Ciad, 106 morti negli scontri tra esercito e ribelli

di Redazione

 N’DJAMENA. Sono 106 i morti negli scontri scoppiati in Ciad tra l’esercito e i guerriglieri del Fronte popolare per la rinascita nazionale (Fprn) nell’est del paese.

Lo ha affermato il portavoce del governo di N’Djamena, Kedellah Younous. I combattimenti si sono registrati tra il 24 e il 26 aprile.

Il 2 febbraio 2008 i ribelli tentarono un colpo di Stato, uccidendo il capo di stato maggiore del Ciad, Daud Soumain.

Il governo del Ciad è dominato da un forte esecutivo guidato dal presidente Idriss Déby, leader del Movimento Patriottico della Salvezza, eletto nel 1996 e nel 2001, nonostante le irregolarità nel voto rilevate da osservatori internazionali. Nel 2005 Déby ha rimosso il divieto di esercitare la carica di presidente fino a due mandati. Ex colonia francese (indipendente dal 1960), il Ciad ha vissuto per quasi trent’anni un sanguinoso conflitto interno, dal 1965 al 1996, anno della stesura della costituzione e della prima elezione di Déby. Nel 1975 subì l’invasione della Libia: Gheddafi usò il preteso di aiutare gli oppositori guidati da Goukouni Oueddei per spodestare il presidente Hissène Habré, ma arrivò ad occupare nel 1980 tutto il nord del Paese. Habré, con l’aiuto di Stati Uniti e Francia (preoccupate per le ambizioni di espansione della Libia), riuscì a cacciare le truppe libiche nel 1981. Gheddafi ci riprovò nel 1983, occupando il paese di Koro Toro, ma fu di nuovo sconfitto nel 1987, ancora grazie all’appoggio dato al presidente da Usa e Francia. Il 23 dicembre 2005 il governo del Ciad dichiarò guerra al Sudan, accusandolo di aver aggredito villaggi al confine tra le due nazioni.

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