Intercettazioni, direttori a confronto e appello al Senato

di Redazione

 ROMA. La Federazione nazionale della stampa, con i direttori dei giornali, in video conferenza con la sede di Roma e il circolo della stampa di Milano, rilancia un forte appello al Senato per una riflessione profonda sul provvedimento relativo alle intercettazioni.

Insieme al presidente della Fnsi, Roberto Natale,e al segretario Franco Siddi, i direttori italiani a confronto sul diritto di cronaca sono: Ferruccio de Bortoli (Corriere della Sera), Mario Calabresi (La Stampa), Vittorio Feltri (Il Giornale), Maurizio Belpietro (Libero) e Gianni Riotta (Il Sole 24 Ore). Per l’occasione è stato convocato il Consiglio direttivo straordinario dell’Associazione lombarda dei giornalisti. “E’ un appuntamento determinante – sottolinea il presidente dell’Alg, Giovanni Negri – ricordando che la notizia non è né di destra, né di sinistra”.

MAURO E RODOTA’: “SI IMPEDISCE DIRITTO DI CRONACA”. Per il direttore di Repubblica Ezio Mauro la legge sulle intercettazioni “è irrazionale e irragionevole perché impedisce il diritto di cronaca, i giornali non potranno parlare delle grandi inchieste per anni”. Queste le sue parole fuori dal Teatro dell’Angelo a Roma dove sta per iniziare la manifestazione indetta dai firmatari dell’appello “per la libertà di informazione”. All’appuntamento presente anchel’ex garante della privacy Stefano Rodotà secondo cui “questa legge sulle intercettazioni vengano imbavagliati i cittadini perché non potendo più avere le informazioni non potranno più valutare e controllare chi governa”.

RUSH FINALE IN COMMISSIONE. Intanto, al via martedì sera il rush finale in commissione Giustizia al Senato per il ddl sulle intercettazioni, in nottata dovrebbe esser più chiaro se il governo sceglierà la linea dura, o se, come appare più probabile, si orienterà per una linea soft, concordando ulteriori emendamenti che addolciscano le misure contenute nel provvedimento. L’opposizione annuncia in ogni caso battaglia.

ALFANO: “NO A STATO DI POLIZIA”. “Intercettare tutto e sempre sarebbe uno Stato di polizia”, ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano che ha aggiunto: “Il testo sarà il più equilibrato possibile”. Nicola Mancino, vicepresidente del Csm, dichiara di apprezzare l’apertura del Guardasigilli sulle modifiche al ddl intercettazioni. “Apprezzare si apprezza, – dice Mancino – bisogna vedere quale sarà il seguito”.

USIGRAI: “DDL LIMITA INFORMAZIONE”. “Il disegno di legge sulle intercettazioni e sulla cronaca giudiziaria in votazione al senato limita fortemente il vostro diritto di sapere e il nostro dovere di informare. I giornalisti sono dalla parte dell’informazione libera e non da quella dei segreti di criccopoli, di calciopoli, della malasanità e via dicendo”. Così recita il videocomunicato che l’Usigrai ha realizzato nell’ambito dell’iniziativa della Fnsi in onda nei telegiornali della fascia meridiana e della sera. “Questo il testo che sarà anche letto nei giornali radio e pubblicato da televideo. Dietro la scusa nobile della tutela della riservatezza – continua l’Usigrai – si nasconde la volontà di imbavagliare la stampa proibendo la pubblicazione di notizie su indagini in corso. Se fosse già stata in vigore avremmo potuto raccontare solo dopo anni delle inchieste sulle stragi, sui grandi scandali nel mondo dell’economia, della politica, della sanità, dello sport. Durante le indagini silenzio. Non certo per tutelare la vita privata dei cittadini, ma quella dei potenti, per non creare imbarazzo a chi vuole fare credere che in Italia tutto vada bene. I giornalisti italiani dicono no al bavaglio e si a un’informazione libera, completa e rispettosa. Il senato ci ripensi”.

DON CIOTTI: “SEMBRA UNA LEGGE PATTEGGIATA”. La legge sulle intercettazioni “sembra patteggiata con chi ha interesse a che non si sappia dove si nasconde l’illegalità”. Lo ha detto don Luigi Ciotti, intervenendo a Roma alla presentazione del Rapporto sui diritti globali 2010. “Certa politica – ha detto il fondatore di “Libera” e del Gruppo Abele – vuole far passare una legge che impedisce di sapere da dove trae origine e dove si annida l’illegalità. C’é il forte rischio che i giornali siano dimezzati, i magistrati limitati, i cittadini disinformati. E’ in gioco la democrazia”. In Italia c’é “un impoverimento materiale ed etico” ha detto Don Ciotti, riferendosi alla corruzione “che è il cancro del nostro Paese”. “C’é una deriva culturale e un impoverimento delle speranze”, ha aggiunto, testimoniato anche dal fatto che “in pochi anni è triplicato l’uso di antidepressivi” e che “il gioco d’azzardo ha visto moltiplicare il suo giro d’affari”. Don Ciotti ha poi accennato a Giovanni Falcone, che ieri a Palermo è stato ricordato “con tanta retorica” e che “già nel 1989 diceva che i valori costituzionali vengono quotidianamente messi in discussione, e noi oggi siamo ancora qui a difendere la Carta costituzionale”.

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