel sito di una ex acciaieria dismessa a metà degli anni 80 e trasformata in parco pubblico. Secondo molti testimoni, il tunnel di accesso era semplicemente “troppo stretto” per garantire l’afflusso dei partecipanti, risultato superiore alle aspettative. Nel pomeriggio le autorità avevano già deciso di interrompere il traffico ferroviario, poiché i binari erano stati invasi da una moltitudine enorme che si avviava sul luogo del raduno. Il servizio d’ordine previsto dalla polizia era formato da 1200 agenti.

MUORE RAGAZZA BRESCIANA. C’è anche un’italiana fra i 19 morti: si chiamava Giulia Minola, 21 anni, che abitava a Brescia. I carabinieri, intorno all’una di notte, hanno avvisato la famiglia spiegando alla madre che il console italiano in Germania che si occupava del caso doveva parlarle. La donna, vedendo i militari, ha detto che aveva capito subito la terribile notizia, anche perchè dal pomeriggio cercava di mettersi in contatto con la figlia senza riuscirci. Una seconda ragazza risulterebbe tra i feriti, anche se le sue condizioni di salute non desterebbero particolari preoccupazioni. Giulia era una studentessa universitaria: studiava Moda e Design a Milano. Stava facendo un giro per l’Europa iniziato venerdì scorso e che sarebbe dovuto durare una settimana. Viveva, con la famiglia, in una palazzina in un quartiere residenziale di Brescia dove dalle prime ore di domenica mattina è iniziato il viavai di familiari e amici per consolare i genitori. In viaggio era andata con un’amica torinese, una compagna di studi, di cui però la famiglia non conosce il nome.

MERKEL SCONVOLTA. Dal Papa alla cancelliera Angela Merkel in molti hanno espresso dolore e cordoglio per l’accaduto. “Sono sconvolta e triste – dice la cancelliera tedesca – di fronte a questa sofferenza e a questo dolore. In questo terribile momento il mio pensiero va ai familiari delle vittime, ai quali esprimo le mie condoglianze. Questi giovani erano venuti a far festa. Invece alcuni di loro hanno trovato la morte e altri sono rimasti feriti”.

LA MANIFESTAZIONE CHIUDE PER SEMPRE. Intanto, gli organizzatori hanno preso una decisione drastica: la definitiva chiusura della manifestazione. L’organizzatore della Love Parade,ha annunciato, dopo la tragedia di Duisburg, la definitiva chiusura della manifestazione. “Le parole non bastano per spiegare le dimensione dello sconcerto – ha detto Rainer Schaller, il patron dell’iniziativa, all’agenzia di stampa Dpa -. La cosa più importante è che si chiariscano i fatti”.

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