Rifiuti a Caserta, condanna della Ue

di Redazione

 CASERTA. Rifiuti in Campania, la corte di giustizia dell’Unione Europea ha condannato l’Italia per non aver creato nell’area della regione in questione impianti di recupero e smaltimento.

Il provvedimento segue quello che, il 31 dicembre scorso, in provincia di Caserta ha determinato la rimozione di due sindaci, quello di Maddaloni e quello di Casal di Principe. E segue di pochi giorni le salatissime bollette, in materia di smaltimento rifiuti, in queste settimane notificate a tutti i residenti della provincia. La sentenza è di oggi ed è l’epilogo del procedimento iniziato con il ricorso presentato dalla Commissione europea nel luglio del 2008.

“La sentenza, – si commenta dalla Codacons di Caserta del presidente Maurizio Gallicola, – illustra quella che è la situazione attuale della nostra provincia: rifiuti che inondano le strade, discariche aperte in zone che non hanno mai usufruito dei provvedimenti di bonifica, valga come esempio la famosa Uttaro di Caserta, forti danni alla salute, con un notevole incremento di malati di tumore, e ambienti irrimediabilmente rovinati”.

Chiaro, in effetti, il contenuto del provvedimento emanato dalla Corte europea: “Né l’opposizione della popolazione, né gli inadempimenti contrattuali e neppure l’esistenza di attività criminali costituiscono casi di forza maggiore che possono giustificare la violazione degli obblighi derivanti dalla direttiva e la mancata realizzazione effettiva e nei tempi previsti degli impianti”.

“Una vergogna, – continua Gallicola, – una vergogna perché adesso c’è scritto nero su bianco che tutto quello che poteva essere fatto, per lottare contro l’emergenza rifiuti, non è stato fatto, con conseguenti danni alla salute dei nostri residenti”. La stessa Corte, in effetti, sottolinea che l’emergenza “rappresenta un pericolo per la salute umana e per l’ambiente” e pertanto non può farsi riferimento all’impossibilità di intervenire dettata dalla presenza delle associazioni criminali. “Peraltro, – aggiunge il presidente della Codacons di Caserta, – è da sottolineare che dopo l’avvio della procedura d’infrazione, la Commissione aveva congelato i fondi comunitari destinati alla Campania per circa 500 milioni di euro”.

L’Italia ha tentato di difendersi nel processo, affermando di aver aumentato il livello di raccolta differenziata e di aver aperto due discariche e costruito inceneritori. Non sono mancati i noti riferimenti agli inadempimenti contrattuali relativi alle ditte che si occupano dello smaltimento nelle province di Napoli e Caserta.

“Quello che conta, però – conclude Maurizio Gallicola, – è che il provvedimento della Corte Europea è l’ennesimo schiaffo dato ai residenti della nostra provincia. Dopo i danni alla salute e un ambiente deturpato, e nonostante le salatissime bollette notificate in questi giorni, i casertani si ritrovano anche condannati per non aver saputo gestire l’emergenza”.

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