Manovra, il Pd manifesta a Roma ed espone controproposte

di Redazione

Pierluigi BersaniROMA. L’articolo uno della Costituzione sancisce che la sovranità appartiene al popolo ma, secondo il leader del Pd Pierluigi Bersani, il premier Silvio Berlusconi non se lo ricorda.

“Si vede chiaro dai suoi messaggi che la sua memoria, che pure è vivida, non arriva al secondo comma”, ha detto il segretario del Pd nel suo intervento alla manifestazione del Pd al Palalottomatica diRoma contro la manovra. “Allora glielo ricordiamo noi: quelle forme e quei limiti sono una magistratura indipendente, una libera informazione, e che tutti sono uguali di fronte alla legge”. Ma, ha sottolineato, “tutto questo non si può cambiare e se non gli piace va a casa”.

L’esecutivo Berlusconi “è una macchina tarata per accumulare consenso, non per fare governo” ha aggiunto Bersani, che ha poi attaccato anche la manovra: “Non abbiamo mai avuto una discussione sul che fare per la crisi, abbiamo avuto dieci mini manovre, dieci decreti, pilloline. Per chi passava il suo tempo a misurare le pagine del programma di Prodi, il record di Prodi lo ha battuto: 2.380 commi senza uno straccio di idee, senza direzione di marcia”. “Con questa manovra – ha aggiunto Bersani – viene data una pistola agli enti locali perchè sparino al popolo. Perchè sparino al popolo non alle quaglie. Saremo punto e da capo tra qualche mese e avremo dato una botta ai redditi medio bassi. La manovra è depressiva. Riduce i consumi, lo dice anche la Banca d’Italia. In questa manovra pagano gli insegnanti, i bidelli i poliziotti ma quelli con il reddito di Berlusconi non pagano zero”.

Il Pd presenterà i suoi emendamenti alla manovra ma deve essere chiaro, sottolinea Bersani, che alla base c’è “un’altra idea del Paese, dell’Italia”. Il segretario democratico espone le controproposte del suo partito ma precisa: “Sia chiaro che abbiamo in testa un’altra visione della politica economica, dell’Italia, del mondo”. Per quanto riguarda la manovra, Bersani ribadisce il concetto già espresso più volte: “Dobbiamo spostare il carico di questa manovra, dobbiamo prendere i soldi per altre strade. Alleggeriamo il carico su famiglie, imprese e lavoro e spostiamolo su rendite finanziarie e immobiliari e sugli evasori”.Insiste Bersani: “Se c’è qualcosina da ‘mandare giù’, debbono mandarla giù tutti, non solo alcuni”.

Per quanto riguarda l’aumento dell’età pensionabile delle donne che lavorano nel pubblico impiego, Bersani offre la sua controricetta: “Noi siamo per un comune (valido sia per le donne che per gli uomini, ndr) meccanismo di flessibilità in uscita, senza fare salti mortali di cinque anni da un giorno all’altro”. “Io sono figlio di un artigiano, mio padre si sarebbe vergognato a non dare niente a un apprendista”. E ancora, “la questione degli invalidi grida vendetta”. Fondamentale, continua, sarà il ruolo del fisco: “E’ il punto clou per spostare i pesi da chi paga sempre verso chi non paga, dal lavoro e dall’impresa alle rendite”. Il Pd, insiste, propone “l’alleggerimento del patto di stabilità” per gli enti locali, il ripristino del credito di imposta per il Mezzogiorno, “un’asta per le frequenze liberate dal digitale terrestre, perchè non ci piace questo ‘aumm-aumm’ che si sta imbastendo”. Inoltre, un intervento sui costi della politica, “una Maastricht dei costi della politica, facciamo una media europea e mettiamoci lì”. Bersani chiede inoltre un’aliquota del 20% per le rendite finanziarie, con franchige sociali e esclusione dei Bot; la soppressione delle province nelle città metropolitane; la cancellazione immediata delle norme in deroga sugli appalti; “la rivisitazione di alcune opere in primis il ponte sullo Stretto di Messina”. Insomma, insiste, “noi dobbiamo stare con i più deboli e con i più esposti. Non lo dico solo per un’idea di solidarietà, ma perchè senza un’idea di comunità non è possibile uscire dalla crisi”.

Il leader del Pd ha poi affrontato il tema del ddl sulle intercettazioni: “Dicono che stanno riflettendo, bene. Vuol dire che hanno capito che vanno sul duro ma attenti, loro fanno così: fanno alt, non trovano la quadra e si rimettono l’elmetto e via con i voti di fiducia. Finora hanno messo oltre 30 voti di fiducia e 50 decreti. Siamo a circa un voto di fiducia alla settimana di lavoro in Parlamento. Ma il Parlamento è il luogo della libertà di tutti e se si zittisce quel luogo non c’è più libertà per nessuno. Mi chiedo quale sia la ragione di questa ossessione del premier sulla legge sulle intercettazioni”

Per Bersani, inoltre, bisogna lottare “contro gli effetti collaterali del berlusconismo, che creano antipolitica e il diffondersi della sfiducia”. Effetti che “sono coltivati da Berlusconi per sguazzarci dentro. Sembrava che questo governo doveva cambiare tutto e invece non ha fatto niente. Nascondono i problemi col frastuono. È un meccanismo che rischia di fare diventare gli italiani frustrati e impotenti, ed ecco invece il nostro compito, il compito del Pd, difficile ma ineludibile: trasformare la rabbia dei cittadini in energia fiduciosa per il cambiamento e per farlo mi rivolgo a tutte le forze di opposizione. Siamo un bel partito, una delle più grandi forze riformiste europee, dobbiamo solo essere più forti delle nostre debolezze”.

Un attaccoanche alla Lega: “Vorrei mandare un messaggio a Bossi, un messaggio a Pontida per dirgli: guarda Umberto che con il ‘Va pensiero’ o tifando Paraguay non si mangia mica né si fa il federalismo. Questa Lega qua è dura sugli inni e sulla Nazionale di calcio ma con i miliardari è mollacciona”.

Tra i temi affrontati anche quello della Rai: “La Rai è pagata per lavorare contro se stessa. Dà fastidio che lo dico? Ma lo faccio carte alla mano – continuato Bersani – e con sullo sfondo il caso Santoro. Berlusconi, il governo, Tremonti vogliono la libertà di impresa? E allora Tremonti liberi la Rai, che è una azienda del Tesoro”.

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