Maternità, le donne della Cgil casertana criticano il ministro Gelmini

di Redazione

Maria Stella GelminiCASERTA. Le parole sulla maternità espresse ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, in un’intervista dello scorso 30 aprile al giornale “IoDonna”, scatenano le critiche del coordinamento donne della Fisac-Cgil di Caserta.

“La Gelmini, ministro per la Pubblica Istruzione nel governo Berlusconi (la precisazione non è superflua), – scrivono le esponenti della Federazione italiana sindacale assicurazioni credito della Cgil – ha dichiarato di essere tornata a lavoro dopo circa 15 giorni dal parto non potendosi permettere il privilegio riservato solo ad alcune fortunate donne lavoratrici di poter restare a casa fino a 3 mesi dopo il parto. Dopo tutto, continua la Gelmini, essere donna e mamma lavoratrice significa anche avere una buona dose di predisposizione al sacrificio che le lavoratrici che restano a casa per tanto tempo non dimostrano certamente di avere. Noi del coordinamento donne della Fisac-Cgil di Caserta abbiamo pensato di dare una mano alla Gelmini, ‘povera donna mamma-lavoratrice-ministro’ visto che alcun sostegno le è giunto dalla sua collega Mara Carfagna del Ministero Pari Opportunità. E pertanto abbiamo pensato di chiarire ad entrambe le nostre ‘ministre’ le idee. Restare a casa per i 3 mesi successivi al parto è – per una donna lavoratrice – un diritto e non un privilegio per diversi motivi: la necessità di riprendersi dal parto che è sempre e comunque fonte di stress; la necessità di ristabilirsi da un’alterazione ormonale con le prevedibili conseguenze; ma soprattutto vivere la maternità nel senso più ampio e completo del termine (la reciproca conoscenza e scoperta tra mamma e bambino, l’allattamento, lo svezzamento, e perché no anche le notti insonni); apporto sociale; la donna, attualmente è l’unica che può ripopolare questo nostro pianeta, le deve essere garantita e salvaguardata questa possibilità atta a portare avanti la specie; e l’elenco potrebbe sicuramente continuare, ma evidentemente per la Gelmini aver avuto una bambina non ha rappresentato tutto questo”.

“Inoltre, – continuano le donne della Fisac – vorremmo chiarire alla Gelmini ed alla Carfagna che non tutte le donne lavoratrici svolgono l’attività di ministro con la possibilità di orari e giornate super elastiche, nursery adiacenti al proprio ufficio, nonché con la disponibilità economica di essere attorniate da uno stuolo di baby sitter, badanti, cuoche, governanti, etc. Le nostre ministre sicuramente ignorano quante battaglie è costata la conquista di questo diritto, e forse farebbero bene ad andarsi a rivedere quelle che erano le condizioni di vita delle donne lavoratrici qualche decennio fa e che, purtroppo, non sono diverse ancor oggi per quelle donne che lavorano in molti settori. Purtroppo già qualche mese fa un’altra mamma appartenente al mondo polito francese ha rinunciato ai tre mesi da dedicare alla cura del proprio bambino, quale ‘donna impegnata’. Ma sarà per questi impegni il sacrificio o, forse è proprio quello di rimanere a casa a prendersi cura del proprio frugoletto che non fa altro che frignare, e pretendere il latte, il cambio dei pannolini. Pensino, queste signore, anche al futuro delle loro bambine, che presto anche loro saranno mamme, a confronto con il mondo del lavoro e potrebbero non essere della stessa opinione e vantare quei diritti che le loro mamme le hanno negato. Pertanto, inviteremmo la Gelmini a riflettere molto bene prima di lasciarsi andare a certe dichiarazioni, che non giovano alla sua immagine di ‘super donna ministro’ che ragiona come il suo capo Berlusconi, ma soprattutto inviteremmo la Carfagna a togliersi dal viso quell’espressione da ‘Alice nel Paese delle Meraviglie’ e scendere con i piedi sulla terra, chiarendole concetti fondamentali, trattati oggi anche in Economia detta ‘economia di genere’, alla sua collega su cosa significa essere donna, il valore di questo essere nel mondo del lavoro e come questa ‘caratteristica’ va utilizzata pur conservando la specificità”.

“Ci permettiamo di ricordare – concludono dalla Fisac-Cgil – che è stato presentato un progetto di legge europea che propone di allungare di un altro mese il congedo per maternità e che prevede addirittura un periodo di 4 settimane di congedo anche per il padre, con dei costi pubblici aggiuntivi che verranno recuperati nel tempo con l’abbassamento dell’età media della popolazione e dando tre anni di tempo agli stati per rendere tale legge effettiva. Se ad alti livelli si propone qualcosa del genere ci sarà pure un motivo valido? O no? Ma a riguardo la ministra Carfagna ne dovrebbe forse sapere più di noi. Per il semplice rispetto che qualunque politico ed in particolare un ministro deve alla dignità di qualunque donna-mamma-lavoratrice, auguriamo al ministro Gelmini un sereno e proficuo periodo di maternità”.

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