Berlusconi vuole piu’ poteri per il premier: “Cosi’ non posso operare”

di Redazione

Silvio BerlusconiROMA. “Sono aperto a qualunque soluzione possa rendere il Paese più governabile. Mi limito a chiedere di poter operare, visto che ogni giorno devo constatare di non poterlo fare”.

Il premier Silvio Berlusconi, intervistato da Bruno Vespa per il libro “Nel segno del Cavaliere”, rilancia il tema della riforma della Costituzione. “Presidenzialismo o no – sottolinea – toccherà agli organi direttivi del mio partito assumere una decisione. Io mi adeguerò”. “I maggiori poteri per il premier fanno parte della riforma della seconda parte della Costituzione che abbiamo in programma, – risponde Berlusconi -riforma necessaria per rendere efficace ed incisiva l’azione del governo, dotando il presidente del Consiglio di poteri che oggi non ne ha, mettendolo sullo stesso piano dei suoi colleghi in tutto il mondo”. Per esempio? “Nominare i ministri, dar loro istruzioni vincolanti e sostituirli se non funzionano. Oggi il presidente del Consiglio è appena un ‘primus inter pares’. Soltanto con l’autorevolezza personale riesco a supplire a poteri che si limitano di fatto soltanto alla stesura dell’ordine del giorno delle sedute del Consiglio dei ministri”.

NON LASCERO’ POLITICA A FINE MANDATO.“Finchè gli italiani mi vorranno alla loro testa, al loro fianco per combattere in nome della libertà e della democrazia è mio dovere rispondere a così tanta fiducia dedicando a questo tutte le mie energie”. Con queste parole Berlusconi annuncia nel libro la sua intenzione di non lasciare la vita politica a fine mandato. “Credo di aver compreso la spinta dal basso della nostra gente del nostro popolo, prima e meglio di altri. – dice il presidente del Consiglio – Gli italiani me ne danno atto di continuo, perfino oltre i numeri del risultato elettorale del nostro movimento, come attestano tutti i sondaggi”.


“ODIO NEI MIEI CONFRONTI”. “C’è una cosa che mi addolora davvero: l’avversione, addirittura l’odio che gli oppositori manifestano contro di me e contro il mio governo”, spiega ancora il premier nel libro. Berlusconi sottolinea di non essere affatto un dittatore (“fa ridere”), eppure questa accusa, unità a una “incredibile” quantità di odio, hanno spinto “qualche mente esaltata” a lanciargli contro un treppiede e una statuetta “allo scopo di farmi fuori”.

“NESSUN HA SUBITO DANNI DA NOI, TRANNE I MAFIOSI”. “Non c’è un solo italiano, uno solo – dice il premier – che possa dire di aver subito un qualche danno da me e dai miei governi” tranne “mafiosi e camorristi”. Berlusconi traccia il bilancio del suo operato: “Non abbiamo aumentato una sola imposta. Non abbiamo potuto ridurle come avremmo voluto, ma intanto abbiamo abrogato l’Ici sulla prima casa, abbiamo detassato i compensi per la maggiore produttività, abbiamo introdotto l’Iva di cassa, tanto per citare alcuni provvedimenti. Abbiamo aumentato le pensioni più basse. Abbiamo fatto fronte con assoluta tempestività ed efficacia alle emergenze come i rifiuti di Napoli e della Campania, come l’Alitalia, come il terremoto in Abruzzo. Abbiamo mantenuto i conti pubblici in ordine resistendo a tutte le critiche della sinistra. Abbiamo garantito la pace sociale estendendo la cassa d’integrazione a tutti coloro che perdono il lavoro. Rappresentiamo bene l’Italia all’estero ed abbiamo bloccato l’immigrazione clandestina dai Balcani e dall’Africa, dall’Albania e dalla Libia”.

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