17 anni per lo stupratore seriale di Roma. Il legale: ‘Faremo appello’

di Emma Zampella

Luca_BianchiniROMA. Il Pm Antonella Nespoli ha condannato a 17 anni di reclusione lo stupratore seriale di Roma, Luca Bianchini, aumentandone la pena di due anni, rispetto a quella decisa inizialmente, vista la ripetitività del reato.

Continua a dichiararsi innocente pur essendo stato incastrato dalle prove del Dna: Luca Bianchini, ex segretario di un circolo del Pd, ha smesso di stuprare serialmente le sue vittime, dopo essere stato accusato di violenza carnale ai danni di tre donne romane.

Gli abusi si sarebbero consumati, tra la primavera e l’estate del 2009, nel garage condominiale nei quartieri Bufalotta e Tor Carbone. Secondo l’accusa, il 34enne era un ragazzo ossessionato dal sesso che sognava di fare l’amore con donne più grandi di lui: un pensiero che forse lo angosciava anche”. Le vittime di Bianchini erano donne molto più grandi di lui che venivano immobilizzate con nastro adesivo e fascette da elettricista, abusandone continuamente.

Le violenze si consumavano di notte, quando il condominio era quasi deserto. Gli episodi contestati dai pm Maria Cordova e Antonella Nespoli, erano tre: il primo all’Ardeatino il 5 aprile 2009, il secondo il 2 giugno alla Bufalotta ai danni di una giornalista e il terzo il 2 luglio nei confronti di una studentessa. Bianchini era stato arrestato il 10 luglio del 2009, grazie all’identikit delle vittime che avevano segnalato un uomo tra i 30 e i 40 anni, alto 1,75m, dall’accento romano.

Ad assistere all’udienza anche una delle vittime che alla lettura della condanna è scoppiata in lacrime abbracciando prima il suo legale e poi i pm. Presente al momento della sentenza anche lo stesso Bianchini che non ha battuto ciglio, né ha rilasciato commenti: prima di essere portato via ha salutato il suo legale Giorgio Olmi, che lo ha difeso assieme al collega Bruno Andreozzi. Il legale dello stupratore ha così dichiarato il suo rammarico dopo la lettura della sentenza: “È stata una sentenza pesante che è andata oltre le richieste del pubblico ministero per quanto riguarda la pena, non ha ritenuto di riflettere su tutte le obiezioni e gli spunti dati dalla difesa. Impugneremo questa decisione. Di motivi di appello ce ne sono molti, prospettazioni che pretendevano di avere un accertamento, una risposta. Tra queste quelle relative alla perizia psichiatrica, alla ripetizione dell’esame del dna, accertamenti sui tabulati telefonici per verificare luoghi e orari in cui si trovava il mio assistito nei momenti in cui erano compiuti gli abusi. Il tribunale non ha dato una risposta a queste nostre istanze, vedremo se lo farà nelle motivazioni che attendiamo di leggere non appena saranno depositate”.

Il pm Nespoli aveva chiesto il 19 maggio, 15 anni di reclusione senza la concessione di alcuna attenuante generica; i giudici della VII sezione del Tribunale penale di Roma hanno deciso, presieduti da Aldo Scivicco, di aumentare la pena di due anni, vista la continuità del reato. Bianchini dovrà inoltre risarcire le parti civili, pagando un’ammenda di 60mila euro al Comune di Roma e 150mila euro ad ognuna delle vittime.

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