Royal Teverola, intervista a Roberta Bottiglieri

di Redazione

Roberta BottiglieriTEVEROLA. Napoletana, classe ’83, segni particolari “grinta e fantasia”: alla scoperta di Roberta Bottiglieri, una delle colonne portanti del Royal Teverola di mister Portogallo.

Ciao Roberta, iniziamo dal principio? Da quanto giochi a calcio e in quali squadre hai giocato? Avevo 13 anni quando sono entrata a far parte del Casalnuovo in serie C; dopo qualche anno la società ha fatto una fusione con il Sorrento e da quel momento la squadra ha preso il nome di Sporting Casalnuovo; in questa squadra ho militato per 4 o 5 anni e ho calcato i campi della serie A2. Nel 2003 ho subito un grave infortunio al ginocchio e dopo un periodo di stop sono tornata a giocare a calcio e ho vestito la maglia dell’Athena Recale, che all’epoca militava in serie B; poi mi sono fatta nuovamente male al ginocchio e dopo essermi ripresa sono passata al calcio a 5, nell’Isef, in cui ho giocato due stagioni. Da due anni invece vesto i colori gialloblu del Royal Teverola.

Descriviti come calciatrice… Beh, sinceramente non voglio elogiarmi ma penso di esser una ragazza molto caparbia, volenterosa e grintosa e penso che la mia miglior qualità risieda nella mia capacità di non mollare mai: cerco di dare sempre il massimo in campo e fuori, e mi metto sempre a disposizione delle mie compagne e dei miei allenatori. Credo di poter esser definita una buona atleta e credo di averlo dimostrato anche quando in passato ero spesso relegata in panchina.

Come donna, invece? Sono fondamentalmente una persona molto buona e sempre disponibile, ma allo stesso modo sono molto testarda, e questo in alcuni casi è un pregio, in altri è un difetto. Alle volte forse sono un pò “pesante”, o almeno cosi’ mi dicono gli altri, ma in linea di massima sono una persona di cuore e credo fermamente nei valori umani e nei principi.

Come mai giochi nel Royal Teverola? Il mio approdo qui a Teverola è merito di Dora Deluca ed Enza De Angelis: sono state loro a fare il mio nome ad Enza Madonna che poi mi ha contattata per portarmi da loro. Avevo deciso di lasciare l’Isef perchè non rientravo nei piani di mister Cruz e quindi ho deciso di accettare la proposta di Enza.

Che pensi di questa società? Siamo partiti dal basso e stiamo crescendo piano pino, sia a livello sportivo che di organizzazione societaria. La strada da fare è ancora molto lunga, ma il presidente e i dirigenti hanno gettato delle buone basi per il futuro. Sono certa che con il tempo miglioreremo sempre di piu’ e potremmo raggiungere i nostri obiettivi.

Cosa pensi del vostro campionato finora? Dopo la prima partita disastrosa contro il Rosate, ci siamo subite rimesse in riga e abbiamo ottenuto ottimi risultati, sia in campionato che in coppa, dove abbiamo conquistato la finalissima. Poi è cambiato il mister e questo ci ha fatto ricominciare tutto dall’inizio ma ora i risultati stanno arrivando e sono molto fiduciosa per il futuro.

Come hai vissuto il cambio di mister? Molto bene: Gennaro è un allenatore molto preparato e sa spiegare molto bene i suoi concetti e le sue idee, e per noi è facile seguirlo.

Cosa miglioreresti nel calcio a 5 femminile campano? Vorrei vedere piu’ gioco e meno chiacchiere da parte di alcune persone, e darei molta piu’ visibilità al movimento: stiamo crescendo ma siamo ancora quasi invisibili. Ci sono alcune società che sanno far parlare di sé, e se lo facessero tutte sarebbe di gran lunga meglio per tutto il movimento.

Meglio il calcio a 5 o il calcio a 11? Entrambi… il calcio a 11 è bellissimo e ti regala emozioni uniche, il calcio 5 è molto piu’ tecnico e ha meno tempi morti.

Il ricordo piu’ bello e quello piu’ brutto della tua vita calcistica? I ricordi piu’ belli sono legati agli anni nel Casalnuovo: le trasferte, i ritiri, gli allenamenti, le feste, le riunione, le partite… Tante esperienze nuove e momenti indimenticabili, tra tante risate e viaggi lunghissimi in pullman. I piu’ brutti sono legati ai miei infortuni al ginocchio, ed in particolare al primo: era il 6 aprile 2003, eravamo a Tradate, campionato di serie A2. Il campo era in erba vera ma era molto rovinato e pieno di zolle, e ad un certo punto ho tentato un cambio di direzione, il piede è rimasto fermo e si è girato il ginocchio… un dolore allucinante ed un’esperienza bruttissima, che non augurerei nemmeno al mio peggior nemico, poi ho subito dopo circa un anno una seconda operazione allo stesso ginocchio.

Sogni nel cassetto? Giocare a calcio piu’ a lungo possibile, perchè il calcio è una delle mie ragioni di vita; migliorarmi sempre come persona e prender il meglio dalla vita, che deve darmi sempre piu’ stimoli ed ambizioni e vorrei girare un po’ il mondo; a livello lavorativo spero di mantenere la posizione che ho nell’azienda familiare e proseguire bene l’attività che hanno messo su mio padre e i miei zii.

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