Restivo imputato per omicidio Barnett. Legale Claps scrive al Papa

di Redazione

Danilo RestivoLONDRA. Danilo Restivo, arrestato mercoledì,è formalmente imputato per l’omicidio di Heather Barnett. Lo hanno annunciato in una conferenza stampa gli inquirenti inglesi.

“Dopo attente considerazioni sulle prove consegnatemi dalla polizia del Dorset riguardo le indagini sull’omicidio di Heather Barnett ho deciso che gli elementi sono sufficienti per imputare Restivo del suo omicidio”, ha dichiarato il procuratore Alastair Nisbet.

Il 38enne venerdì comparirà davanti al tribunale di Bournemouth. “Secondo le procedure introdotte nel febbraio di quest’anno – ha aggiunto Nisbet – Restivo sarà sottoposto a regime di custodia cautelare presso la Crown Court di Winchester. Lunedì della prossima settimana un giudice stabilirà se dovrà restare in regime di custodia fino all’inizio del processo”.

“SE PROVE CONFERMANO ALLORA E’ UN SERIAL KILLER”. “Se gli indizi e le prove confermano effettivamente che è responsabile anche dell’omicidio di Heather Barnett, vuole dire che Danilo Restivo é un serial killer”. Il legale della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, commenta con l’Ansa in questi termini la notizia dell’arresto. “Gli inglesi lo processano per il caso Barnett e noi lo processeremo per il caso Claps – aggiunge l’avvocato – Andremo avanti, naturalmente, per fare giustizia a Elisa”.

ARRESTO CHIESTO DA LEGALE BENGUIT. Prima la foto rintracciata da ‘Chi l’ha Visto?’ in cui Restivo viene ritratto puntarsi un coltello alla gola, quindi l’istanza di revisione del processo condotto ai danni di Omar Benguit – condannato per l’omicidio della studentessa sudcoreana Jong-ok Shin (detta “Oki”) – avanzata dal suo legale Giovanni Di Stefano, che non usa mezzi termini: “Alla Procura inglese ho detto: o vi muovete voi, o ci muoviamo noi”. E qualcosa si è mosso per davvero. “Il punto di svolta – racconta all’Ansa l’avvocato dello Studio Legale Internazionale – è stata la foto rintracciata da ‘Chi l’ha Visto?’. Già questa è una prova ben più sostanziale di quelle mosse a carico del mio cliente. Che da otto anni è in carcere per un crimine che non ha commesso. Ecco allora che, oltre all’istanza di revisione del processo consegnata presso la Criminal Cases Review Commission, abbiamo scritto alla Procura di Bournemouth chiedendo di avviare un procedimento ai danni di Danilo Restivo. La situazione è semplice: o si muovevano loro, o ci saremmo mossi noi, rivolgendoci direttamente ai magistrati”. Di Stefano, d’altro canto, ha già formalmente indicato Restivo come il responsabile dell’omicidio di Oki. “La legge britannica – spiega – me lo consente”. Danilo, però, è stato fermato in connessione al caso Barnett. “Evidentemente gli inquirenti hanno elementi più forti a suo carico in relazione a questa vicenda”.

APPELLOAL PAPA: “DENUNCIARE PRETI INDEGNI”. Il legale della famiglia di Elisa Claps, Giuliana Scarpetta, in una lettera, ha invitato Papa Benedetto XVIa denunciare “i preti peccatori e indegni” e chiedere che sia ripristinata la verità ai religiosi della chiesa potentina. “Solo la Sua indiscussa autorevolezza – si legge nella lettera affidata all’Ansa – e la dimostrata Sua capacità di denunciare ed esautorare dalla chiesa i preti peccatori ed indegni, potrà rendere chiara, ristabilendola, la verità alla quale, dinanzi a Lei, i parroci della chiesa della Santissima Trinità non potranno sottrarsi”. “Questo servirà a dare pace a Elisa – continua l’avvocato – e a restituire la fede ai tanti, che dopo le numerose bufere che hanno investito la Chiesa cattolica, inesorabilmente l’hanno perduta, prima fra tutti la madre di Elisa, che ha dichiarato di non voler celebrare il funerale della figlia in chiesa”. “Sono certa che il suo Sommo intervento – conclude – chiarificherà la vicenda, ma quand’anche per i suoi molteplici e gravosi impegni non dovesse essere così, mi è bastato comunicarLe formalmente i gravi fatti che hanno stroncato una vita innocente all’interno della Casa del Signore”.

“COME FACEVA IL PRETE A NON SAPERE?”. E’ difficile credere che il vecchio parroco della chiesa della Santissima Trinità di Potenza, deceduto due anni fa, non sapesse che il corpo di Elisa giaceva nel sottotetto. Questo è un altro passaggio della lettera inviata al Papa dall’avvocato Scarpetta. “Elisa è stata uccisa ed il suo corpo occultato per diciassette anni in quella chiesa – scrive il legale – già mi risulta difficile credere che il parroco don Mimì Sabia, deceduto due anni fa, non fosse a conoscenza di alcunché, per la semplice ragione che mi risulta difficile che qualcuno possa uccidere in casa altrui, e lasciare il cadavere in casa altrui, senza che il padrone di casa ne venga a conoscenza, seppure quel qualcuno all’epoca era assiduo frequentatore della chiesa e dunque il parroco”. “Altresì mi risulta difficile – continua – credere che nessuno dei frequentatori della chiesa fosse a conoscenza di nulla, atteso che il sottotetto è sempre stato frequentato dai ragazzi della Parrocchia e del centro Newman, circolo costituito all’interno della chiesa della Santissima Trinità, della quale usufruiva di alcuni locali”. “La prova che molti sapevano risulta dalla circostanza – conclude il legale – che alcuni anni fa, all’interno de bagno di un bar sito nei pressi della chiesa, qualcuno scrisse sul muro ‘Elisa e’ nella Chiesa della Trinità”.

“NON PLAUSIBILE LA VERSIONE DEL VESCOVO”. Nella lettera l’avvocato Scarpetta, inoltre, non ritiene”plausibile” la versione dei fatti ricostruita dal vescovo di Potenza sul ritrovamento del cadavere di Elisa Claps, nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza. L’avvocato ricostruisce quanto emerso dalla indagini sul ritrovamento del cadavere, due mesi prima della data in cui si é venuto a sapere, e ne informa il Papa, attaccando la chiesa potentina: “La cosa più sconvolgente è che gli inquirenti hanno appurato che Elisa non è stata rinvenuta il 17 marzo 2010, ma già a gennaio il vice parroco don Wagno, subentrato al defunto don Mimì, avrebbe scoperto il corpo, l’avrebbe comunicato telefonicamente al vescovo di Potenza in quel momento fuori sede, che a sua volta non avrebbe, a suo dire, capito la comunicazione a causa dello stentato italiano con cui si esprime don Wagno, di nazionalità cubanà, quest’ultimo successivamente avrebbe a suo dire dimenticato l’accaduto”. “L’orrendo sacrilego crimine compiuto nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza – si legge ancora nella lettera al Papa – ha smosso le coscienze di tutto il mondo, ma a bene vedere non quello dei parroci della chiesa medesima, che continuano a mistificare la verità anche sul ritrovamento dei poveri resti di Elisa”. “Allo stato non sono minimamente credibili – aggiunge – non è credibile il vescovo, che sostiene di aver capito che don Wagno aveva rinvenuto nella chiesa un ucraino, nel mentre egli aveva riferito di un cranio. Non è credibile don Wagno, quando sostiene che successivamente aveva poi dimenticato di aver visto un cadavere nel sottotetto. Le stesse giustificazioni hanno dell’incredibile, non sono plausibili”.

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