Imprenditore vittima di usura minaccia di uccidersi

di Redazione

 NAPOLI. Minaccia di uccidersi Luigi Orsino, l’imprenditore di San Sebastiano al Vesuvio (Napoli) che stretto nella morsa dell’usura è finito sul lastrico.

L’abitazione dove risiede, l’unica rimastagli tra le proprietà accumulate dopo anni di duro lavoro, è stata venduta per fare fronte ai debiti. “Ho perso tutto, immobili, case e negozi e ora non mi resta che la dignità, che voglio difendere strenuamente. Piuttosto che finire in mezzo alla strada preferisco levarmi la vita perché ritengo che sia meglio una morte dignitosa che una esistenza squallida”, dice l’uomo interpellato dall’Ansa che ora dinnanzi a se non ha altro che un baratro.

Nato a Ercolano (Napoli), Orsino – della cui vicenda aveva riferitoil Tgr Campania – poteva dirsi un vincente: a Portici (Napoli) aveva dato vita a un’attività commerciale di discreto successo, sviluppatasi discretamente nel tempo. “Ero proprietario, insieme a mia moglie di 5 negozi, tre di abbigliamento e due di mobili – dice con orgoglio l’uomo, che da ormai vent’anni risiede a San Sebastiano al Vesuvio – l’attività commerciale andava bene e le mie aziende davano lavoro a 19 persone”. Fino a quando, però, i coniugi Orsino non decisero di acquista un’abitazione che attirò l’attenzione della malavita organizzata. “Così vennero a conoscenza delle nostre cose – prosegue Orsino – le richieste di estorsione furono immediate, esose, quotidiane e violente”. “Una mattina trovai le serrande di tutti i miei esercizi forate da colpi di arma da fuoco: fu quello il primo segnale dell’inizio della fine”. Nonostante la pressione economica, comunque, Orsino riusciva a fare fronte alle richieste estorsive fino a quanto, per pagare, fu costretto a rivolgersi agli aguzzini: “Segnò la nostra fine – dice l’imprenditore – perché erano tutt’uno con i malavitosi del clan Vollaro che ormai ci stavano rendendo la vita un incubo”.

L’uomo, quando non era in grado di rispondere alle richieste di denaro lo barattava con mobili di valore che i criminali usavano per arredare le proprie abitazioni. Poi si passò alla cessione degli immobili: “Agli usurai ho dovuto cedere tre appartamenti, due a Roccaraso e uno a Ercolano”, aggiunge affranto l’imprenditore, “ho chiesto prestiti alle banche le quali, appena venivano a conoscenza della mia condizione mi chiudevano i rubinetti”.

Al danno si è poi aggiunta anche la beffa, dice Orsino: “All’esecuzione degli espropri presero parte anche i malavitosi che vantavano crediti nei miei confronti frutto di prestiti concessi a tassi del 30-30% al mese”. L’imprenditore, che ha denunciato la sua triste storia alla Procura, ha cercato di risollevarsi avviando altre attività finite tutte male: “Adesso vivo di carità, in particolare grazie all’aiuto del sindaco di San Sebastiano al Vesuvio che ormai mi fa anche la spesa”, dice, “e di Sergio Vigilante, presidente di un’associazione antiracket e antiusura, il quale mi ha messo a disposizione il legale della sua organizzazione”.

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