Provincia, Di Santo: “Basta con le furbizie”

di Redazione

Eugenio Di SantoSANT’ARPINO. “La convocazione del consiglio provinciale con il medesimo ordine del giorno delle precedenti convocazioni, senza aver sciolto i nodi di carattere politico, rappresenta l’ennesimo strappo non più tacibile”.

Lo afferma il consigliere provinciale dell’Udc e sindaco di Sant’Arpino Eugenio Di Santo, che non ha ritenuto opportuno prendere parte alla seduta del Consiglio tenutasi lo scorso 10 giugno.

“La formazione della giunta con elementi del partito, senza passare per il doveroso bagno elettorale, – dice Di Santo – ha rappresentato e rappresenta una forzatura ancora non rimarginata, ed è appena il caso di ricordare che questi signori scelti tra le truppe scelte, non hanno nemmeno sentito il bisogno di chiedere al segretario( ha proposito, se ci sei batti un colpo, non come con il comunicato contro i primi dei non eletti, che è sembrato una sorta ‘forte con i deboli e debole con i forti’) di convocare una riunione con il gruppo per concordare metodi, programma e strategia”.

“La nomina del capogruppo – continua l’esponente dello scudocrociato – che poteva essere un momento di unione e saldatura politica, si sta rivelando controproducente, infatti le decisioni del gruppo non vengono rispettate, (vedi vicenda vicepresidente) confondendo, il capogruppo, la delega a trattare con la delega a decidere. Il capogruppo rappresenta l’unità del gruppo, e non può se non traendo le dovute e doverose conseguenze non attenersi alla volontà unanime dei consiglieri”.

“Sul piano amministrativo – riflette Di Santo – il decreto del presidente Zinzi per la vicenda rifiuti, rappresenta un pugno nello stomaco ed una decisione assurda ed illegittima, naturalmente presa in solitudine o con l’avallo di qualche oscuro burocrate senza quest’ultima averla nemmeno, preventivamente, comunicata ai consiglieri provinciali”.

“Per tutte queste vicende – conclude – ho ritenuto opportuno non prendere parte ai lavori del Consiglio Provinciale del 10 giugno, consapevole di non poter condividere un percorso con il voto in aula, che avrebbe rappresentato solo l’ultima di una lunga serie di piccoli e grandi soprusi, conditi con qualche furbizia che da questo momento ritengo di non poter più tacere”.

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