Pdl, approvato documento finale. Fini: “Non mi dimetto e non me ne vado”

di Redazione

Gianfranco FiniROMA.“Rimango qui. Non ho nessuna intenzione di dimettermi dalla presidenza della Camera. Né tantomeno dilasciare il partito che ho contribuito a fondare. Ho il pieno diritto di porre questioni politiche”.

Parole di Gianfranco Fini, reduce dallo scontro pubblico con il premier Silvio Berlusconi, che, durante la direzione nazionale del Pdl, lo ha invitato a dimettersi da presidente della Camera se è intenzionato a fare politica.

“Avrei preferito che dicesse ‘me ne vado’. Invece non ci pensa proprio: vuole restare e logorarmi. Ma non ho nessuna intenzione di lasciarglielo fare e ora,con il documento approvato dalla Direzione Nazionale, abbiamo lo strumento per sbattere fuori dal partito chi non si allinea alle decisioni”. Così avrebbe detto Berlusconi, parlando con alcuni parlamentari, secondo quanto riferito da alcuni di loro, riguardo allo scontro con Fini. Secondo lo stesso Berlusconi,i dati emersi dalla Direzione Nazionale sono “devastanti” per Fini: “Come fa a continuare a rivendicare per sé la presidenza della Camera quando ha raccolto poco più del 6%?”, si sarebbe chiesto il premier.

I lavori si sono conclusi alle 18.30, quando è stato approvato il documento finale, letto dal vicepresidente della Camera Maurizio Lupi, anch’esso protagonista di uno scontro interno al Pdl venerdì scorso in tv, con gli ex alleanzini Italo Bocchino e Adolfo Urso (duramente contestati da Berlusconi durante il suo intervento).”La Direzione nazionale sottolinea la vittoria del centrodestra con un risultato storico. Il centrodestra si è confermato maggioranza nel Paese, tutto ciò è paradossale per alcuni aspetti della polemica interna e certe polemiche pubbliche pretestuose”. “Siamo convinti che una forte e autorevole leadership di Berlusconi garantirà il raggiungimento di tutti gli obiettivi. Una leadership forte è una caratteristica dell’attuale sistema politico e gli italiani non rimpiangono le leadership deboli del passato”.”Ci chiamiamo Popolo della Liberta’ e non Partito della Liberta’. Siamo al servizio del Popolo, le ambizioni del singolo non possono prevalere. Le correnti sono in contrasto con questo principio”. Questi alcuni passidel documento, a cui hanno votato contro 11 “finiani”. Si è registrato anche un astenuto.

Si fa cenno ai punti del programma che il Governo dovrà affrontare nei prossimi tre anni: ridurre la spesa pubblica, ridurre le tasse compatibilmente al bilancio, sostenere le famiglie, completare la riforma della pubblica amministrazione, fare un piano per il Sud, completare le infrastrutture, fare la riforma del sistema giudiziario, la riforma isituzionale, continuare la lotta alla criminalità organizzata.

Intanto, dal 1 settembre inizieranno i congressi provinciali e regionali del Popolo della Libertà, come annunciato dallo stesso Berlusconi, interrompendo brevemente l’intervento di Carlo Giovanardi alla direzione del partito.

Una giornata in cui “si è fatto del male al partito”, ha sottolineato il ministro della Giustizia Angelino Alfano: ”Ho capito – ha detto il Guardasigilli – e temo purtroppo per il nostro elettorato che dopo una settimana di silenzio dopo il voto siè detto un qualcosa, un copione scritto per la circostanza della sconfitta, sviluppato nonostante la vittoria. Questo ha fatto male al partito”.

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