“Quirinale controlla anche aggettivi”: tensioni tra Berlusconi e Napolitano

di Redazione

Berlusconi ROMA. Nuove tensioni traBerlusconi e Napolitano dopo le affermazioni sulla presidenza della Repubblica e sulla Corte Costituzionale fattedal premier al forum Confindustria di Parma.

“La nostra situazione – ha detto Berluconi – è quella di un Paese che ha un assetto istituzionale che deriva dal fatto che i padri costituenti hanno temuto prima di qualunque altra cosa che si potesse tornare a condizioni che consentissero la nascita del regime: è venuto fuori un assetto che dà tutto il potere alle assemblee: nella nostra costituzione l’esecutivo non ha nessun potere. Ogni provvedimento che esce dal Consiglio dei ministri debba poi essere sottoposto al presidente della Repubblica e al suo staff, che controlla minuziosamente anche gli aggettivi”.

La riforma costituzionale, ha aggiunto il premier, andrà affrontata con il contributo di tutti ma l’orientamento della maggioranza è per una riforma semipresidenziale sul modello francese con però l’elezione contemporanea del Parlamento e del presidente del consiglio, per evitare eventuali problemi di colori diversi e coabitazioni forzate come avvenuto in diverse legislature in Francia. In ogni caso, ha puntualizzato, è importante “dare al presidente del consiglio gli stessi poteri di intervento che hanno i suoi colleghi europei”. Ha poi citato a titolo di esempio il piano casa del governo, definito una “idea geniale”, che ancora non ha trovato attuazione: “E non parliamo delle regioni di segno opposto al nostro dove la legge non è stata presa in considerazione, ma neanche nelle nostre regioni”.

Berlusconi ha poi ribadito l’intenzione di portare a termine la riforma della giustizia (“Io sono il più grande imputato a livello europeo, queste cose le so, anche se contro di me sono stati intentati processi ridicoli solo a scopo politico”) per un ammodernamento del campo penale, con la separazione delle funzioni tra pm e giudici, e per la riduzione dei tempi della giustizia civile. Il leader del Pdl è poi tornato ad attaccare la Corte costituzionale accusata di avere una maggioranza di giudici di sinistra che assecondano le richieste di “una certa corrente della magistratura che si oppone a tutte le leggi che considera scomode”.

Delle considerazioni che, stando a quanto riportato da Eugenio Scalfari su La Repubblica, avrebbero irritato il Capo dello Stato e sarebbero state al centro d’una telefonata con il sottosegretarioGianni Letta.

Dall’opposizione, dura la critica del presidente dei senatori del Pd, Anna Finocchiaro: “Anche sabato il presidente del Consiglio ha continuato a parlare di riforme. Nei giorni scorsi ha annunciato addirittura una grande riforma della Costituzione. A Parma, per il forum di Confindustria, cambiando il palcoscenico, ha messo in primo piano la riforma fiscale, annunciando che quella della Costituzione non sarà la prima in ordine di tempo. Come al solito – prosegue Finocchiaro – siamo agli annunci e alla confusione, sempre sulla base del tornaconto propagandistico di Silvio Berlusconi. Però, quello che, nelle parole del premier, non cambia mai sono gli attacchi che egli sferra agli organi costituzionali e di garanzia. Sabato il premier ha apertamente attaccato la Consulta e la presidenza della Repubblica, denunciando ancora una volta la filosofia che muove la sua volontà riformatrice. Questo Paese ha certo bisogno di riforme ma non di un potere senza controlli ed equilibri. È davvero difficile pensare a un confronto con chi ha questa concezione della democrazia e delle istituzioni”.

Compatta la reazione del centrodestra, anche se nessuno entra nel merito degli affondi contro la Consulta che effettivamente il capo del governo aveva pronunciato nel suo intervento di sabato: il ministro per l’Attuazione del programma Gianfranco Rotondi parla di “attacchi fuori luogo” e sottolinea che “con l`avvio della fase delle riforme tutti hanno il dovere di non alzare i toni e non alimentare polemiche”. Per il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone, “il Pd parte con il piede sbagliato, e mostra di saper solo polemizzare con il premier Berlusconi. Mi auguro per loro che non vogliano sciupare un’occasione, perchè le riforme si faranno comunque, e sarebbe assurdo che la principale forza di opposizione si autoescludesse dal confronto”. Il sottosegretario Paolo Bonaiuti, che di Berlusconi è anche il portavoce, respinge ogni accusa al mittente: “La centrale di propaganda del Pd cerca di mascherare la verità: la sinistra ha poca o nessuna voglia di confrontarsi sulle riforme, perchè non riesce a trovare l’accordo tra le sue mille anime”.

Per quanto riguarda gliassetti istituzionali, a tenere banco sono anche le parole del ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli, che in vista delle politiche del 2013 vedrebbe bene Berlusconi alla presidenza della Repubblica e un leghista come candidato premier per il centrodestra. Una boutade che lascia perplesso in primo luogo il Pdl. “In primo luogo, vediamo prima che tipo di riforme facciamo – ha detto a SkyTg24 il presidente dei deputati pidiellini, Fabrizio Cicchitto -. Stiamo parlando del 2013, con la velocità della società italiana, programmare un organigramma da qui fino a tre anni, mi sembra francamente un esercizio di fantasia”.

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