Storia di una violenza su minore nella provincia di Caserta

di Redazione

 CASERTA. Aurora è una ragazzina tredicenne, lui un suo parente, sposato e padre di figli. Una brutta storia di violenza imposta, subita, reiterata in un vecchio casolare abbandonato.

Aurora finalmente è approdata in una realtà di accoglienza consolidata dalla esperienza di drammi al femminile gestiti con scrupolosa attenzione e rispetto, forte di uno staff sociologico, psicologico e soprattutto legale, che sa accogliere umanamente, che protegge decisamente e che spiega, le spiega ogni abuso ed ogni diritto, con competenza ed equilibrio. Un Centro di accoglienza dalle spalle larghe. Centinaia e centinaia di casi, stupri, violenze domestiche, abbandoni, ragazze madri, giovanissime straniere strappate alla strada. Così Aurora, spalleggiata costantemente dalla sua avvocatessa, riceve giustizia. Arriva oggi la condanna di chi le ha letteralmente rovinato la vita. E’la fine di un capitolo di questa triste storia umana.

Solo Aurora è il nome inventato per il rispetto che merita una ragazza. La storia invece è tutta vera. Vera come è vero il Centro Accoglienza dell’associazione “Spazio Donna” che, con radicate sedi a Casagiove e Caserta, agisce senza clamori e tempestivamente da oltre 20 anni nella provincia con una incidenza senza sosta sull’intero vissuto femminile di tutto questo complesso territorio.

Come è vera l’avvocatessa, Mariangela Stefanelli, che ha condotto tenacemente un caso che, oltre al confronto dai profondi risvolti legali ed ambientali, aveva eccezionali difficoltà di gestione umana e psicologica della materia giuridica. Come è vera la sentenza, esemplare, impeccabile, emessa il 20 luglio 2001, per il Tribunale Penale di S. Maria C.V. dalla II° sezione collegio C presieduta dal giudice, dott. Pacelli.

Come è vero il reato riconosciuto del delitto di cui agli art. 81 cvp, 609 bis e ter cpv.1 c.p., per avere con più atti esecutivi di un unico disegno criminoso, con minacce gravi e con dazioni di danaro, abusato e violentato sessualmente una minore approfittando della minore età e del grado di parentela. Tutto vero, come è vera la condanna a 7 anni di reclusione con interdizione perpetua dai pubblici uffici e da strutture pubbliche o private con presenze di minori di un individuo di cui non si fa il nome per mera compassione, ma che la gente che sa, almeno quella del suo paese, conosce fin troppo bene.

L’augurio è che al suo ritorno, espiata la pena, tutti i concittadini sappiano fissarlo bene e forte negli occhi affinché egli tenga per sempre bassi i suoi.

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