L’Aquila, la rivolta delle carriole

di Redazione

 L’AQUILA. Sono tornati nella zona rossa per rimuovere da soli parte delle macerie del terremoto del 6 aprile 2009.

Armati di carriole, pale, picconi ma anche a bordo di un asino, che è giunto dalla vicina frazione di Paganica, gli aquilani tornano a chiedere certezza sui tempi della ricostruzione e la possibilità di disporre di una normativa che faciliti lo smaltimento dei circa 4,5 milioni di tonnellate di macerie.

Sono tanti gli slogan e gli striscioni tra cui “Riammessa la Polverini, riammesso Formigoni ora riammettiamo anche L’Aquila”, in riferimento anche alle ultime vicende legate alle consultazioni regionali. I manifestanti – alcuni con addosso una fascia tricolore dove campeggia la scritta “Carriole!” ripetuta tre volte – si sono dati appuntamento in Piazza Duomo.

Coordinati dai rappresentanti dei comitati, circa tremila aquilani di ogni età, si sono messi a smaltire le macerie: ferro, alluminio, rame e plastica vengono messi sulla piazza in appositi cassonetti; i mattoni vengono invece accumulati al centro della piazza, vicino alla statua di Sallustio. “Separiamo i mattoni a seconda delle epoche perchè quelli del ‘600 non possono andare insieme a quelli del secolo successivo e viceversa”. Terriccio e altro materiale inerte esce fuori dal perimetro della piazza con il sistema già rodato della catena umana. Gli organizzatori puntano a lavorare sfruttando le ore di luce e hanno chiesto a molti di arrivare nel pomeriggio per fare una sorta di turnazione. Un’iniziativa per tutti, dai bambini con le carriole di plastica, alla 92enne Eufrasia Angelantonio, che prima del sisma abitava nella parte storica di via Castello.

A L’Aquila si è tenuta anche l’altra manifestazionea favore del Capo della Protezione Civile Guido Bertolaso. Al corteo, secondo stime della Questura, avrebbero partecipato circa 150-200 persone.

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