Intercettazioni, Bossi: “Se Napolitano non firma siamo fregati”

di Redazione

Umberto BossiROMA. “Bisogna dare un’accelerazione per trovare una via d’uscita e per farlo bisogna parlare con Berlusconi e il capo dello Stato perché se il presidente della Repubblica non firma siamo fregati”.

Lo afferma il leader della Lega Umberto Bossi conversando con i giornalisti in merito al ddl intercettazioni, dopo aver incontrato il presidente della Camera Gianfranco Fini. A chi gli chiede se ci sia già una soluzione il Senatùr risponde: “Su alcuni punti si può lavorare, una soluzione ancora non c’è ma sono fiducioso”.

Il ministro dei Trasporti Altero Matteoli ritiene che “ci siano i presupposti e i tempi per approvare prima delle vacanze estive il ddl”: “Una volta approvato dal Senato, credo che ci siano tutti i tempi per poterlo approvare prima delle ferie, una settimana in più o in meno non cambia molto”. A suo avviso “il problema è legato ai lavori della Camera, deciderà la Conferenza dei capigruppo perché mi pare che ci siano tre provvedimenti che hanno tutti la stessa valenza: la conversione del decreto fiscale, che ha una scadenza ed è obbligatoria, la legge sulle università e poi quella sulle intercettazioni”.

L’opposizione resta invece sul piede di guerra. Antonio Di Pietro definisce il ddl “immondo, incostituzionale, immorale e inemendabile: può essere soltanto ritirato”. L’Italia dei Valori spiega che”farà un’opposizione durissima fuori e dentro il Parlamento”. Il provvedimento ricomincia giovedì l’iter in commissione Giustizia alla Camera. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, propone di mettere un tetto alle spese per le intercettazioni per limitarne l’abuso. “Siamo tutti spiati: io sicuramente sì, lei non lo so, gli italiani penso un po’ meno. – ha detto a Unomattina – Credo sia giusto tutelare la privacy, ma dobbiamo fare una legge che non impedisca alle indagini delicate di avvalersi di uno strumento fondamentale”.

Ed è ancora polemica sulle dichiarazioni del premier Berlusconi che ha indicato in sette milioni e mezzo gli intercettati. “Sono critiche strumentali, speciose e ai limiti della malafede. – dice Luigi Vitali, componente della consulta Giustizia del Pdl – Se i bersagli intercettati nel 2009 sono stati 119.500, e negli altri anni non di meno, e ogni bersaglio interloquisce al giorno almeno con dieci persone, secondo una stima al ribasso, se ne ricava che, solo nel 2009, gli intercettati diretti e indiretti siano stati un milione e 200 mila. Poiché è naturale che non sono sempre gli stessi ad essere intercettati, se si fa una stima degli ultimi cinque anni, si capirà che sette milioni e 500 mila non è né una vulgata, né una bufala”.

L’Associazione nazionale magistrati ribadisce invece che si tratta di numeri sbagliati. “Non tengono conto che per ogni persona ci sono più utenze intercettate, quindi gli intercettati non corrispondono al numero delle intercettazioni che sono molte di più. Dire che viviamo in un Paese di spiati è una bugia assoluta. – ha detto Nino Di Matteo, presidente dell’Anm di Palermo – Se i costi lievitano non è perché aumentano le intercettazioni ma perché le aziende esterne a cui ci affidiamo ci fanno pagare sempre di più. Se non avessimo fatto uso delle intercettazioni molti latitanti e mafiosi pericolosi sarebbero ancora in giro”.

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