Addio al giornalista Mino Damato

di Redazione

Mino DamatoROMA.E’ morto a 72 anni il giornalista televisivo Mino Damato. Il decesso è avvenuto venerdì, ma la famiglia ha diffuso la notizia solo due giorni dopo.

Damato era nato a Napoli il 1 dicembre 1937. Entrò alla Rai nel 1968, fu inviato in zone di guerra (Vietnam, Cambogia, Afghanistan) e fece parte della redazione del Tg1. Nel 1985-1986 condusse una particolare edizione di “Domenica In”, trasformando il tradizionale spettacolo della domenica pomeriggio di Rai 1 in una trasmissione più giornalistica e divenne celebre una sua camminata in diretta sui carboni ardenti. Tra il 1988 e il 1990 condusse la trasmissione di cultura, mistero e attualità “Alla ricerca dell’Arca”.

Negli anni Novanta lasciò la televisione e si diede alla politica e all’impegno civile con la creazione della Fondazione “Bambini in emergenza” per bimbi abbandonati e malati di Aids. Adottò una bambina romena affetta da Aids che morì alcuni anni dopo. Nel 1999 si candidò al Parlamento europeo nelle liste di Alleanza Nazionale e fu il primo dei non eletti nella circoscrizione Centro. L’anno dopo per lo stesso partito venne eletto nel Consiglio regionale del Lazio ma poi passò al gruppo misto. Nel 2005 tentò nelle liste di Forza Italia ma non fu eletto. Alle comunali di Roma 2008 costituì una lista di sostegno a Rutelli.
“Mino era un uomo che guardava in alto cercando la sua luna senza fare come quelli che si fissano il dito”, ha detto la famiglia in un comunicato. “Il suo sogno era quello di poter interpretare questo mondo scoprendone di nuovi, sia che fossero nello spazio – quello spazio da lui tanto amato e che simboleggiava il futuro e dunque la speranza – sia che scavasse con gli occhi e con la coscienza nei drammi della storia contemporanea. Ha vissuto da esploratore e pioniere mediatico, scientifico e anche politico e si è esposto al giudizio e alle critiche, spesso ingiuste, che vengono indirizzate solo a chi non vive di conformismo e banalità. Ha sempre indicato una strada davanti a sé. Non tutti hanno avuto il coraggio di seguirla. La sua solitudine è stata un segno distintivo di questi tempi aridi. Per Mino e per tutti quelli che gli vogliono bene questo viaggio non avrà mai fine”.
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