Fini: “Non mi dimetto, Berlusconi illiberale”

di Redazione

Gianfranco FiniROMA. “In due ore, senza la possibilità di esprimere le mie ragioni, sono stato di fatto espulso dal partito che ho contribuito a fondare”.

Gianfranco Fini rompe il silenzio e replica a Silvio Berlusconi, dando alla cosa l’ufficialità di una conferenza stampa. “Ovviamente non darò le dimissioni – ribadisce all’indomani dell’ufficio di presidenza del Pdl che lo ha ‘sfiduciato’ nel suo ruolo di leader di Montecitorio – perché il presidente della Camera deve garantire il parlamento e non la maggioranza che lo ha eletto”. Fini ha mal digerito l’invito del presidente del Consiglio a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio, un invito che, a suo dire, rappresenta una “concezione non proprio liberale della democrazia”. Proprio “l’invito a dimettermi dalla presidenza di Montecitorio perché è venuta meno la fiducia del Pdl”, è l’affondo del numero uno della Camera, “dimostra una logica aziendale, modello amministratore delegato-consiglio d’amministrazione, che di certo non ha nulla a che vedere con le nostre istituzioni”.

Fini non nasconde l’amaro in bocca per quanto accaduto giovedì (“Ieri è stata scritta una brutta pagina per il centrodestra e più in generale per la politica italiana”), ma assicura che preserverà assieme ai suoi “i valori autenticamente liberali e riformisti del Pdl”. Neanche sulla battaglia per la legalità, il presidente della Camera è intenzionato a fare passi indietro: “È un impegno che avverto – ha spiegato – per onorare il patto con i nostri milioni di elettori onesti, grati alla magistratura e alle forze dell’ordine, che non capiscono perché nel nostro partito il garantismo significhi troppo spesso pretesa di impunità”. “Ringrazio – ha aggiunto il presidente della Camera – i tantissimi cittadini che in queste ore mi hanno manifestato solidarietà e mi hanno invitato a continuare nel nome di principi come l’amor di patria, l’unità nazionale, la giustizia sociale, la legalità intesa nel senso più pieno del termine: cioè lotta al crimine come meritoriamente sta facendo il governo. Ma anche etica pubblica, senso dello Stato, rispetto delle regole”.

Leggendo la sua breve dichiarazione ai giornalisti che lo hanno raggiunto all’Hotel Minerva di Roma, Fini ha voluto poi fare riferimento ai parlamentari a lui vicini, che in queste ore si stanno organizzando per formare un gruppo autonomo sia alla Camera che al Senato. Il gruppo che nascerà, ha spiegato il presidente della Camera, “è formato di uomini e donne liberi che sosterranno lealmente il governo ogni qual volta saranno prese scelte nel solco del programma elettorale e lo contrasteranno – ha avvertito – se le scelte saranno ingiustamente lesive dell’interesse generale”. Il nome del nuovo gruppo, “Futuro e Libertà per l’Italia”, è già stato formalizzato presso gli uffici della Camera, cui sono state anche consegnate le 33 richieste di adesione da parte dei deputati. In un primo tempo si era pensato che i gruppi parlamentari avrebbero potuto prendere il nome di “Azione nazionale” e rispolverare così il vecchio acronimo di An . Prima ancora si era parlato di “Nazione e libertà”.

I finiani, nel frattempo, continuano a contarsi. A Palazzo Madama è stata toccata la soglia dei 10 senatori necessaria per costituire un gruppo autonomo, mentre alla Camera è già stato depositato il nome del gruppo dei deputati, al quale hanno già aderito 33 finiani. L’ex leader di An, però, deve fare i conti in queste ore anche con qualche no illustre. Uno su tutti quello del sindaco di Roma ed ex An Gianni Alemanno. “Sono schierato dalla parte di Berlusconi con chiarezza. Mi dispiace profondamente per quello che è accaduto, però sto nel Pdl con convinzione” ha detto il primo cittadino della Capitale, che poco prima aveva spiegato di non avere le idee chiare sull’evolversi della situazione all’interno del Pdl.

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