Scontro Berlusconi-Fini. “Allora si voti” taglia corto Schifani

di Redazione

Berlusconi-FiniROMA.Tornala tensione tra le due “anime” del Pdl, gli ex partiti di Fi e An, e in particolare tra il premier Silvio Berlusconi e il presidente della Camera Gianfranco Fini, che giovedìhanno pranzato a Montecitorio, per il primo incontro post-elettorale.

Le indiscrezioni, all’inizio, parlavano di rottura tra i due fondatori del Pdl, poi sono giunte smentite e segnali distensivi tra le parti.Anche se, in serata, il presidente del Senato Renato Schifani si è lasciato andare ad una dichiarazione inequivocabile: “Quando una maggioranza si divide non resta che dare la parola agli elettori”. Secca la replica dell’ex An Andrea Ronchi,ministro per le Politiche Europee: “Il presidente del Senato dovrebbe sapere che si va a votare quando non esiste più una maggioranza che sostiene il governo”. Inoltre, gli stessi coordinatori del Pdl hanno definito “incomprensibile” l’atteggiamento di Fini.

Dopo il colloquio con Berlusconi, Fini avevacercato di smorzare i toni: “Berlusconi – diceva in una nota – deve governare fino al termine della legislatura perché così hanno voluto gli italiani. Il Pdl, che ho contribuito a fondare, è lo strumento essenziale perché ciò avvenga. Pertanto il Pdl va rafforzato, non certo indebolito. Ciò significa scelte organizzative ma soprattutto ciò presuppone che il Pdl abbia piena coscienza di essere un grande partito nazionale”. Per il presidente della Camera il premier “ha il diritto di esaminare la situazione ed io avverto il dovere di attendere serenamente le sue valutazioni”.

FINI: IPOTESI GRUPPO AUTONOMO. Ma, secondo alcune voci, l’ex leader di An avrebbe minacciato l’ipotesi di creare in Parlamento un gruppo autonomo dal Pdl.Il gruppo potrebbe chiamarsi “Pdl-Italia”, e i i deputati che ci starebbero sarebbero circa 50, 18 invece i senatori. Una ipotesi rilanciata dal finiano Italo Bocchino: “I gruppi autonomi possono esserci nel caso in cui arrivassero risposte negative ai problemi posti. Non è possibile che il co-fondatore e co-leader del Pdl apprenda per ultimo della bozza delle riforme. Una bozza presentata in una cena tra canzoni e festeggiamenti per il figlio di Bossi e per Cota”. Tuttavia, per Bocchino è “da escludere categoricamente” un’eventuale crisi di governo.

GLI “ULTIMATUM”. Berlusconi, da parte sua, avrebbe invitato Fini a pensare bene a tale eventualità, valutando il fatto che la scelta di gruppi autonomi comporterebbe la necessità di rinunciare al ruolo di presidente della Camera, che ora lo stesso Fini ricopre anche in virtù del fatto di essere espressione del partito di maggioranza relativa della coalizione. Sempre secondo indiscrezioni provenienti dalla maggioranza, Fini avrebbe accusato il capo del governo e il Pdl di andare a traino della Lega, chiedendo esplicitamente a Berlusconi di scegliere in modo chiaro se continuare a costruire il Pdl con lui o preferirgli il rapporto con Umberto Bossi. A questo punto il premier – riferiscono le stesse fonti – avrebbe chiesto 48 ore di riflessione. Secondo quanto riferito alla Reuters da una fonte vicina agli ex An, l’incontro tra il Cavaliere e Fini è stato “tumultuoso” ma non ci sarebbe stato alcun ultimatum del presidente della Camera al premier.

VERTICE DEL PDL.In serata, poi, Berlusconi ha riunito a Palazzo Grazioli i coordinatori nazionali del partito Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi. Questi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta: “Le recenti elezioni regionali e amministrative hanno riconfermato la validità politica della decisione di dar vita al Pdl, un traguardo storico irreversibile. Gli italiani, dimostrando anche in questa occasione maturità e intelligenza, hanno premiato l’azione del governo e creato le migliori condizioni per proseguire sulla strada delle riforme che abbiamo intrapreso e dell’ulteriore rafforzamento del nostro partito. Da queste inoppugnabili considerazioni nasce la nostra profonda amarezza per l’atteggiamento di Gianfranco Fini che appare sempre più incomprensibile rispetto ad un progetto politico comune per il quale abbiamo lavorato concordemente in questi ultimi anni, un progetto di importanza storica che gode di un consenso maggioritario nel popolo italiano”.

BOSSI. Dalla Lega, Umberto Bossi ha sminuto la portata dell’incontro tra Berlusconi e Fini. Ai cronisti che a Montecitorio gli chiedevano cosa pensasse dell’incontro aveva detto: “Il vertice c’è già stato a Palazzo Chigi”. “Io al pranzo Fini-Berlusconi? No, sarei il terzo incomodo” aveva aggiunto il leader del Carroccio.

OPPOSIZIONE. “Credo che il centrodestra abbia più problemi di quello che racconta, anche dal punto di vista delle riforme”,commenta il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che attacca il presidente del Consiglio: “La presidenza della Camera non mi pare sia nella disponibilità di Berlusconi. Sarebbe meglio se Berlusconi fosse più prudente”. Duro Antonio Di Pietro, il quale afferma: “Per il bene del Paese prima ci liberiamo del sistema piduista, che sta portando avanti Berlusconi nel governare non solo il Paese, ma anche nel guidare il Parlamento, meglio. Mi fa piacere che lo abbia capito anche Fini e mi auguro che la prossima volta lo capiscano anche gli italiani”.


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