Si apre tra le polemiche la fashion week: 3 giorni non bastano

di Emma Zampella

 MILANO. Al via la settimana del “pret a porter” che non si esime dall’essere polemica.

È un’edizione rivoluzionaria che segua il monito lanciato dalla direttrice di “’Vogue America’”, Anne Wintour, che ha chiesto di ridurre i giorni dedicati alle sfilate: almeno per quest’anno le sfilate si susseguiranno in tre giorni e mezzo. Le 184 collezioni presentate in ben 84 sfilate sono finite sotto l’occhio del ciclone e hanno dato via al botta e il risposta tra le diverse redazioni della rivista guru della moda.

A rispondere alla Wintour c’è Franca Sozzoni,direttrice di Vogue Italia, che difende il made in Italy: “Non saper gestire un calendario è un fatto grave. La Camera nazionale moda italiana dovrebbe avere questa funzione, non ce l’ha più: che si sia arrivati ad avere tre giorni e mezzo di calendario è imbarazzante. Se non c’è autorevolezza non c’è potere, se non c’è potere non c’è gestione. E se le cose non vanno si cambia il direttore”.

Consiglio che Mario Borselli sembra accettare vivamente tanto che risponde alle accuse così: “Dobbiamo guardare alle nostre colpe e garantisco che a settembre il film sarà diverso, non è una semplice promessa. Questa polemica ha suscitato reazioni unanimi, ora a noi spetta trovare soluzioni: abbiamo stabilito che, a partire da settembre, la ‘fashion week’ durerà sette giorni, da mercoledì a martedì, con un format fatto di cinque giorni ‘forti’ e due giornate dedicate a giovani e presentazioni straniere. Il calendario – ha aggiunto – sarà stabilito in quel che chiamo un ‘conclave’, cui parteciperanno non pr e uffici stampa, ma i massimi responsabili di ogni marchio per prendere decisioni”.

Secondo il giornale della moda, la misura giusta per sponsorizzate le creazioni italiane è quella classica, 5 giorni, in cui si può apprezzare a pieno il lavoro di quegli stilisti che tutto il mondo invidia e che tutto il mondo compra. Bisogna essere visibili per vendere un prodotto. E per un settore che ha un’esportazione pari al 50% del suo fatturato è importante se non fondamentale. Il paese che detta la moda lascia prendersi e dirigersi da chi la moda la guarda da lontano e viene in Italia a comprare la finezza e raffinata cura dei dettagli.

La critica che arriva dal mondo modaiolo italiano è forte, anche perché si dovrebbe essere in grado di dare maggiore risalto agli “artisti emergenti” che faranno la moda tra qualche anno. Non si lascia fuori dalle polemiche infatti anche la sfilata di Next Generation e N.U.D.E., quelle per i futuri stilisti, che non hanno riconoscimenti nè da esperti nè dalla stampa. La moda che torna in ripresa dopo una leggera crisi, prende spunta soprattutto dal cinema e dalla vita vissuta, dando risalto all’anima vera della gente, che guarda al divo.

Ma c’è la rivincita delle curve nella moda rivoluzionaria. “Over size”, Elena Mirò detta la moda delle donne in carne e lo fa scegliendo una madrina di eccezione, Antonella Clerici, che dopo il successo di Sanremo, non riesce a tenersi lontana dalle critiche ed incappa in quelle della moda. Seduttiva ed sensuale invece la collezione della Marini che prende ispirazione dalla Dolce Vita e dai red Carpet attuali.

In parole povere, la donna del prossimo inverno non passerà inosservata.

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