Borsellino, 18 anni dopo la strage tra ricordo e polemiche

di Redazione

 PALERMO. E’ l’anniversario della strade di via D’Amelio, 18 anni dopo quel 19 luglio 1992quando una bomba uccisa il giudice Paolo Borsellino e i cinque agenti della scorta, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina.

Il presidio delle “agende rosse” ha dato il via alle 8 di questa mattina alle celebrazioni in via D’Amelio. In piazza soprattutto giovani, anche bambini, gruppi di scout. L’associazione “19 luglio” ha organizzato un presidio nel luogo dell’eccidio. Alle otto c’erano appena una decina di persone, ma poi, pian piano, la via si è popolata e ora, ad animare la strada con canti e balli, ci sono i bimbi dell’associazione Ubuntu, del centro salesiano Santa Chiara e ell’associazione Ragazzi di strada dello Zen.

Celebrazioni ancora più significative dopo il danneggiamento di sabato, in via Libertà, delle statue in gesso di Falcone e Borsellino poste proprio in occasione di questo anniversario. Non senza polemiche in merito all’assenza, nel capoluogo siciliano, di rappresentanti del governo, in particolare quella del ministro della Giustizia Angelino Alfano (che farà celebrare una messa al ministero), criticata dalla europarlamentare Idv Rita Borsellino, sorella del giudice. Tuttavia la presenza di autorità si registrerà nella giornata di lunedì.Il presidente del Senato Renato Schifani in mattinata ha reso omaggio alla memoria di Borsellino e dei cinque agenti di scorta visitando la caserma Lungaro di Palermo e deponendo una corona di fiori all’interno del reparto scorte. Alle 16.55, ora della strage, l’associazione “19 luglio” ha organizzato un minuto di silenzio, sempre in via D’Amelio. Quindi, due cortei attraverseranno la città. Uno, cui hanno aderito dodici associazioni nazionali e cittadine, tra le quali anche Libera, partirà alle 18 e arriverà all’albero Falcone, altro luogo simbolo di Palermo. Al corteo dovrebbe prendere parte l’esponente di Italia dei Valori Antonio Di Pietro. Alle 20,30, invece, Giovane Italia ha organizzato una fiaccolata, cui parteciperanno il presidente della Camera Gianfranco Fini, Maurizio Gasparri e il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Ma per assenza si sono caratterizzati anche i palermitani: domenica, alla marcia delle “Agende rosse” (per rievocare l’agenda scomparsa dall’auto del giudice Borsellino subito dopo l’attentato), c’erano poco più di 100 persone, in gran parte non siciliane.

Intanto, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato ad Agnese Borsellino, invita le autorità a sostenerele nuove indagini sulle stragi che sconvolsero l’Italia negli Anni Novanta. “Con armonia d’intenti e pieno spirito di collaborazione – sottolinea il capo dello Stato – le istituzioni tutte debbono contribuire a fare piena luce su quegli episodi rispondendo così all’anelito di verità e giustizia che viene innanzitutto da chi, come lei e i suoi famigliari, è stato colpito negli affetti più cari, ma nello stesso tempo e più che mai dall’intero Paese”.

Come Napolitano, anche il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso,ha voluto far riferimento alle indagini in corso. “Che la strage di via D’Amelio non fu solo responsabilità della mafia lo sapevamo da anni. È un’intuizione vecchia. Ora il problema è trovare gli elementi processuali che accertino questa verità” ha detto Grasso, intervenuto alla cerimonia organizzata nella caserma della polizia Lungaro. “La verità sulla strage di via D’Amelio – ha aggiunto – è ingombrante solo per chi la teme, per chi ha paura delle conseguenze di certe indagini. Certo non per chi la cerca”. Commentando poi le dichiarazioni di alcuni magistrati che avevano rivolto un appello a chi sa la verità sulla strage e ha taciuto finora, Grasso ha detto: “Non è un problema di appelli. Combattiamo da sempre con l’omertà e, oramai, non è più soltanto un problema siciliano o meridionale. Noi – ha concluso – andiamo avanti grazie alle intercettazioni e anche grazie ai collaboratori di giustizia”.

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