Israele attacca navi di aiuti umanitari: 19 morti

di Redazione

 GAZA. Unapiccola flotta di navi appartenenti adorganizzazioni non governative in rotta verso Gaza è stata attaccata dall’esercito israliano mentre tentava di forzare il blocco importo dal governo nella zona. 19 attivisti filo-palestinesi sono morti, altre trenta sono rimasti feriti.

Sembra che le forze armate di Tel Aviv abbiano prima tentato di impossessarsi delle imbarcazioni, poi l’assalto è finito nel sangue dopo che, almeno secondo la versione fornita dall’esercito israeliano, i militari avrebbero reagito dopo essere stati attaccati con armi da fuoco dalle persone presenti sulle navi.

Assalto israeliano contro una flottiglia di navi appartenenti ad organizzazioni non governative in rotta verso Gaza nel tentativo di forzare il blocco imposto da Tel Aviv nella zona. Secondo alcuni canali televisivi israeliani, almeno 16 attivisti filo-palestinesi che erano a bordo sono morti, mentre diversi altri, almeno una trentina, sarebbero rimasti feriti. Secondo i media israeliani le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di impossessarsi delle navi, ma l’assalto è finito nel sangue. Feriti anche quattro militari. Secondo attivisti greci a bordo delle unità, citati dalla radio greca Skai, gli israeliani avrebbero dato l’arrembaggio con elicotteri e gommoni ed avrebbero fatto uso di “proiettili veri”.

ITALIANI A BORDO. 26 gli italiani che facevano parte della spedizione. Quattro quelli a bordo di una delle navi attaccate dalla marina israeliana, anche se nessuno è stato ferito. Oltre alla giornalista di Infopal, Angela Lano, a bordo di una delle navi del convoglio umanitario attaccate dalla marina israeliana c’erano altri tre italiani. Si tratta di Manolo Luppichini, un free lance e regista romano che, tra l’altro, ha collaborato con il programma ‘Presa diretta’ di Rai3, Manuel Zani, un altro free lance, 30 anni, di Longiano, nel Cesenate, e Joe Fallisi, un tenore e anarchico milanese. Con i quattro c’erano anche due palestinesi partiti dall’Italia: sono Muin Qaraqe e Abd El Jaber Tamimi, entrambi dell’Associazione benefica di solidarietà con il popolo palestinese (Abspp) con sedi a Genova, Milano e Roma. Non erano invece a bordo gli altri due italiani della spedizione partiti dall’Italia ma bloccati a Cipro: l’ex senatore Fernando Rossi e la presidente dell’associazione ‘Per il bene comune’, Monica Benini. Presente alla spedizione anche monsignor Hilarion Capucci, arcivescovo palestinese greco-cattolico (melchita). E’ quanto afferma il presidente dell’Unione comunità islamiche d’Italia (Ucoii), Izzedin Elzir, palestinese e fiorentino d’adozione.

SCEICCO FERITO. Tra i feriti nell’assalto israeliano alle navi umanitarie ci sarebbe anche lo sceicco Raed Salah, capo del Movimento islamico nei territori palestinesi. Secondo fonti citate da Haaretz, lo sceicco è in gravi condizioni (anche se la notizia non è stata ancora confermata). Kamal Khatib, vice presidente del Movimento, ha accusato gli israeliani di aver tentato di uccidere Salah sfruttando l’attacco alla Flotta della Libertà. La notizia del ferimento dello sceicco ha scatenato gravi tumulti a Um el-Fahem, la città araba a 60 chilometri da Tel Aviv dove risiede il leader del movimento islamico. Fonti di sicurezza riferiscono di nutriti lanci di pietre da parte di dimostranti e di tentativi della polizia di disperderli con il ricorso a bombe assordanti e a gas lacrimogeni. Non si ha finora notizia di vittime. Martedì la popolazione araba in Israele osserverà una giornata di sciopero generale di protesta.

ARRIVO E ARRESTI. Nel frattempo le sei navi che facevano parte della flotta sono arrivate nel porto di Ashdod. L’ultima è stata proprio la nave-passeggeri turca Marmara. In precedenza erano state condotte ad Ashdod le altre cinque imbarcazioni. La polizia israeliana ha reso noto che 16 attivisti filo-palestinesi sono stati arrestati per essersi rifiutati di fornire la loro identità. Il portavoce della polizia Micky Rosenfeld ha precisato che i sedici si trovano ora in un carcere nella città di Beersheba. Le autorità israeliane hanno detto che gli attivisti che si trovavano a bordo delle sei navi saranno espulsi dal paese, ma coloro che rifiuteranno di cooperare saranno arrestati.
LE NAVI. Le navi di Freedom Flotilla portavano più di 700 passeggeri di 40 nazionalità diverse e volevano consegnare 10mila tonnellate di aiuti umanitari, tra cui cemento, medicine, generi alimentari, e altri beni fondamentali per la popolazione di Gaza. A bordo anche case prefabbricate, 500 sedie a rotelle elettriche e cinque parlamentari (di Irlanda, Italia, Svezia, Norvegia e Bulgaria) oltre a esponenti di ong, associazioni e semplici cittadini filo-palestinesi intenzionati a forzare il blocco di aiuti umanitari a Gaza. L’obiettivo della spedizione, salpata giovedì dalla Turchia, era rompere l’assedio a Gaza e introdurre materiale. Le autorità israeliane avevano minacciato di utilizzare la forza se i militanti avessero tentato di avvicinarsi alle coste della Striscia di Gaza.
LA TESTIMONIANZA. “Aiuto….ci stanno abbordando”. Poi il silenzio e nessuna possibilità di contatto. Così da Freedom Flotilla Italia si ricostruiscono gli ultimi contatti con gli italiani a bordo di una delle navi della flottiglia attaccata stanotte dalla marina militare israeliana. “Da quell’ultima telefonata non siamo più riusciti ad avere nessun contatto con loro”, spiega Giovanna Nigi che segue l’ufficio stampa di Freedom Flotilla Italia ricostruendo le ultime comunicazioni con gli attivisti che hanno partecipato alla missione. Ieri sera – racconta la Nigi – “li abbiamo sentiti. Ci hanno detto che li stavano raggiungendo navi israeliane che hanno chiesto informazioni: chi erano e dove fosse diretta la flottiglia, intimandogli di tornare indietro”. Intimidazione alla quale hanno “deciso di non rispondere. Convinti – prosegue la portavoce di Freedom Flotilla Italia – che, come già successo in passato, a quella prima richiesta di invertire la rotta ne sarebbero seguite altre. Invece la comunicazione successiva è stata la richiesta di aiuto”. “Ci stanno abbordando”, hanno riferito nell’ultima telefonata. “Poi più nulla: i telefonini, che già nelle ore precedenti erano stati più volte oscurati, non hanno dato più segnali”, prosegue la Nigi, spiegando che da quel momento nessuno è riuscito ad avere più contatti con gli italiani a bordo delle navi della flottiglia.

TURCHIA: “INACCETTABILE”. Alcune delle navi attaccate battevano bandiera turca. L’attacco israeliano ha così generato una protesta ad Istanbul dove manifestanti hanno lanciato pietre contro il consolato tentando di fare irruzione. Il governo turco ha immediatamente convocato l’ambasciatore israeliano ad Ankara. La Turchia ha definito “inaccettabile” l’attacco israeliano contro la flotta umanitaria a Gaza e ha messo in guardia da “irreparabili conseguenze”. Il ministero degli Esteri greco ha attivato l’Unità di crisi. Della flottiglia per Gaza, facevano parte due unità battenti bandiera ellenica, il cargo “ibertà del Mediterraneo”e la passeggeri “Sfendoni”, a bordo delle quali si trovavano cittadini greci e palestinesi. Atene ha indicato di non avere finora notizie ufficiali su quanto accaduto e sulla sorte dei propri concittadini.

CONDANNE DAL MONDO, NATO CONVOCA RIUNIONE URGENTE.Numerosi Paesi hanno già condannato il blitz: il ministro degli esteri, Franco Frattini, ha “deplorato” “in modo assoluto l’uccisione di civili”. “È un fatto assolutamente grave”, ha detto ai giornalisti alla Farnesina. Intanto la Turchia ha chiesto la convocazione di una riunione urgente della Nato, che si terrà martedì. Il premier Recep Tayyip Erdogan ha affermato che “questo incidente è avvenuto in acque internazionali”. La Turchia potrebbe chiedere all’Alleanza di trattare l’azione israeliana come un attacco militare contro un Paese membro. L’azione, infatti, si è svolta sulla nave turca Marmara.
ISRAELE: “RAMMARICATI”. Un ministro israeliano ha espresso il proprio “ammarico per tutte le vittime”dell’assalto della marina alla flotta di attivisti pro-palestinesi diretti a Gaza .Dal canto suo, il movimento islamico Hamas esorta arabi e musulmani di tutto il mondo a “elevare la protesta” dinanzi alle ambasciate israeliane del globo, dopo il sanguinoso attacco israeliano alla flotta umanitaria in rotta verso Gaza.
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