Berlusconi: “Il taglio delle tasse arriverà in ritardo”

di Emma Zampella

 ROMA.Siamo tutti nella stessa barca, ma ci salveremo dalla sciagura in modo differente: ognuno farà a proprio modo, marciando assieme verso il risanamento dell’economia europea.

Dopo la crisi greca, ecco che il piano economico deve essere rivisto in tutta Europa e quanto all’Italia a pensarci è il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che nella sua intervista rilasciata a Bruno Vespa, per portare a compimento l’ennesimo libro sul Cavaliere, parla di federalismo fiscale e di taglio delle tasse . Il federalismo fiscale ci sarà anche se con un po’ di ritardo vista la crisi. Il taglio delle tasse è determinato dallo stesso primo ministro come “lo strumento più efficace” per arginare la crisi.

In nessun Paese d’Europa si sta parlando di taglio delle tasse, né si pensa di poterlo fare da parte dei governanti più responsabili: la crisi economica non lo consente, e non lo consentirà fintanto che non sarà stata definitivamente superata, cosa che ora non è avvenuta” dichiara Berlusconi durante una conferenza stampa congiunta con il presidente egiziano, Hosni Mubarak.

L’impegno del premier è di portare a compimento la riforma fiscale entro il triennio, entro la fine della sua legislatura. E sul tale proposito si dice ottimista: la realtà economica non sempre coincide con quella finanziaria e l’economia non è determinata solo dall’andamento delle borse, ma anche da quello delle esportazioni visto che il minore potere d’acquisto dell’euro incrementa il settore. E alla teoria il Cavaliere aggiunge qualche numero per fare scena: “Nel primo trimestre l’export è cresciuto del 17% e la svalutazione dell’euro nei confronti del dollaro favorisce le nostre esportazioni”. Anche perché Berlusconi confessa a Bruno Vespa, che sta raccogliendo la sua ammirazione per il Premier nel libro, “Nelle note del Cavaliere”, che “la produzione industriale è in ripresa, il governo manterrà un’attenzione rigorosissima sui conti per continuare nei tagli alle spese superflue e ai privilegi e per contenere il costo complessivo dell’amministrazione, come è avvenuto nei primi due anni della legislatura. Tutto continuerà come previsto, senza ritardo alcuno”.

Nel suo incontro con Vespa, Berlusconi tende a precisare che la chiave per risolvere la crisi la si trova anche nella lotta all’evasione fiscale, i cui fondi saranno utili a coprire il deficit finanziario per abbassare la pressione fiscale. Perciò esprime con chiarezza che “la riforma fiscale significa riduzione entro il triennio della pressione tributaria che altri, prima di noi, hanno portato a un livello tra i più alti al mondo moltiplicando per otto volte, dal 1980 al 1992, il debito pubblico che tuttora ci condiziona” e aggiunge che bisogna avere un’attenta conoscenza degli articoli che formano la riforma prima di poter contestare le non mantenute promesse fiscali. Il particolare è che la crisi in Italia non fa avvertire ancora i danni della Grecia, ma è allo stesso modo subdola perché si innesta come un male che al momento pare difficile sradicare, soprattutto se si continua a parlare di promesse.

Quanto alla situazione economica greca, l’Italia nonostante le difficoltà ne ha potuto risollevare il morale con i propri aiuti incoraggiando anche chi era più restio a farlo come il Presidente del Consiglio tedesco, Angela Merkel che riuscì a convincersi a dare aiuto alla Grecia solo grazie all’intercessione del Cavaliere. Ma non è tutto ora quello che luccica e Berlusconi racconta così il suo convincimento: “Ammettiamo – le disse il presidente italiano – che la Grecia rappresenti un organo periferico e non vitale del corpo europeo: per esempio una mano. Ma nella mano circola lo stesso sangue che va in tutto il corpo, un sangue che nel caso dell’Europa è l’euro. Se la mano non viene curata e va in cancrena, tutto il corpo ne subirà conseguenze devastanti”. E come per magia la Merkel accettò.

Nelresto dell’Europa, intanto,ognuno si attrezza come può e secondo le proprie convinzioni: come il ministro spagnolo Josè Luis Zapatero, che per arginare la crisi ha proposto non il taglio delle tasse ma l’incremento per chi possiede di più: “La maggioranza dei cittadini ritiene che questo sforzo di ridurre il deficit debba essere più grande per chi ha di più perché l’incremento delle tasse non sarà rivolto alla classe media, che sopporta già una buona parte degli sforzi fiscali del paese”. E se si usasse la stessa strategia anche in Italia?

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