Laziogate, Storace condannato. Mussolini: “Peccato che nessuno va in galera”

di Redazione

Francesco Storace ROMA. Era il marzo 2005, in piena campagna elettorale per le regionali del Lazio, quando qualcuno si sarebbe intrufolato nel sistema informativo dell’anagrafe di Roma per boicottare, tramite la sottoscrizione di firme false, la lista “Alternativa Sociale” di Alessandra Mussolini.

La vicenda venne fuori e ne scaturì un’inchiesta giudiziaria, battezzata “Laziogate”, che si è conclusa con otto condanne e un’assoluzione.Tra i condannatiil leader de La Destra ed ex presidente della Regione Francesco Storace cui è stata inflitta una pena di un anno e sei mesi di reclusione. Unico assolto l’allora impiegato di Laziomatica Daniele Caliciotti. Condannato a otto mesi anche l’allora vicepresidente del consiglio comunale Vincenzo Piso, dal 2009 coordinatore regionale Lazio Pdl. Nei suoi confronti invece il pm Francesco Ciardi aveva chiesto l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”. Le altre condanne inflitte dal giudice monocratico Maria Bonaventura riguardano l’allora portavoce di Storace, Nicolò Accame (due anni), l’ex direttore tecnico di Laziomatica (oggi Lait spa) Mirko Maceri (un anno), l’investigatore privato Pierpaolo Pasqua (un anno), Tiziana Perreca, persona vicina all’entourage di Storace (condannata a otto mesi), Nicola Santoro, anche lui dello staff dell’ex governatore (un anno), l’avvocato Romolo Reboa (un anno). Ma nessuno andrà in carcere: per tutti pena sospesa e attenuanti generiche.

L’accesso abusivo, avvenuto nella notte tra il 9 e il 10 marzo 2005, sarebbe stato materialmente possibile grazie all’intervento di Maceri e Caliciotti che avrebbero fornito le “credenziali” necessarie per accedere al database di Laziomatica.

Maceri, Reboa, Storace, Accame e Santoro sono stati condannati a risarcire la Lait (all’epoca dei fatti Laziomatica) in sede civile. Condannati Accame e Pasqua a risarcire, sempre in sede civile, Alternativa sociale.

Nell’ambito di questa stessa vicenda, nel marzo 2007, davanti al gup patteggiarono la pena rispettivamente a tre mesi di reclusione, convertiti in una multa pari a 3.420 euro, il collaboratore dell’ex governatore Dario Pettinelli, e a dieci mesi di reclusione l’investigatore privato Gaspare Gallo. In sede di udienza preliminare fu invece prosciolto dalle accuse Fabio Sabbatani Schiuma.

IL LEGALE DI STORACE: “SENTENZA POLITICA”. “È stata emessa una sentenza politica, come purtroppo temevamo che avvenisse. – ha detto l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale del leader de La Destra – Dopo tre anni e 43 udienze si finisce così. È stato un processo politico quindi è arrivata una sentenza politica. Adesso leggeremo le motivazioni e faremo appello”. Storace, presente in aula, si è allontanato dopo la sentenza: “Complimenti, questa è la giustizia italiana”, avrebbe commentato.

STORACE VALUTA DIMISSIONI DA CONSIGLIERE. Sulle dimissioni “ci sto ragionando. Nella mia comunità c’é chi mi dice che devo andare avanti”. Lo ha detto Storace nel corso di una conferenza stampa convocata nella sede del partito, rispondendo alla domanda di un cronista che, sottolineando come lui ricopra cariche pubbliche, gli ha chiesto come si sarebbe mosso su questo versante. “Lunedì – ha aggiunto – ci riuniremo con l’esecutivo del partito. La Destra – ha proseguito rispondendo a chi gli chiedeva di eventuali ripercussioni sugli organi amministrativi locali – è più importante di Storace. In Consiglio regionale, prima di questa sentenza, siamo entrati con un gran messe di voti. Il popolo – ha concluso Storace – ha espresso il suo giudizio sulla mia persona”.

MUSSOLINI: “PECCATO CHE NESSUNO VA IN GALERA”. “La giustizia ha lavorato bene, avevo ragione io, peccato che non si farà neppure un giorno di prigione”, ha commentato Alessandra Mussolini. “Mi avevano accusato di essermi inventata tutto, è stato uno scandalo a livello mondiale ed eravamo di fronte ad una grave violazione della libertà democratica. È bene che chi ha compiuto questi fatti riceva una sentenza di condanna, purtroppo però in Italia è così, Storace non andrà in galera. Ma è un monito che questo non capiti mai più”. E, scherzando, ma non troppo, la Mussolini ha aggiunto: “Il mio commento, dal momento che Storace siede di nuovo in Consiglio regionale, è solo uno: ‘stateve accuorte'”. Sul risarcimento danni deciso dai giudici, Mussolini afferma: “Lui fece una bella intrusione informatica alla banca dati del comune di Roma e visto che è così esperto io mi fare risarcire obbligandolo a realizzare la banca dati sulle adozioni, così avremo un bel risparmio di 800 milaeuro”.

“PAROLE DI MUSSOLINI FANNO ONORE AL SUO STILE”. Ai commenti della Mussolini, Storace risponde: “Sono parole che fanno onore al suo stile. Se fossi un estremista di 20 anni direi che si tratta di dichiarazioni infami, ma dato che sono un cinquantenne attempato voglio mantenere il senso della misura”. “A lei voglio ricordare – ha spiegato Storace – che non c’é stata nessuna condanna per manipolazione di firme false: questa signora non sa di cosa parla. Oggi – ha aggiunto – sono stati assolti quegli imputati per i quali era stata ventilata l’ipotesi di aver sabotato la lista Mussolini, cioé che si trattava di firme false ma le avevano fabbricate loro. Anche su questo il fatto non sussiste – ha aggiunto – quindi chi parla oggi di sabotaggio della lista Mussolini si deve rivolgere alla proponente e non a noi, perché la giustizia ha detto che questo reato non c’é stato. L’onorevole Mussolini evidentemente – ha concluso l’ex presidente della Regione Lazio – non sa che non c’é nemmeno un risarcimento da parte mia nei suoi confronti perché non è stata riconosciuta la parte civile”.

LEGALE SANTORO: “PARADOSSO TUTTO ITALIANO”. “L’indiscriminata serie di condanne con cui si è concluso il processo al senatore Storace e ad altri imputati dimostra un paradosso tutto italiano: sono stati condannati anche coloro che avevano dimostrato che le liste elettorali presentate dall’onorevole Mussolini erano state falsificate”. E’ quanto afferma, in una nota, il legale Pino Pisauro, difensore del militante di An, Nicola Santoro. “Ancora più grave – spiega – la condanna del mio assistito, neanche presente al momento della intrusione informatica, che non può che fondarsi sulle dichiarazioni accusatorie di un personaggio che ha esplicitamente dichiarato di aver mentito su circostanze decisive della vicenda. Il dato costante di tanti processi politici è che essi finiscono per diventare un vero e proprio tritacarne, adatto a travolgere anche soggetti estranei al contesto partitico in cui è maturata la vicenda”.

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