Tagli alla cultura, l’ira di Bondi

di Redazione

Sandro BondiROMA. Le critiche sulla manovraeconomica varata dal governo, in attesa di approvazione del capo dello Stato e dell’esame del Parlamento, scatena polemiche non solo dall’opposizione ma anche all’interno della stessa maggioranza di centrodestra.

Criticoil ministro della Cultura Sandro Bondi: “Avrei voluto che la decisione sugli enti a carattere culturale fosse stata presa insieme, il Ministero dei beni culturali non doveva essere esautorato. Io sono in totale sintonia con Tremonti sulle motivazioni che muovono la manovra, per le difficoltà in cui si muove il paese e la necessità di tagli coraggiosi. Molti degli enti che figurano in quell’elenco vanno soppressi, ma alcuni, come il Centro sperimentale di cinematografia, la Triennale di Milano, il Vittoriale, non possono in nessun modo essere considerati lussi”. “Ora – annuncia Bondi- mi metterò al lavoro con i miei collaboratori per capire quali di quegli enti sono eccellenze e quali sono inutili. Ma la scelta va fatta insieme”.

A cogliere la palla al balzoè il finiano Italo Bocchino: “Se un esponente autorevole del Pdl e del governo come Sandro Bondi dice di non aver saputo e di non condividere i tagli alla Cultura significa che c’è qualcosa di serio che non va”, diceil presidente di Generazione Italia. “Da un lato – aggiunge Bocchino – è impensabile tagliare risorse al bene più prezioso del nostro Paese, risorse che si potrebbero recuperare abolendo cose inutili e non strategiche come il Pra, l’agenzia dei segretari comunali o l’Unire, dall’altro è grave che il coordinatore del primo partito della maggioranza, nonchè ministro, non fosse stato avvertito e consultato. Siamo dinanzi all’ennesima prova della necessità di una maggiore collegialità nelle scelte politiche del Pdl”.

A tentare di rasserenare gli animi è il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi: “Rafforzare la ripresa, rilanciare del tutto lo sviluppo, evitare la pressione fiscale, tagliare le spese inutili: è la piattaforma su cui tutti si devono ritrovare. La manovra – continua Rotondi- è articolata, impone certo dei sacrifici ma non tocca il capitolo delle tasse. Anzi, guarda allo sviluppo come azione per consentire che la ripresa sia più rapida. L’opposizione non si chiuda a riccio, dia piuttosto un contributo costruttivo”.

Per il capogruppo Idv, Massimo Donadi, invece, si tratta di una manovra ‘lacrime e tagli’ e basta. Mancano completamente idee per il rilancio dell’economia e interventi strutturali. A pagare saranno sempre gli stessi, mentre speculatori e grandi rendite improduttive non vengono toccate. Il balletto sulla firma – aggiunge Donadi – dimostra anche il grado di confusione di questo governo, che sempre ha negato l’esistenza stessa della crisi e ora si trova a doverla fronteggiare senza essere preparato. Se non fossero stati così irresponsabili, oggi il Paese si troverebbe in condizioni diverse”.

“Bondi non gradisce i tagli alla cultura: speriamo che lo voglia sostenere con la stessa foga con la quale ha polemizzato con Saviano, con la Guzzanti, con Elio Germano, con tanti esponenti della cultura e della lirica”, dicono Vincenzo Vita, senatore del Pd e Giuseppe Giulietti del Gruppo Misto e portavoce Articolo21. “Se lo farà con lo stesso impegno e con la stessa polemica – aggiungono – i risultati non dovrebbero mancare altrimenti siamo certi che non si limiterà a minacciare le dimissioni ma le darà”.

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