Marea nera, una “siringa” per tappare la falla

di Redazione

 Grazie allaprocedura “Top Kill”, la British Petroleum spera di chiudere nel fine settimana il pozzo di petrolio da cui sgorga la marea nera del Golfo del Messico.

Lo ha detto il responsabile dell’exploration and production del colosso petrolifero britannico, Doug Suttles, durante una conferenza stampa. In pratica verranno iniettati nella falla dei fanghi che dovrebbero tappare la fuoriuscita del greggio. Grazie al tubo-siringa (del diametro di 15 centimetri e lungo 1,6 chilometri,ndr)inserito nel pozzo da un robot sottomarino “siamo riusciti ad aspirare oltre mille barili di greggio e puntiamo ad incrementare il tasso a duemila barili – ha precisato Suttles – ma questa non è la soluzione definitiva: serve solo a limitare la fuoriuscita di petrolio, non è in grado di fermarla. Ora però siamo pronti per la procedura top kill che avvieremo nel fine settimana”.

Latecnica consiste essenzialmente nell’iniettare nel pozzo sostanze più pesanti dell’acqua e del petrolio ad una velocità tale da bloccare la fuoriuscita di idrocarburi. Ciò permetterà di pompare una parte di greggio verso la superficie dove viene recuperata da una nave tanker.

Suttles ha definito “di successo” le ultime 36 ore di lotta alla fuoriuscita di petrolio che è stata contenuta come non era mai avvenuto da quanto è esplosa la piattaforma, lo scorso 20 aprile. Oltre al tubo-siringa inserito nel braccio flessibile del pozzo, “sta dando dei risultati anche la dispersione del greggio – ha evidenziato – grazie ai batteri mangia-petrolio che ne accelerano il naturale processo di decomposizione”.

Il Chief Operating Officer della Bp ha poi precisato che la tecnica “top kill” non è stata ancora utilizzata solo perché bisognava prima raccogliere dati. “Dovevano avere la certezza di non peggiorare la situazione – ha spiegato – e abbiamo prima raccolto tutta una serie di informazioni, a partire dal livello della pressione. Ora siamo pronti”. Se l’operazione si rivelerà un successo, “il pozzo sarà definitivamente chiuso e non sarà mai più reso operativo”, ha detto Suttles, assicurando che l’area continuerà ad essere monitorata ancora per molto tempo. Il petrolio aspirato grazie al siringone potrebbe invece venire commercializzato. “Dipenderà dalle sue condizioni – ha concluso Suttles – dovremo verificare se potrà essere raffinato”.

Ma nel frattempo le stime sull’effettiva perdita di greggio dal pozzo sembrano confermare un quadro nettamente più grave del previsto: la fuoriuscita sarebbe tra i 25mila e gli 80mila barili al giorno, contro i 5mila indicati dalla società petrolifera. Alza la voce anche l’amministrazione americana: il Dipartimento di sicurezza interna ha chiesto a Tony Hayward, numero uno della Bp, di chiarire le sue “vere intenzioni” riguardo ai costi di contenimento e pulizia della macchia nera, stimati in 450 milioni di dollari. Janet Napolitano, ministro degli Interni ha affermato che i cittadini “hanno diritto ad informazioni chiare sull’impegno della Bp a risarcire il danno compiuto e le sue conseguenze”. La British Petroleum, nei giorni scorsi, ha assicurato che sosterrà i costi “necessari” di risanamento ambientale e ripagherà i danni nei confronti di “legittime” richieste di risarcimento.

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