Intercettazioni, respinta proposta dei finiani: resta limite 75 giorni

di Redazione

Gianfranco Fini ROMA. All’indomani dei dubbi sul testo espressi dal presidente della Camera Gianfranco Fini e dai suoi fedelissimi, governo e Pdl hanno ribadito il loro “no” alla richiesta dell’ex leader di An di stralciare dal disegno di legge il limite dei 75 giorni, ossia la durata massima per intercettare prevista dal provvedimento.

Nel corso di un vertice a Palazzo Madama, Pdl e governo hanno ribadito allo stesso tempo che, almeno per ora, non sono previste modifiche neanche in merito alla norma transitoria, che consente di applicare le nuove disposizioni sulle intercettazioni ai procedimenti in corso. “Allo stato attuale non ci sono cambiamenti rispetto agli emendamenti presentati. Se poi nel Pdl si vogliono avanzare nuove proposte, si riuniranno gli organi di partito competenti. Ci sono la Consulta sulla Giustizia e l’Ufficio di Presidenza”, ha detto il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri.

I finiani continuano da parte loro a chiedere che vengano stralciati dal ddl intercettazioni la norma transitoria e il limite dei 75 giorni. L’obiettivo, a quanto si apprende, sarebbe di introdurre le modifiche già al Senato, evitando ulteriori interventi nella terza lettura del provvedimento alla Camera.

Al vertice governo-Pdl svoltosi nello studio del capogruppo Gasparri, hanno preso parte il Guardasigilli Angelino Alfano, il sottosegretario Giacomo Caliendo, il relatore Roberto Centaro e i senatori del Pdl Giuseppe Valentino e Piero Longo.

In mattinata la commissione Giustizia ha approvato nove degli undici emendamenti presentati da Pdl e Lega alla legge. Ora, pertanto, rimane da discutere soltanto sulla norma transitoria e sull’arresto in flagrante per i reati di violenza sui minori. Filippo Berselli è ancora possibilista: “Il rinvio a martedì per ulteriori approfondimenti serve a evitare polemiche e strumentalizzazioni mediatiche nei nostri confronti. Non vogliamo certo passare come il governo amico dei pedofili e altre castronerie del genere”.

PERA: “FINI COME ATTILA”. “ll presidente della Camera cala sulla Costituzione e sulle istituzioni della Repubblica come Attila: incendia, saccheggia e devasta. Peggiori degli effetti che provoca sono le motivazioni: se Fini intende ‘svolgere un ruolo politico’, come egli ha dichiarato, allora, se ne è capace, lo svolga nelle sedi appropriate. La presidenza della Camera è incompatibile con i ricatti politici”. Dall’ ex presidente del Senato, Marcello Pera, arriva una condanna senza appello verso Gianfranco Fini, paragonato al re degli Unni, che era chiamato “Flagello di Dio” per la sua ferocia. “La voglia di fare futuro può anche portare a tradire gli impegni elettorali, ma non i vincoli costituzionali” avverte Pera.

DI PIETRO: “DDL INEMENDABILE E IMPROPONIBILE”. “Il disegno di legge sulle intercettazioni è inemendabile e improponibile”. Lo afferma il leader dell’Idv Antonio Di Pietro ai microfoni di CNRmedia. “Sia la versione iniziale che tutti i ripensamenti e le modifiche che stanno cercando di fare adesso la dicono lunga – osserva l’ex pm – sulla reale motivazione per cui devono fare questo provvedimento. Se è vero, come è vero, che si può modificare, anzi si può stravolgere, allora ci dobbiamo chiedere perché abbiano tentato di farlo in quel modo così squallido e così improponibile. Adesso però – prosegue Di Pietro – si passa dalla padella alla brace, perché rimangono, di fondo, due grossi divieti. Ai giornalisti, di informare l’opinione pubblica sui fatti giudiziari che accadono, specie sui fatti che riguardano la grande criminalità economica, finanziaria e politica istituzionale. E ai magistrati – conclude – di poter indagare a fondo, utilizzando i moderni strumenti della tecnologia”.

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