Scarcerato Alberto Ogaristi: “Da mia figlia la forza di andare avanti”

di Redazione

Alberto OgaristiCASAL DI PRINCIPE. Alberto Ogaristi, condannato all’ergastolo per omicidio nell’ambito di una faida all’interno del clan dei Casalesi, poi riconosciuto innocente, è finalmente libero.

L’uomo, in carcere dal 2007, aveva ricevuto la condanna solamente sulla base di quanto dichiarato da un testimone che gli avvocati della difesa non hanno mai potuto interrogare. Nel 2009 furono anche arrestati i veri colpevoli dell’omicidio e tentato omicidio avvenuti, in un agguato, la sera del 18 febbraio del 2002 a Villa Literno.

Tuttavia la scarcerazione non è stata immediata:la Corte d’Appello di Perugia, l’ultima a cui è stato domandato di pronunciarsi in merito alla riapertura del processo, ha stabilito che ciò non potrà avvenire fino alla condanna definitiva dei veri colpevoli.Sul caso era intervenuta di recente anche la Corte Europea di Strasburgo che aveva ritenuto il processo “non equo” e stabilito chead Ogaristidovranno essere versati 15mila euro perché ha subito “un torto morale certo”.

LA CONFERENZA STAMPA. “Mia figlia e la mia famiglia mi hanno dato la forza di andare avanti”. Così Ogaristi ha commentato la vicenda, durante una conferenza stampa nella redazione del Corriere di Caserta e di Cronache di Napoli. “Devo dire grazie alle persone oneste di Casal di Principe che mi sono state vicine e a quanti hanno creduto nella mia innocenza, a partire dalla redazione che mi ospita”, ha detto l’ex muratore. Con la figlia tra le braccia per tutto il corso dell’intervista, Ogaristi ha ripercorso i momenti di questi tre anni di detenzione, culminati con la scarcerazione di ieri mattina: “Il momento più brutto di questi anni per me è stato il processo in Appello, quando ho capito che per me non c’era nulla da fare” ha detto Oragisti. “Mi ero ormai rassegnato – ha proseguito – a trascorrere qualche anno in cella. Poi sono arrivati i pentiti a scagionarmi e per me le cose sono cambiate. Adesso – ha concluso – voglio solo godermi la mia famiglia”.

LA VICENDA. Catturato il 6 luglio 2007, Alberto Ogaristi, 38 anni, era stato condannato con sentenza definitiva all’ergastolo per l’omicidio di Antonio Amato, esponente di un clan camorristico del casertano, e di tentato omicidio ai danni del cognato della vittima, Telat Qoqu, avvenuti il 18 febbraio 2002 a Villa Literno, in provincia di Caserta. Nel gennaio scorso i carabinieri del Nucleo Investigativo di Caserta, a conclusione di nuove indagini coordinate dalla Dda di Napoli, accertarono l’estraneità di Ogaristi arrestando i tre presunti responsabili del delitto. Secondo gli inquirenti, Amato e Qoqu rimasero vittime di un agguato nell’ambito della lotta tra le due fazioni del clan dei Casalesi, operanti tra Villa Literno e Castelvolturno, quelle del gruppo capeggiato da Francesco Bidognetti, detto ‘Cicciotto e mezzanotte’, e dei Cantiello-Tavoletta. Ad uccidere Amato, legato alla fazione dei ‘Cantiello-Tavoletta’, ed a ferire il cognato, secondo gli sviluppi delle nuove indagini, non fu quindi Ogaristi, accusato anche sulla base delle indicazioni fornite agli investigatori da Telat (che riconobbe Ogaristi come uno dei suoi sicari), ma Luigi Guida, detto ‘o Drink’, boss originario del rione Sanità di Napoli, nominato da Bidognetti come reggente della cosca per un lungo periodo. Con lui in carabinieri arrestarono Luigi Grassia e Gaetano Ziello, entrambi di Casal di Principe. Le indagini che portarono alla riapertura del caso si basano sulle dichiarazioni riscontrate di alcuni collaboratori di giustizia.

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