Fini chiarisce: “Non faccio un altro partito”. E dice no a “federalismo lesivo”

di Redazione

Gianfranco Fini ROMA. Ospite a “In Mezz’ora” di Lucia Annunziata, il presidente della Camera Gianfranco Fini sgombera il campo da ogni equivoco: “Non ho intenzione di fare altri partiti ma di continuare a discutere dentro il mio partito”.

E assicurache in Parlamento “non ci saranno imboscate, faremo la nostra parte perché il programma di governo venga rispettato, naturalmente discutendo di cosa significa fare riforme, fare il federalismo. Abbiamo davanti tre anni di legislatura per fare le riforme”.

L’ex leader di An, reduce dallo scontro con Silvio Berluconidurante la direzione del Pdl,rivendica di “aver sollevato problemi squisitamente politici” perché con il premier “non c’è una questione personale, ho detto tante volte che lui è il leader”. “Non ci sono né elezioni anticipate né nuovi partiti, ma una legislazione che va avanti”, sottolinea Fini. E davanti a un sondaggio che gli riconosce una percentuale del 7% ribatte: “Ci può essere una mia personale credibilità che è un conto, ma poi andiamo oltre…”. Quanto si dà? “Lo 0,1%”, risponde.

Berlusconiha dichiarato che un presidente della Camera deve rimanere super partes, invitando Fini a lasciare lo scranno più alto di Montecitorio se vuole avere libertà di critica interna al partito. Ma lui ribadisce: “Io non mi dimetto. Sono e sarò invece pronto a discutere di dimissioni nel caso in cui io venissi meno ai miei doveri di rispettare e di far rispettare le regole”.

Lo stesso premier l’ha accusato di essersi pentito di aver fondato il Pdl: “Credo di aver fatto quello che dovevo fare anche nei confronti della destra italiana. – risponde Fini – Non sono affatto pentito. Oggi voglio aiutare il partito, e dunque anche il presidente Berlusconi, a migliorare l’azione politica dell’esecutivo, su alcune questioni di cui spero di poter parlare”.

Secondo Fini, per il Pdl “è finita una certa fase, ne inizia un’altra. Un partito a forte leadership non può cancellare il dissenso, le opinioni diverse. Ma Berlusconi queste cose le sa benissimo. È una questione superata e superata positivamente”. Fini, però, non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Il documento della direzione (approvato con soli 12 voti contrari su 172: un testo che in pratica esclude la possibilità di correnti interne nel Pdl, ndr) sembrava fatto apposta per contare gli eretici” afferma Fini. E poi: “Una lista degli epurandi sarebbe poco liberale”.

Sul rapporto con la Lega, Fini si dichiara “pronto ad incontrare Umberto Bossi“. Il leader del Carroccio, commenta Fini, “vuole il federalismo ad ogni costo, ma sono convinto che non può imporre al Pdl un federalismo lesivo della coesione nazionale. La risposta sarebbe no, e non sarebbero solo Fini e i suoi amici, ci sarebbe una sollevazione popolare”.

Mentre sul tema dellagiustizia, Fini aggiunge: “Non dirò mai che la magistratura sia un cancro o un nemico”. “La destra – prosegue – è rispetto delle regole, non solo garantismo. La legalità non è garanzia dell’impunità, ma accertamento della verità. Dire questo non significa negare che una parte della magistratura sia iper-politicizzata. Quelli che si riconoscono nelle mie parole chiederanno di discutere cosa significa riforma della giustizia e del Csm. Siamo favorevoli alla separazione delle carriere, ma nessuno ci chieda un pm dipendente dall’esecutivo”.

BOCCHINO SI DIMETTE DA VICARIO PDL. Italo Bocchino, fedelissimo di Fini, si è dimesso dalla vicepresidenza del gruppo del Pdl alla Camera. In un colloquio con il Corriere della Sera, il parlamentare annuncia di aver scritto la lettera di dimissioni che consegnerà a Fabrizio Cicchitto, chiedendo anche “un incontro con il coordinatore Denis Verdini e con Silvio Berlusconi” per avere “una discussione politica”. Pronto, poi, “il giorno dopo, se necessario, a presentarmi all’assemblea del gruppo”. Nella vicenda, lui che era “il meno finiano”, che ha avuto “meno di tutti da Gianfranco” ci ha “messo la faccia” e si stupisce del fatto che molti ex colonnelli di Fini abbiano scelto di stare con Berlusconi. “La scelta di La Russa – dice – credo che tolga il sonno a Gianfranco”. E’ “difficile” per Bocchino, “dire perché Ignazio si sia comportato cos’: era in una botte di ferro. Poteva continuare ad essere il coordinatore in quota An, e invece…”. Stupiscono meno, invece, le scelte di Gasparri “che con Gianfranco aveva già rotto”, mentre Alemanno “che fa il sindaco di Roma, che urgenza aveva di schierarsi?”. Per i finiani, spiega, “è impensabile un governo con una maggioranza diversa” e “parlare di elezioniàanticipate” è “un errore politico”. Non ci sara’ “nessuna guerriglia, né sabotaggio”, ma, conclude, “è chiaro che se cominciano le liste di epurazione allora andremo allo scontro”.

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