Rientrano da Gaza gli attivisti italiani: “Siamo stati sequestrati”

di Redazione

Angela LanoMILANO. E’ atterrato all’aeroporto di Milano Malpensa il volo della Turkish Airlines da Istanbul con a bordo tre degli attivisti italiani rilasciati da Israele dopo il blitz.

Si tratta di Angela Lano (nella foto), Giuseppe Fallisi e Awin Qaraqe. Tante le bandiere palestinesi sventolate in attesa dell’arrivo dei tre volontari, fra cui quelle dell’Associazione di sostegno alla popolazione palestinese di Milano, i cui rappresentanti egiziani mostrano uno striscione di “bentornati”, e hanno scandito brevemente alcuni cori “Nethanyau e Barak assassini”. In mattinata era rientrato a Fiumicino anche l’altro italiano, Manuel Zani. Le sue prime parole sono state: “Non ho subito violenza ma sono stati negati i miei diritti”.

I RACCONTI. Scene di terrore e di morte, quelle avvenute a bordo della Mavi Marmara nel racconto di Manolo Luppichini, pacifista italiano rientrato in Italia. “Nel carcere ho parlato con marinai e passeggeri” della nave turca assaltata dall’esercito israeliano “che mi hanno confermato che c’è stata una violenza terribile. A bordo della nave sono stati trovati diversi morti nei bagni uccisi con un colpo alla nuca. Sono stati colpiti dagli elicotteri che hanno sparato raffiche di mitra dall’alto”. Luppichini ha raccontato che molti passeggeri della nave sono stati colpiti con il taser e anche il comandante della nave è rimasto ferito. Nel blitz dell’esercito israeliano contro le navi di pacifisti “ci sono stati almeno 19 morti e parecchi cadaveri sono stati buttati in mare” ha aggiunto l’attivista italiano. “Ho la testimonianza delle infermiere che stavano sulla nave, parecchi cadaveri sono stati buttati in mare e ci sono 170 feriti alcuni dei quali in gravissime condizioni”. Luppichini ha inoltre affermato di essere stato picchiato nell’aeroporto dall’esercito israeliano: “Siamo stati lasciati senza acqua, trattati come bestie”.

Manuel Zani, racconta le fasi concitate che hanno portato al suo arresto e a quello di altri centinaia di attivisti. “Noi – racconta dopo aver superato il muro umano di amici che lo hanno stretto in un abbraccio soffocante – insieme a Manuel Luppichini eravamo a bordo della nave per girare un documentario. Di quella notte, infatti, ricordo: navigavamo tranquillamente quando abbiamo visto i gommoni israeliani che hanno circondato tutte le navi e sono saliti a bordo. Molti attivisti si sono chiusi nella cabina del comandante che era l’obiettivo delle forze militari israeliane. Nessun’arma sulla nave, gli attivisti hanno fatto scudo con i loro corpi, infatti dopo pochi minuti i militari si sono impadroniti della cabina di pilotaggio della nave”.

Muove pesanti accuse al governo israeliano la giornalista torinese Angela Lano.”Israele ha mostrato il suo volto terroristico brutale e crudele – ha detto la giornalista raccontando quello che è accaduto -, eravamo una flottiglia umanitaria e stavamo portando 10 milioni di euro di aiuti. Avevamo medicinali, prefabbricati e sedie a rotelle”. La reporter descrive l’attacco come “una delle cose peggiori che le sia capitata nella sua vita”. “In piena notte i soldati hanno assaltato le navi e gli attivisti hanno formato un cordone umano per difendere la cabina di pilotaggio, ma l’Esercito ha sparato contro i pacifisti e dopo aver riempito di calci e pugni il capitano ha preso il comando della nave”. Secondo il racconto, tutti i passeggeri allora sono stati spostati sul ponte. “Siamo stati tenuti in ostaggio per 8 ore sotto al sole e non potevamo neanche andare in bagno, poi tutte le nostre cose sono state sequestrate e non ci sono mai più state restituite”. Angela è un fiume in piena e non si stanca di raccontare più volte quello che lei definisce “il suo inferno”. Descrive nei minimi dettagli tutta l’odissea, dall’attacco dei soldati alle navi fino alla detenzione in una prigione nel deserto del Negev. “Noi donne non siamo state toccate, tuttavia, ciò che è avvenuto va contro tutte le leggi di diritto internazionale”.

“Ci hanno tenuti senza bere e mangiare – ha dichiarato Qaraqe ai giornalisti – questi soldati hanno subito un lavaggio del cervello e agiscono come dei terroristi che hanno l’ordine di uccidere”. Qaraque punta il dito contro il blitz di Israele che, sottolinea, è avvenuto in “acque internazionali. Tutto il mondo deve sapere questa verità”.

VATICANO: “BASTA EMBARGO”. Cresce, intanto, il pressing internazionale per la fine del blocco di Gaza. “E’ evidente dopo questo incidente che la politica adottata di questo isolamento della Striscia di Gaza non può funzionare, perché bisogna prima di tutto dare una risposta positiva ai diritti fondamentali di cibo, di acqua, di medicinali, di educazione per la popolazione di Gaza”. E’ quanto ha detto monsignor Silvano Tomasi osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio Onu di Ginevra, ai microfoni della Radio Vaticana. “Dobbiamo considerare l’incidente dei giorni scorsi – ha aggiunto – come uno dei tanti eventi che sono allo stesso tempo causa e risposta all’instabilità politica e militare del Medio Oriente”. “Quindi – ha proseguito – dobbiamo tutti incoraggiare la comunità internazionale e i Paesi più direttamente interessati a lavorare per una soluzione di lunga durata che non può essere altro – a questo punto – che quella di uno Stato palestinese e di uno Stato israeliano sicuro, in modo che tra i due si possa eventualmente non solo rispettare le regole dell’indipendenza ma anche aprire la porta alla collaborazione”.

ONU. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha affermato che il grave incidente “mette in luce il blocco dei Territori che dura da troppo tempo”, un blocco che è “controproducente, insostenibile e sbagliato”. “Punisce civili innocenti e deve essere levato immediatamente”, ha chiesto Ban. E mentre il presidente turco Abdullah Gul assicura che i rapporti con Israele “non saranno mai più gli stessi”, anche Sudafrica ha richiamato il proprio ambasciatore.

ISRAELE MOSTRA FOTO PRESUNTO “MARTIRE”. E nell’ennesimo tentativo di riguadagnarsi i favori dell’opinione pubblica mondiale, Israele ha diffuso un video, apparentemente girato a bordo della nave turca Navi Marmara, in cui uno degli attivisti si augura di diventare shahid, martire, nello scontro con le truppe israeliane.

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