Amanda Knox: “Non ho ucciso Meredith”

di Redazione

Amanda KnoxPERUGIA. In un’intervista rilasciata al quotidiano britannico Daily Express, Amanda Knox, la ragazza americana condannata a 26 anniin primo grado per l’omicidio della studentessa inglese Meredith Kercher, compiuto aPerugiala notte del 1 novembre 2007, dal carcere continua a proclamarsi innocente.

Rivela come continui a scriversi spesso con Raffaele Sollecito, condannato insieme a lei: “Ci scriviamo spesso, ci diamo forza a vicenda. Siamo finiti in un caso surreale che continuiamo a non capire ma che almeno ci ha uniti”. “Qui in carcere – dice la Knox – ho capito che certe volte cose cattive succedono alle persone buone. Sono in una situazione che non riesco a spiegare e a volte a comprendere. E’ come se accadesse a qualcun’altro. Trovo veramente duro accettare che la mia amica Meredith sia morta e che io sia accusata di averla uccisa”.

Amanda spera di ottenere i domiciliari. Il pericolo di fuga, dice, non c’è: “Chiunque pensi che possa lasciare il paese non mi conosce o non capisce quanto importante sia per me uscire completamente pulita da questa storia”. In prigione la ragazza americana si sveglia, presto, alle sei di mattina. Racconta al giornale di praticare un po’ di yoga prima di dedicarsi alle lettere che riceve da amici, parenti o semplici sostenitori. Ne riceve oltre 300 al mese: “La gente dice di non arrendermi e questo mi aiuta molto”.

Adottobre si svolgerà il processo d’appello. “Io – afferma – continuo ad avere fede nel sistema giudiziario italiano, ma non è facile. Pensavo che tutto si sarebbe chiarito nel corso del processo e che la mia innocenza sarebbe stata riconosciuta immediatamente. Al processo ero piena di fiducia e la delusione è stata immensa”.

La Knox e Rudy Guédé (condannato a 16 anni) sono agli arresti nel carcere di Capanne, mentre Sollecito (condannato a 25 anni), dopo essere stato anch’egli in custodia al carcere perugino, è stato trasferito dall’inizio del 2008 presso il carcere Vocabolo Sabbione di Terni.

Amanda è coinvolta anche in un altro processo,insieme al padre Curt e alla madre Edda Mellas, per calunnia a mezzo stampa a danno di cinque agenti della squadra mobile di Perugia. Sul sito web del quotidiano britannico “The Sunday Times” dichiararono che la giovane dopo l’arresto non era stata assistita da un interprete, che non le erano stati somministrati né cibo né acqua, che era stata ‘abusata’ sia fisicamente che verbalmente, che era stata colpita dietro la testa con una manata e minacciata in caso avesse chiesto un avvocato. L’udienza doveva tenersi lo scorso 6 luglio ma è stata rinviata per un difetto di notifica al prossimo 19 ottobre.

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