Violenze in campo: sospesa gara S.Arpino-Giugliano

di Redazione

Francesco CaponeSANT’ARPINO. Ancora fango e violenza sui campi di calcio. Il pallone oramai sembra veramente non ribalzare più.

Nell’ultima gara l’Asd Città di Sant’Arpino ha fatto visita l’Atletico Giugliano: per la cronaca, la partita è stata sospesa all’ottantacinquesimo del secondo tempo dal direttore di gara per intemperanze dei giocatori di casa su parziale di due a uno per il Sant’Arpino. Troppe volte ci siamo dovuti soffermare su episodi che non hanno nulla a che vedere con il calcio. Ora basta. Non si può rischiare la “pelle” per una partita di calcio per quella che la domenica dovrebbe rappresentare una festa, ma che in realtà si trasforma in un incubo agghiacciante. Non si spiega tanta violenza all’indirizzo dei giocatori del Sant’Arpino, rei, forse, di essere nonostante la categoria professionisti esemplari. Colpevoli, per qualcuno, di onorare ogni domenica le legge dello sport. Non si comprende tanta mancanza di rispetto verso una società, l’Asd Città di Sant’Arpino Calcio, del presidente Peppino Angelino, una delle poche società in Campania ad onorare sempre gli impegni con i propri tesserati e di voler proporre un modello calcistico pulito e trasparente. Domande, alle quali, chissà un giorno giungeranno risposte.

“Sono veramente interdetto, amareggiato, deluso, letteralmente schifato, dal comportamento avuto sia dai calciatori dell’Atletico Giugliano, sia dalla società”, afferma il trainer del Sant’Arpino Francesco Capone, il quale aggiunge: “Non si può giocare una partita di calcio ed essere minacciati per novanta minuti. Abbiamo dominato per tutta la gara. I miei ragazzi si sono resi autori di un eccellente prova, dando dimostrazione di forza sul campo nonostante il comportamento in commentabile della squadra avversaria. Sono stato costretto a fare uscire a fine primo tempo Vergara, perché selvaggiamente picchiato nel rettangolo di gioco non riusciva più a reggersi in piedi. Per non parlare del nostro Francese costretto alle cure mediche perché più volte colpito alla schiena da calci mentre era a terra. Certe realtà non dovrebbe fare calcio è una questione di cultura a loro manca”.

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