Fiat Pomigliano, accordo separato: referendum il 22 giugno

di Redazione

 NAPOLI. I sindacati dei metalmeccanici firmatari dell’accordo sullo stabilimento Fiat di Pomigliano D’Arco hanno promosso un referendum tra i lavoratori che si terrà il prossimo martedì 22 giugno.

Lo riferiscono al termine dell’incontro che si è tenuto in Confindustria. La Fiat ha sottoposto ai sindacati dei metalmeccanici un nuovo documento in cui viene aggiunto il 16esimo punto relativo alla istituzione di una commissione paritetica di raffreddamento sulle sanzioni, come era stato richiesto dalle organizzazioni che venerdì scorso avevano già dato un primo ok.

OK DELLA CISL. La Cisl pronta a firmare il piano presentato dalla Fiat per lo stabilimento di Pomigliano perché “tutte le regole contrattuali sono salve”. Lo ha detto il segretario nazionale della Cisl Raffaele Bonanni sottolineando che “quella della Fiom sono solo bugie e mi appello al senso di responsabilità della Cgil su questa vicenda”. “Ho apprezzato l’onestà intellettuale di Epifani – ha aggiunto Bonanni – ma non si lasciasse coinvolgere dalla cortina fumogena creata dalla Fiom che vuole solo accalappiare i media e coprire ancora una volta la ritrosia a qualsiasi innovazione”. E’ invece importante “che si investa in Italia – ha concluso Bonanni – e soprattutto che si dia il segnale che nel nostro paese è possibile investire. Il vero pericolo è che si decida di non investire in Italia ma in Serbia, Polonia o Detroit”.

FIOM CONFERMA IL ‘NO’. Giorgio Cremaschi, segretario nazionale Fiom, intervenendo nel programma ‘Nove in punto’ su Radio 24 ha ribadito la posizione di contrarietà della Fiom a qualunque accordo. “Ribadisco – ha detto Cremaschi – il nostro no all’accordo su Pomigliano. La nostra posizione è molto chiara, noi non pensiamo che per affrontare la crisi si debba rinunciare a dei diritti. Un no che non verrà modificato neanche da un eventuale referendum tra i lavoratori” che “va adottato sui diritti disponibili”. Perché, ha spiegato, “se i lavoratori votano sì ai 18 turni, pur considerandoli una fatica tremenda e siccome il contratto quel limite lo prevede, noi lo accettiamo. Ma se il referendum chiede di rinunciare al diritto di sciopero o ad alcune leggi sulla sicurezza (alcune sono indirettamente toccate), ai limiti di orario previsti dal contratto diciamo no, quelle rinunce non sono a disposizione di un referendum di una singola fabbrica”.

APPELLO COBAS ALLA FIOM. “La Fiom si unisca a noi alla lotta contro questo accordo. Invito i vertici del sindacato a partecipare alla nostra assemblea”: lo ha detto Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas, invitando i vertici della Fiom all’assemblea pubblica che si svolgerà sabato prossimo a piazza Mercato a Pomigliano d’Arco (Napoli), per discutere del piano proposto dall’ad della Fiat. “Finora – ha aggiunto Granillo – eravamo i soli a rifiutare questo accordo, sebbene illegittimamente non invitati dall’azienda al tavolo delle trattative. Ci fa piacere che la Fiom, almeno apparentemente, si schiera sulle nostre posizioni, ma invitiamo i vertici del sindacato ad aggregarsi a noi anche nella lotta contro la disumanità voluta dall’accordo”.

FISMIC: “FIOM NON DIFENDA PRIVILEGI E FURBERIE”. Alla Fiat di Termini Imerese ieri sera dalle 20 alle 22 hanno aderito allo sciopero 147 lavoratori su 512 presenti: lo afferma la Fismic in un comunicato nel quale si legge che “il motivo addotto dai sindacati locali è la protesta contro la mancata concessione di andare a vedere la partita dell’Italia. Ci chiediamo: che siano queste le libertà costituzionali che la Fiom vuole difendere?”. “La costituzione che vogliamo difendere noi della Fismic, insieme a Fim-Uilm ed Ggl con la firma che apporremo all’accordo oggi pomeriggio è quella dell’art.1 che recita che l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e non sulla disoccupazione” che “all’art. 4 dice che la Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. “Se la Fiom intende fare una battaglia a tutela del diritto di sciopero per andare a vedere le partite di calcio, se la Fiom crede che sia giusto che il 60% dei lavoratori partecipi al seggio elettorale, se la Fiom crede che sia giusto farsi dare la malattia da medici compiacenti quando c’é uno sciopero contrattuale faccia pure. A noi tutto questo appare anacronistico, il sindacato non è mai stato per la difesa dei privilegi e delle furberie”, prosegue la nota annunciando che l’accordo che sarà firmato oggi “salva lo stabilimento di Pomigliano e l’occupazione di decine di migliaia di lavoratori nel mezzogiorno: lo faremo perché è giusto farlo e non perché qualcuno ci ha mai ricattato. E poi – aggiunge la Fismic – chiederemo ai lavoratori di pronunciarsi liberamente su questo accordo”.

SCHIFANI. “Pomigliano è un banco di prova per tutti. Non può e non deve prevalere la logica dei veti incrociati. Non è più il tempo del no o della fuga. Per salvare l’occupazione e la dignità del lavoro serve un sforzo comune ed un sano realismo. Pomigliano non deve chiudere”. Lo afferma il presidente del Senato, Renato Schifani, nel suo intervento ad un convegno sul ‘costo dei figli’.

SACCONI. “Sono e rimango ottimista, sono convinto che ci siano ormai le condizioni – meglio con la firma di tutti – per realizzare l’investimento” della Fiat a Pomigliano. Lo ha detto arrivando alla relazione annuale della Covip, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha rinnovato un appello al segretario della Cgil, Guglielmo Epifani, “affinché non si comprometta, in alcun modo, la straordinaria opportunità per Pomigliano”.

FABBRICA RIAPRE PER ALFA 159. Intanto, il giorno dopo il ‘no’ della Fiom, che per domani ha annunciato un’assemblea pubblica al centro sociale ‘Borsellino’, la fabbrica riapre i cancelli per i soli addetti al modello Alfa 159, che ancora hanno una commessa produttiva, rispetto all’altro 40 per cento degli operai ormai rimasti senza modelli da assemblare. Lo scoramento su un’eventuale chiusura si fa largo tra gli operai, ma molti difendono le posizioni di chi ha detto ‘no’. “La spaccatura tra gli operai è palese – spiega Rocco D’Amore, uno dei lavoratori – c’é chi ha paura di perdere il lavoro, e chi invece vuole condizioni legali, che si attengano al contratto ed alla Costituzione, e non vuole cedere al ricatto posto dall’azienda e da quei sindacati che adesso pretendono di far ricadere sugli operai la responsabilità della decisione. Ma a dire il vero nessun sindacato confederale ha mai lavorato per una vera unità”.

Scrivici su Whatsapp
Benvenuto in Pupia. Come possiamo aiutarti?
RedazioneWhatsappWhatsApp
Condividi con un amico